Caccia al salto alle allodole: Ricordi di caccia alle allodole nella bassa Maremma, con la tecnica del salto, in appostamento o alla pisana.
Credo siano passati almeno dieci anni da quando mi recavo ogni anno, in ottobre nella bassa Maremma, nella bellissima località della Tuscia, in provincia di Viterbo. La visitavo con piacere non solo per le sue meraviglie naturalistiche e per via del fatto che lì abitavano miei suoceri, ma anche perché si poteva dar la caccia a delle meravigliose allodole che guarda caso anche Piero, mio suocero amava cacciare. Sua moglie le amava un po’ meno, ma si era rassegnata, dato che quella della caccia era l’unica passione del marito.
Agli inizi avevano pensato di prestarci un piccolo appartamentino che normalmente affittavano, tanto per lasciare a me e Lisa una certa intimità, ma in verità la loro casa era così grande e vuota che ci sarebbero state comode tre famiglie a pieno carico. Inoltre abitando sotto lo stesso tetto io e Piero potevamo partire presto per lunghe giornate di caccia che normalmente si aprivano all’alba.
Io sono sardo, quindi di bei paesaggi ne conosco, ma vi assicuro che la bassa Maremma è tutta da visitare, con quelle sue tipiche colline tutte seminate a granturco, ricche di profumate erbette spontanee, terreni pietrosi e sabbiosi. Le prime volte il paesaggio mi ha lasciato davvero senza fiato, poi lentamente ho fatto abitudine al bello della zona, ma mai alle indimenticabili giornate venatorie che trascorrevo con mio suocero e i suoi amici.
All’alba, quando il tempo lo consentiva, prima ancora di cacciare allodole, ci dedicavamo allo spollo dei tordi, in uliveti che crescevano in periferia e poi ci riversavamo in gruppo a valle, per avvicinarci silenziosamente ai luoghi di pastura delle allodole, dove di norma si praticava il tiro al salto.
Prima di cacciare con Piero non avevo mai praticato questa tecnica che d’altronde si è rivelata particolarmente semplice, per lo meno se le allodole ti sono vicine. Non devi far altro che camminare nei campi in cui si nutrono le allodole, spingerle al volo e avere la prontezza di puntarle e colpirle. La cosa non è poi troppo difficile se le allodole sono vicine, abbastanza complicata quando sono distanti: insomma una buona palestra per qualsiasi cacciatore.
Più raramente si praticava la caccia da appostamento. In quel caso la sera prima visitavamo la zona di caccia e all’albeggiare del giorno seguente eravamo già lì, con un capanno mimetico, uno specchietto, un falco finto, e un fischietto.
Le cartucce che normalmente utilizzavamo erano la 32 grammi con piombo 11.10 e il carniere era sempre pieno al nostro rientro. Ho sempre trovato questa tecnica molto meno divertente e meno corretta, quindi quando possibile ci cimentavamo con il salto.
Ma la tecnica di caccia alle allodole che io preferivo era quella alla pisana con la civetta: era necessario si fosse almeno in due. Uno doveva cacciare, l’altro doveva camminare con la civetta a vista delle allodole, trasportata su di un sughero e legata con una cordicella di circa due metri.
Insomma caccie d’altri tempi che si legano ai miei ricordi più cari.