Caccia alla starna: “Sono andato a caccia in Ungheria” – L’esperienza di caccia alle starne in Ungheria: la bellezza di un territorio e la ricchezza faunistica nel ricordo di un cacciatore veterano.
Non credevo che lo avrei mai detto e scritto, eppure l’anno scorso mi sono convinto: avevo proprio bisogno di scappare dall’Italia, da tutti i suoi regolamenti, da tutti i suoi problemi e da tutti i suoi controsensi. La vita del cacciatore, da qualche anno a questa parte, è diventata praticamente insostenibile, costosa e mal vista, ma io non mollo. Giovanni mio cugino e mio carissimo amico, che la vede come me è stato il primo a mettermi la pulce nell’orecchio: “Ma se ce ne partissimo per un viaggetto venatorio io, te e Marco?”.
La mia risposta iniziale è stata un secco “No!”. Non avevo né voglia né tempo di pensare a tutti quelli che ritenevo sarebbero stati gli inconvenienti dello spostarsi con armi e animali, ma dopo le soluzioni proposte da Giovanni ho iniziato a pensarci più seriamente.
La spinta finale me l’ha data la pubblicazione del calendario e regolamento venatorio di quell’anno con nuove e sempre più pesanti limitazioni. Avevo proprio bisogno di una boccata d’aria fresca, seppure a pagamento.
Il viaggio lo ha organizzato tutto mio cugino, io praticamente non sapevo nemmeno dove saremmo andati: ok sapevo dell’Ungheria e delle mirabilie che a cena mi raccontavano, ma per non rimanere troppo deluso non mi ero informato per niente. Il punto d’arrivo del nostro viaggio era la terra Magiara, da sempre casa di bellissime lepri e caprioli, famosissima per la caccia alla penna. Ricordo che la mia prima sensazione appena arrivato alla meta è stata di familiarità: quella terra poca lontana da casa mi è subito sembrata amica: c’erano i colori caldi, la professionalità e l’ospitalità di chi ci ha accolto e soprattutto l’estrema ricchezza e varietà di quel territorio. E’ vero che il turismo venatorio è uno fra i più importanti in Ungheria e che quindi gli stranieri vengono trattati sempre bene, ciò non toglie che di quella terra io mi sono innamorato fin da subito: i guardia caccia e l’ottima selvaggina mi hanno fatto davvero un’ottima impressione.
Tanto per cominciare in Ungheria si pensa all’utilizzo duraturo delle risorse, ma lo si fa per davvero, anche quando si parla di selvatico e la natura la rispettano e la proteggono non solo i cacciatori del luogo, ma tutti, anche gli stranieri e i non addetti ai lavori. Inoltre la lista di uccelli cacciabili non è la stessa condivisa a livello internazionale: la caccia delle specie protette è punita severamente per questo si insiste particolarmente su quelle che potrebbero essere facilmente confuse. In definitiva tutti gli ungheresi, così mi è sembrato, si ritengono protagonisti nella tutela del proprio patrimonio naturale, loro principale ricchezza. Inoltre le leggi relative al controllo del patrimonio ambientale non sono datate ed obsolete, ma costantemente aggiornate, soggette a controllo e costante miglioramento: insomma non strampalate come alcuna dei paesi vicini. Tutto questo cade a favore non solo dell’ambiente, ma anche di chi sceglie di visitare l’Ungheria per praticare la caccia, proprio come il sottoscritto.
Detto questo torniamo a noi: dopo attenta riflessione avevo deciso di partire con i miei due cani, due favolosi esemplari di drahthaar roano. L’arrivo era fissato per il venerdì alle nove di sera e non appena messo piede nella casa di caccia ci siamo tutti concessi un brevissimo riposo: la sveglia era puntata per le cinque del mattino, incontro all’ingresso della struttura. Quella prima mattina di caccia è stata un tuffo nel passato: mi sembrava di passeggiare come tanto tempo prima, nelle vigne di mio nonno. Mentre avanzavo in compagnia dei miei due cani d’improvviso ho notato il più anziano impietrito, “di già” ho penso, osservando la sua ferma statuaria. Il compagno d’improvviso gli si era messo al lato riproducendo gli stessi atteggiamenti, solo un pò più goffi, causa la giovanissima età. Aspettavano solo un mio gesto che non ha tardato: in breve tempo uno stuolo di starne si è involato con un meraviglioso rumore. Saranno state una quindicina. Ricordo d’aver pensato che la mattina iniziava davvero bene.
Il carniere alle 11 non era di quelli da fotografare: avevo catturato davvero poche starne, ma con estrema soddisfazione. C’è da dire in mio favore e a favore dei miei due cani che le starne che si trovano qui, in Ungheria, hanno poco a che fare con quelle allevate in voliera: i selvatici, quelli veri certo non si fanno gabbare troppo facilmente.
Alla mattina di caccia è seguito un ottimo pranzo, una bella bevuta, una chiacchiera con i proprietari davvero simpatici e una passeggiata serale. Tutto questo si è ripetuto per 5 giorni favolosi. Che ti devo dire: soldi davvero ben spesi. Ho già il salvadanaio pieno per quest’anno!