In particolare si è ricondotta a ragionevole normativa la questione degli orari e la norma che riguardava la detenzione dei pallini di piombo e le relative distanze dai corsi d’acqua. Un parziale successo. Purtroppo non possiamo infatti dirci pienamente soddisfatti, dal momento che era stata da noi sollevata la questione della chiusura della caccia all’allodola nei siti oggetto delle particolari norme di protezione ricordando che a differenza di quanto avveniva con le vecchie norme provinciali oggi la specie è tutelata da un piano nazionale (redatto dal Ministero dell’Ambiente) che riguarda tutto il territorio nazionale e che è stato pienamente recepito nel calendario venatorio della Regione Emilia Romagna.
Un recepimento che sarebbe strano non fosse avvenuto, alla luce del fatto che la Regione applicava già queste linee guida, che oltretutto hanno fatto da principio ispiratore del piano nazionale stesso con l’Emilia Romagna regione capofila nella sua stesura. In un quadro di miglioramento della normativa rispetto alla delibera iniziale si è però per l’ennesima volta assistito al sovrapporsi di vincoli e posizioni ostative che il mondo scientifico ha superato in un più generale confronto. Una posizione che non può trovarci d’accordo e sulla quale continueremo il nostro confronto con la Regione per rappresentare, senza mai essere estranei alla correttezza e all’interesse generale, quelle che sono le ragionevoli e sostenibili richieste del mondo venatorio.