Caccia alla Pavoncella: Cimentarsi nella caccia alla pavoncella significa conoscerne le abitudini, le caratteristiche, l’habitat, ma soprattutto conoscere le tecniche di caccia che riescono ad aggirare la sagacia del volatile tanto astuto e diffidente.
Preda ambita da molti cacciatori disseminati sul territorio italiano, la pavoncella è specie lunga circa 30 cm, con apertura alare pari a 90 cm circa e peso che si aggira intorno ai 250 grammi. E’ molto semplice distinguere il maschio dalla femmina: l’uno possiede un ciuffo caratteristico ampio circa 10 centimetri, che nella femmina non supera i 7 centimetri.
Particolarmente bella esteticamente, presenta un piumaggio forte, nerastro e screziato di riflessi blu, cenere e bianco, fino a raggiungere, sulla schiena, screziature di verdastro.
La pavoncella è inconfondibile anche grazie al verso che produce, che somiglia ad un lamento breve e ripetuto, che sentito una volta sarà impossibile dimenticare.
Si ciba normalmente di larve, molluschi, insetti, semi o germogli. La sua dieta ovviamente muta al mutare dell’habitat; non è raro infatti incontrare pavoncelle nelle pianure, nei campi aperti o addirittura in zone umide parzialmente.
L’Italia non è l’unico territorio di diffusione della pavoncella; questa abita comodamente la Cina, l’Asia, l’Africa, il Giappone, e non manca nemmeno in alcune zone settentrionali europee. In Olanda nidifica esattamente come di rado accade nel nostro paese, e sceglie per riprodursi località dell’Europa centrale ed orientale.
Diverso il discorso per lo svernamento che avviene in Europa occidentale e meridionale o addirittura nell’Africa settentrionale. Durante il mese di febbraio fino a marzo inoltrato, si compie il ripasso che porterà le pavoncelle verso i luoghi di riproduzione. È proprio in questo periodo che i volatici si spostano in grossi stormi e i maschi soprattutto si mostrano particolarmente agitati.
Il passo invece avverrà solamente ad inizio novembre, per quanto le prime avvisaglie di spostamento si possano intuire già dai primi giorni di ottobre. La pavoncella per i suoi spostamenti predilige la notte o le prime luci dell’alba.
Il gruppo di volo assume normalmente un assetto molto ordinato, con una caratteristica ed inconfondibile forma a V rovesciata o in alcuni casi a mezza luna.
Manco a dirlo si dimostra non solo un ottimo, ma anche un velocissimo volatore. Basti pensare che ad una velocità di 60 km orari possono coprire distanze davvero notevoli.
La pianura padana è meta particolarmente amata dalla pavoncella durante il passo invernale per lo meno fintanto che riesce a trovarvi del cibo. Non è raro trovare stormi di pavoncelle nei pressi di terreni in fase di aratura. In linea di massima possiamo comunque dire che predilige le pianure aperte evitando le zone alberate e boscose.
Per quanto oggi sia vietato cacciare la pavoncella oltre il 31 gennaio, un tempo era preda occasionale anche durante il periodo di ripasso. Il cacciatore che praticava questo genere di caccia, trascorreva le proprie giornate di febbraio e marzo negli appositi capanni per quanto il selvatico, probabilmente perché in periodo di amori, cedeva meno ai richiami.
Poco adatta alla pavoncella è la caccia in forma vagante. Solo di rado questa tecnica può dare buoni risultati a causa soprattutto dell’intelligenza dei volatili e dei territori nei quali è solita rifugiarsi. Le pianure infatti non offrono al cacciatore luoghi di riparo e dunque l’unica possibilità di riuscita, nel caso di caccia in forma vagante, è quella di cacciare la pavoncella nelle prime ore del mattino, là dove gli stormi riposano. Fondamentale che la mattinata sia di fitta nebbia.
Particolarmente gettonata invece è la caccia da appostamento. A rendere particolarmente difficoltosa la tecnica è la sagacia dell’uccello che cede ai richiami e zimbelli di rado.
Tutto dovrà essere svolto alla perfezione, nel caso contrario gli stormi di pavoncelle sorvoleranno la zona a distanza di sicurezza per poi allontanarsi rapidamente. Il segreto per la buona riuscita della caccia è prima di tutto rappresentato dal terreno sul quale questa si svolgerà. Come già accennato, questa dovrà svolgersi in distese aperte, arate, erbose, umidificate dalla pioggia. Vanno benissimo anche i campi di grano e soia raccolti di recente.
Anche il capanno deve essere un elemento da studiare fin nei minimi dettagli. Questo in primo luogo non dovrà allarmare il selvatico, che come ogni buon migratore si dimostra particolarmente sospettoso. E’ bene ricordare che al primo accenno di pericolo la pavoncella si allontanerà senza pensarci su troppo.
Quindi il consiglio è di alterare il meno possibile l’habitat naturale, e di interrare il capanno di caccia. Là dove non sia possibile, andrà benissimo anche collocarlo in una fossa, o in un canale d’irrigazione a secco.
La struttura inoltre dovrà essere il più basso possibile, e ben armonizzata con il territorio circostante.
Ad aiutare il cacciatore ci penseranno una trentina di stampe impagliate, una giostra nella quale piazzare alcune pavoncelle impagliate in volo e alcune pavoncelle da utilizzarsi come zimbello.
Il buon cacciatore dovrà inoltre prestare una certa attenzione al vento. Questo non dovrà mai raggiungere il capanno a pavoncelle frontalmente o dal retro, sarebbe meglio infatti che le folate arrivassero dai lati per non allarmare le pavoncelle che immediatamente dopo gli stampi si trovassero di fronte il capanno.
Una volta catturata l’attenzione del volatile, per il cacciatore sarà fondamentale ricordare che questo non si abbassa mai di colpo ma preferisce aggirare l’obbiettivo discendendo progressivamente.
Ci si dovrà, in quel caso muovere molto lentamente e decidere se tirare al volo o attendere che il volatile si posi. Ovviamente la decisione sarà presa in base alla propria esperienza, non di rado infatti capita che la pavoncella dopo aver sorvolato a lungo il luogo decida di non posarsi e volare via come una furia.
Sbaglia chi immagina che la pavoncella sia un bersaglio facile. Dopo il primo sparo infatti lo stormo si cimenta in evoluzioni davvero imprevedibili che rendono i tiri successivi davvero complicati. Apertura alare e distanze inoltre rischiano d’ingannare l’occhio del cacciatore che non di rado spara tanto e raccoglie davvero poco.
Ecco perché, a parte tutte le attenzioni sopra citate, fondamentale nella caccia alla pavoncella è l’esperienza, la pazienza e le capacità di buon tiratore.
Per la caccia alla pavoncella si consigliano cartucce con contenitore dai 32 ai 34 grammi con un numero di pallini pari a 10 con fucili di calibro 12, 20.
A chiudere merita un cenno merita anche l’allevamento delle pavoncelle in cattività spesso usate nel vivo della caccia.
Queste richiedono particolari attenzioni da parte del cacciatore, che dovrà nutrirla con carne tritata e spaghetti, provvedendo a non lasciarla per lungo tempo a contatto con il pavimento.
Insomma una caccia tanto affascinante quanto complicata, forse proprio per questo tanto amata.
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