Caccia alla Lepre: Il racconto di una giornata di caccia alla lepre difficile ma intensa, ricca di emozioni, durante la quale il segugio e la sua intelligenza venatoria sono state in grado di fare la differenza.
Questa ve la devo proprio raccontare, perché quando ti capita fra le mani un cane tanto eccezionale l’unica cosa che puoi fare è ammirarne la tecnica, chiederti come diavolo faccia a scovare sempre la lepre, e fartelo ammirare da tutti i tuoi compagni, che diciamocelo, sotto sotto pensano che tu quel segugio mica te lo meriti per davvero. Eh già perché non c’è razza che tenga, e nemmeno addestramento: il senso del selvatico o lo si ha, o non lo si ha. Può essere incrementato dalla voglia di soddisfare il padrone, ma con questa dote ci si nasce e Fischio ci è nato.
Me lo hanno regalato qualche anno fa, e te lo dico sinceramente, non lo volevo per niente. E’ un incrocio tra segugio italiano e posavatz, e io che fino a qualche tempo fa avevo la puzza sotto il naso, non credevo che gli incroci potessero regalare tanto al cacciatore. Mi sono dovuto ricredere. Fischio fin da subito si è dimostrato un eccezionale cane da lepre, qualunque fosse la giornata nella quale lo mettevo sul campo: caldo, vento, umido, pioggia, lui una lepre me la stanava sempre.
Ho capito però che è non solo un ottimo segugio ma un cane eccezionale quando durante una di quelle giornate secche, di caldo estivo, torride e maledette Fischio, a differenza di altri cani della zona, tutti con non so quante medaglie, la lepre me l’ha scovata per davvero. E’ stato difficile, ma ci è riuscito. Quella mattina, te l’ho già accennato, c’era un caldo da perderci la testa. Con due amici ci siamo trovati al solito posto all’albeggiare. Speravamo in un po’ di fresco e umido, ma niente, alle sei del mattino c’era già caldo. Dopo aver battuto la zona che eravamo certi, era abitata da qualche lepre, Marco e Giovanni presero posta e io liberai Fischio. Il paesaggio pisano non te lo dimentichi di certo anche se lo hai visto anche una sola volta: in quella bella pianura c’era grano, c’erano viti, erba medica come se la regalassero, e angoli di verde che quel giorno non erano per niente rinfrescanti.
Slegato Fischio quello immediatamente volò alla volta della zona di pastura delle lepri. I suoi vocalizzi, ben cadenzati e frequenti mi avevano fatto ben sperare. Le brutte notizie arrivarono fin da subito: la confusione del cane era palese. Più di una volta aveva raggiunto il pieno dell’azione, non concretizzando mai niente. Aveva raggiunto i pressi del vigneto: la lepre doveva essere passata di lì ma chissà quando. Fischio capì subito che quella mattina avrebbe dovuto dare il meglio di sé, per lo meno se voleva portar a casa qualche risultato. Iniziò ad allargare la sua cerca svincolandosi prontamente dall’usta che era percepibile solo nella parte bassa del campo coltivato, quello dove si era conservato un briciolo di umidità.
Guardando Fischio l’idea che mi feci fu di cane che scandagliava tutto il territorio con una minuzia e una pazienza che io non avrei avuto: dopo una mezzora abbondante saltò fuori un mezzo scagno e qualche battito di coda. “Ci siamo”, ho pensato subito, ma c’era ancora da attendere. Inoltrandosi nel vigneto i vocalizzi si facevano sempre più frequenti e interessanti. Avevo gli occhi fissi sul campo, convinto che di li a qualche momento la lepre sarebbe saltata fuori: ma l’accostamento si dimostrò più difficile di quel che potresti pensare. Fischio continuava a disegnare cerchi concentrici sempre più larghi, annusando il terreno con cura: un cane sinceramente meticoloso. Avevamo a che fare con una orecchiona piuttosto scaltra: probabilmente prima della rimessa si era ben premunita di percorrere quelle che in gergo vengono dette le doppie. Si tratta di piroette in grado di confondere anche il cane più esperto visto che la scia olfattiva si interrompe improvvisamente.
Fischio aveva capito la situazione: quel cane mi sorprende sempre e anche quel giorno è stato in grado di mettere da parte l’istinto e utilizzare la sua intelligenza venatoria e l’esperienza. D’altronde non era nuovo alla cerca nei pressi dei vigneti; non si tratta di qualcosa di semplice ma filare dopo filare si stava avvicinando alla preda. L’abbaio stridulo e prolungato fu immediatamente precedente al salto della lepre, più che altro uno schizzo di una piccola orecchiona impazzita che aveva trovato un bel riparo. Pensai subito che sarebbe andata in direzione di Marco: si trattava della strada più semplice da prendere, ma evidentemente le cose semplici a quella lepre non piacevano. Si divertì a far impazzire fischio all’interno del vigneto, percorrendolo in lungo e in largo e dirigendosi infine verso Giovanni. La fine della storia te la puoi immaginare. Non appena avvistata Giovanni utilizzò la sua solita tecnica. Fischiò fortemente e lungamente tant’è che la lepre si fermò per capire da dove arrivava quel suono, scelta che le è stata fatale, onore a lei e a quel segugio che mi ha cambiato la vita!