Ogni anno per Natale torno in Calabria a trovare i miei e mi regalo sempre una giornata a beccacce con i miei amici storici, Vittorio e Angelo. Alla vigilia di Natale un sole splendente ci invoglia a salire a caccia in montagna. “Lassù di sicuro ne ho lasciata una!” dice Angelo mentre i sinuosi tornanti ci portano oltre la quota 1000. Pochi metri dopo aver lasciato l’auto, Diana, la setter di Vittorio, si immobilizza in una ferma, breve, che si risolve in un nulla di fatto. Ci inoltriamo nel bosco e il beeper di Tim, il setter di Angelo, ci invita a raggiungerlo al più presto. Vittorio si prepara a sparare mentre io, ipnotizzato dalla magnifica ferma di Tim, lo induco a temporeggiare per permettere alla mia arma odierna, una “letale” reflex, di catturare la scena. Per colpa mia Vittorio perde il momento magico, e il suo piombo non raggiunge la beccaccia che s’invola illesa. Cerchiamo di ribatterla: Vittorio s’incammina sul costone più in alto, sotto di lui procediamo io e Angelo. Ancora una ferma di Tim mette in guardia Vittorio che spara un colpo. La beccaccia ancora una volta la spunta e vola sopra le nostre teste. Angelo la segue con lo sguardo e girandosi di scatto prova due tiri a distanza senza esito.
La regina si sta facendo corteggiare spudoratamente e noi tre, come romantici cavalieri innamorati, ne seguiamo la scia stregati dalla sua strategia. Ci incamminiamo nella direzione del volo. Tim, che ci precede, accenna una ferma, ma non la tiene a lungo: verosimilmente è già ripartita. Sempre più intrigati dalla nobile preda e affaticati dal dislivello decidiamo di andare a sondare un’altra rimessa. Tra lo scalpiccio dei nostri passi s’invola la beccaccia, due colpi subitanei la seguono mentre s’invola nell’unico muro di fronde presente intorno a noi in questo bosco spoglio. La stizza infuoca lo sguardo di Vittorio che ha sparato ancora una volta invano ma poi, dopo pochi secondi, due delicate piume soffiate dal vento riaccendono la fiducia e rimettono benzina nelle nostre gambe stanche. Ci incamminiamo verso le fronde che hanno inghiottito la beccaccia. Incitiamo Diana ma senza successo. Dopo cento metri e più di cammino Diana ferma. Acceleriamo il passo per raggiungerla e giungiamo accanto a lei. La cagna rompe e con il riporto della beccaccia ci svela l’arcano.
La mattinata sta prendendo una bella piega e continuiamo a sondare altre rimesse, purtroppo senza successo. Da lontano sentiamo il beeper di Tim diversi sbalzi più in alto: la salita ripida e la fretta di servire il cane ci fanno arrivare a lui letteralmente senza fiato. Tim tiene una ferma spettacolare. Angelo si prepara a sparare, ma quando Tim rompe la ferma non si vede volare nulla. Il setter ruzzola col naso attaccato al suolo in maniera convulsa, facendo dedurre ad Angelo che la beccaccia non sia più lì. Appena Angelo abbassa la guardia e le canne del fucile alle sue spalle una grossa beccaccia s’invola sparendo svelta nell’unico punto sporco e frondoso alle nostre spalle.
Speriamo di ritrovarla, seguendo Tim che ha preso la sua direzione. Procediamo lungo una comoda mulattiera, Angelo davanti, Tim dietro di lui e a seguire io. Vedo il cane rallentare e poi andare in ferma. Angelo è troppo avanti per servirlo e una beccaccia s’invola tra me e lui, ma la mia reflex non può certo fermarla! Gli indico la direzione del volo e per due volte Angelo tenta di fermarla ma una manciata di decimi di secondo concedono sempre scampo alla regina. Decidiamo di lasciarle ancora una volta l’onore della vittoria, felici per questa giornata di caccia e soprattutto di poter tornare per un’accesa rivincita!