Caccia & Cacciatori: Leggere le fatte delle beccacce: una vera e propria arte che può dare una mano d’aiuto nella cattura della regina dei boschi.
Gli escrementi comunemente non ci entusiasmano, a patto che non si sia cacciatori e non si stia nel bel mezzo di una battuta di caccia. In quel caso incappare in una deiezione della beccaccia è fatto più che auspicabile che in più di una circostanza ha riportato il sorriso sul rattristato e stanco volto dei cacciatori. Perché? Semplice: se c’è quella che gergalmente viene detta fatta, è molto probabile che nei dintorni ci sia o ci sia stata una beccaccia. Al buon cacciatore non resta che scoprire quel che la fatta ha da raccontare e agire di conseguenza.
La fatta: identikit. Ogni selvatico lascia dietro di sé segnali diversi relativi al suo passaggio. Nel caso della beccaccia la fatta è dotata di riflessi brillanti, provocati da un sottile muco che la riveste: si tratta molto semplicemente dell’urina che viene emessa insieme con la fatta. Tutto questo rende la deiezione piuttosto brillante e lucente; non è un caso che i francesi la chiamino “miror” da tradursi con “specchio”. In effetti pare quasi riflettere. La forma invece rimane più o meno sempre la stessa: mediamente grande, proporzionata al selvatico, in forma di cerchio irregolare dotata di sfumature bianche e con un contenuto scuro, il più interessante per il cacciatore. La fatta della beccaccia è per l’appunto costituita da urina, feci e urati come già accennato. Sono questi ultimi a regalare alla fatta una consistenza biancastra: in parole semplici si tratta di urina cristallizzata frutto del metabolismo delle proteine, della stessa densità del gesso. Le feci vere e proprie sono scure e aiutano il cacciatore esperto a saperne qualcosa di più sulla beccaccia che è passata per quel luogo lasciando un ricordino.
Singola o ravvicinate. La distanza fra le fatte o la presenza di una singola o più deiezioni può dirla lunga sulla qualità del tempo che la beccaccia ha trascorso sul luogo. Nello specifico nel caso di una singola fatta questa potrebbe raccontare di una beccaccia posatasi sul luogo per un sol momento e poi volata via. Qualora invece le fatte siano numerose e ravvicinate, questa indica che la zona è stata di pastura. Al cacciatore sta scoprire se si tratta della pastura diurna o notturna.
Fatta allungata. E’ importante ricordare che le beccacce per emettere le proprie deiezioni devono stare a terra: non capita mai che le abbandonino in volo. Quando ci troviamo davanti ad una fatta piuttosto allungata e non tondeggiante è probabile che sia stata emessa al momento del frullo, nel bel mezzo di un’azione di caccia.
Pastura diurna o notturna? Se ci si trova davanti a diverse fatte, tutte ravvicinate, ciò può significare solamente una cosa: molte beccacce hanno frequentato il luogo per la pastura. Ovviamente è importante che il cacciatore sappia riconoscere le fatte relative alla pastura diurna (quelle che per altro lo interessano) da quelle della pastura notturna. Come distinguerle? Nel caso di pastura diurna sarà possibile osservare anche tre, quattro fatte ravvicinate, ben visibili sul tappeto di foglie che si avrà cura di non calpestare. Inoltre sfumature e colori sono piuttosto brillanti. Nel caso della pastura notturna le sfumature delle fatte saranno decisamente meno vivide visto che sono trascorse parecchie ore.
Consistenza. Una fatta dalla consistenza compatta, con la parte scura ben posizionata al centro dell’ipotetico cerchio bianco, e che appare spumosa all’occhio e al tatto, ci dice che la fatta è stata deposta da poco, sicuramente in giornata. Col trascorrere delle ore infatti la fatta cambia consistenza: il grumo marrone si appiattisce e la fatta perde la sua tipica lucentezza.
Quel punto verdognolo. Altro trucchetto per sapere se la beccaccia è nei dintorni, osservando le sue deiezioni, è rappresentato da un piccolo puntino verdognolo che compare sulla cima del grumo. Scolorisce nel giro di pochi minuti e ci può mettere immediatamente in guardia. Detto questo è bene ricordare che è piuttosto difficile studiare i movimenti delle beccacce dalle fatte durante il picco della migrazione. C’è tanta euforia migratoria, ma anche sospetto e nervosismo da parte del selvatico e i suoi atteggiamenti non sono sempre sinceri e naturali. Molto meglio un periodo di calma come quello rappresentato dallo svernamento.