Girando in lungo e in largo per l’Italia ho avuto modo di vedere tanti metodi diversi per la prenotazione nella caccia di selezione ma come questo in provincia di Siena non mi era mai capitato! Siamo a Montalcino, invitato dal mio amico Mirco per un weekend di caccia al daino. La zona prescelta si trova in una striscia di territorio libero tra due AFV. Qui sono stati fissati diversi appostamenti, tutti da altana, distanziati di una 50ina di metri. Per accedere alle numerose altane si rischia di passare sotto quelle già occupate da altri e dunque per non darsi noia a vicenda e non disturbare gli animali si è deciso di fare una cosa molto equa: in una ristretta fascia oraria chi è intenzionato ad andare su una delle altane si presenta al punto di ritrovo, si comunica in quale spostamento si è diretti e ci si muove tutti insieme e tutti rigorosamente a piedi, così all’ andata così al ritorno.
“Fino a stamattina avevo in mente di andare alla 56, che è molto panoramica e proficua” mi dice Mirco mentre arriviamo al punto di ritrovo, “ma oltre che nei giorni scorsi, ci hanno sparato anche stamane” aggiunge Mirco. In effetti un po’ di noia si è data ai daini e quindi a rigore di logica la 56 viene a malincuore scartata subito rimpiazzata con un’altana più in alto meno frequentata e sicuramente più tranquilla.
È ancora giorno e abbiamo appena lasciato la scala dell’altana che due boati ravvicinati attizzano le nostre antenne. “Due piccoli” commenta Mirco chiudendo il telefono da cui ha appena appreso del fortunato prelievo che si è appena consumato nei campi. “Ma come?” Ci eravamo appena passati e poi li hanno sparato stamattina e anche nei giorni scorsi!” Commento incredulo. “Infatti- mi rassicura Mirco- questa è la prova che la razionalità, la pianificazione…a caccia sono importantissime ma non servono un granché!”.
Le ore passano lente e operose con gli occhi che scrutano ogni foro nel bosco per intercettare qualsiasi movimento di daini ancor prima che escano nel campo. Col far della sera telemetriamo un animale in cima nel tagliato davanti a noi, quasi a 180 m ma è una femmina ed è veramente molto buio, decidiamo di non sparare e ci incamminiamo verso le altane più a valle dove aiuteremo il socio a sistemare i piccoli sognando le pale del maschio che non si è fatto vedere. L’indomani mattina aperto l’uscio di casa ci accoglie un cielo terso e stellato in cui fa bella mostra di sé una luna appena calante ma luminosissima. “Che ne dici se lasciamo perdere i calcoli probabilistici e andiamo alla 56, dove hanno sparato ieri mattina e vicino a dove hanno preso i due piccoli ieri sera? Da lì mal che vada ci sarà un panorama stupendo” propone Mirco ed io non posso che essere d’accordo.
Man mano che l’alba spegne le stelle si delineano le sagome delle piante e dei campi. Nel campo a 500 metri da noi, area già entro i confini dell’AFV, tre daini si stagliano immobili, presto seguiti da altri 6. “Sono tutte femmine con piccoli. No.…aspetta! In coda ci sono due animali grandi! Uno è melanico!” dico a Mirco, “il melanico è un balestrone, dietro c’è un palancone e dall’ atteggiamento sembra volerlo scacciare” aggiunge Mirco. Il branco segue una direttrice che finisce nel bosco che ci separa da loro. “Secondo me sono animali che stanno rientrando, una volta nel bosco non mi aspetto che escano più”, commenta Mirco con tono vagamente rassegnato. Una femmina di capriolo col manto chiazzato di grigio per la muta invernale già abbondantemente avviata, ripercorre in lontananza lo stesso trottoio del branco di daini. Dopo di lei appaiono ai nostri occhi tre, cinque…undici daini, tra femmine e piccoli che ancora una volta guadagnano il bosco attraverso il medesimo passaggio.
Ingolositi da tanta dovizia di animali, seppur nessuno sparabile per distanza e posizione, tralasciamo un “piccolo” dettaglio di cui si accorge Mirco subito dopo: nel campetto alle nostre spalle due daini, decisamente palcuti e per la precisione un balestrone melanico e un palancone decidono di occultarsi ai nostri occhi e riscendono verso il bosco soffermandosi per qualche minuto nell’avvallamento del terreno per cui non ci lasciano intravedere che le pale. Scendiamo per scaramanzia dall’ altana per appurare che non siano ancora lì dove non avevamo visuale dall’alto ma ovviamente i bei maschi hanno intrapreso ben altre strade. Anche questa uscita ci vede rientrare a mani vuote ma il bilancio è nettamente positivo, avendo vissuto un weekend in un posto da sogno all’ insegna dell’amicizia e della natura.