Caccia al cinghiale – “La prossima volta ci vediamo in Maremma!”. Con questa promessa ci salutiamo con Franco, amico cacciatore che vive nel cuore della Carnia, dove pratica con perizia e passione una forma di caccia molto affascinante e impegnativa. Lontano dalle sue amate Alpi e dalla neve che è caduta copiosa nelle ultime settimane, Franco mi raggiunge in Toscana, e ad ogni tornante manifesta la sua ammirazione per le dolci colline cosparse di tenera erba fresca e punteggiate da boschi. Non è la prima volta che Franco caccia in Toscana, né che caccia il cinghiale, ma questa volta l’invito è particolarmente allettante perché coincide con la chiusura della stagione e, come si sa, le battute più “belle” vengono organizzate proprio in questa occasione. L’inverno mite e umido della bassa toscana accoglie i preparativi della nostra ultima (e per Franco unica) giornata di caccia al cinghiale. La sveglia suona ben più tardi che nelle eroiche levatacce alpine. Gli zaini sono compatti e leggeri, atti a contenere pochi attrezzi e qualche maglione che presto verrà tolto, e non certo ungulati da portare a valle!
Ci mettiamo in macchina e con noi l’inseparabile Lea, la bella Hannover di Franco che lo segue in ogni uscita. “Oggi cacceremo nell’azienda in cui caccia la mia squadra” spiego al mio ospite. “Dalle ultime ricognizione dei tracciatori sembra ci sia un bel branco nella zona che batteremo, i cani ormai a fine stagione sono allenati, la pioggia dei giorni scorsi ha reso il territorio più facile, vorrei tanto che tu riuscissi ad abbattere un bel cinghiale a coronamento di questa stagione….ma, si sa, a caccia la sorte è veramente imprevedibile!”, commento con Franco mentre raggiungiamo il rialto a Capalbio. In mezzo a tutti i cinghialai maremmani doc, Franco fa un po’ specie con i suoi abiti tecnici da caccia alpina e il suo Hannoveriano che lo segue come un’ombra e non emette alcun abbaio se non espressamente sollecitata dal padrone, mentre dai carrelli i guaiti dei maremmani e dei francesi fanno da colonna sonora ai preparativi dell’ultima grande braccata della stagione. Ci registriamo e prendiamo il numerino che ci assegnerà alla nostra posta, Franco il 20 io il 21, nella speranza di capitare l’uno accanto all’altro. Franco non ha con sé la radio, ma lo tranquillizzo che è molto più divertente concentrarsi sulle canizze piuttosto che sentire per radio riferimenti a zone e persone del tutto sconosciuti.
Una volta che tutti hanno un numero assegnato viene sorteggiata la disposizione delle poste e i vari cacciatori indirizzati alla zona da coprire. I capiposta si accorgono allora che manca una posta per coprire una zona, e così chiamano “Numero ventiiii! Chi ha il venti deve andare dall’altra parte a chiudere”. “Ma così ci dividiamo!” commenta Franco. “Purtroppo si e mi dispiace che non avendo la radio non potrò nemmeno darti ragguagli ma, fidati, alla sorte non bisogna opporsi, se sei capitato di là vedrai che un motivo ci sarà. In bocca al lupo e speriamo che al termine della battuta io possa dirti VivaMaria!”. Ci salutiamo e ci dirigiamo dove il sorteggio ci ha destinati. Accendo la mia radio ma mi accorgo che oggi non ha intenzione di funzionare, perciò anche io sono fuori dai commenti della battuta. Mi preparo e mi concentro sulle canizze che sento sempre troppo lontane. Un primo verro viene abbattuto nella mia fila di poste poi i cani si dirigono verso Franco. Una salve di spari ravvicinati echeggia dal quella direzione, denunciando le numerose padelle che si stanno consumando tra le poste laggiù. Spero che Franco non sia tra gli sfortunati. “Il tuo amico ha fermato un bel verro” commenta Fabrizio che è accanto a me e dalla radio ha potuto ricostruire le vicende che tra abbai e spari a me son giunte un po’ confuse!
Cerco il cellulare in tasca per scrivere a Franco e avere notizie da lui. Non mi serve chiamare o scrivere nulla. Un suo messaggio, composto da una sola parola, contiene tutta la soddisfazione del cacciatore alpino che ha trovato la sua fortuna in maremma. Un weidmannsheil si è fuso con l’augurio più maremmano che ci sia: Weid…Maria!!!! Sono felice più che se l’avessi abbattuto io quel verro! Non c’è cosa più bella che ospitare un amico cacciatore e permettergli di vivere una soddisfazione così! Mi fa sorridere questo neologismo inventato da Franco: in una sola parola si sono fuse realtà, culture e modi di cacciare diversissimi. Un’unica passione che unisce nel nome dell’amicizia!