Stagione dopo stagione i nostri propositi di cacciare insieme in maremma si erano infranti contro il muro degli impegni e delle coincidenze sfortunate. Quest’anno finalmente Gigi mi conferma che è riuscito a liberarsi per l’ultimo weekend di gennaio. L’ultimo di solito per fine stagione si tengono le cacciate “gloriose”, ma sono spesso proprio questi grandi eventi a riservare cocenti delusioni. Sperando di smentirmi accolgo volentieri l’auto invito di Gigi e inizio a sentire le squadre per ospitare il mio amico e conterraneo.
Un weekend di caccia in Maremma potrà (si spera) essere un interessante terreno di prova per testare la sua nuova ottica Leica Magnus 1-6.3×24 i, che gli ha già regalato qualche bel tiro negli spazi aperti di alcune girate in montagna. Avendo la fortuna di “risiedere” dal punto di vista venatorio in Toscana, mi è capitato spesso di ospitare amici non solo dalla Calabria, ma anche dal Veneto, Friuli, Trentino e, benché le braccate cui hanno partecipato siano state spesso un successo, rare volte è capitato loro di sparare o quantomeno incontrare la bestia nera, così poco presente nei loro territori. Con Gigi, avvezzo non solo a gli incontri ma anche a felici abbattimenti di cinghiali, siamo molto meno carichi di aspettative e, forse, questo convincerà la sorte ad esserci benigna.
La battuta del sabato, in compagnia della mia squadra, si è conclusa con un bel carniere e, solo alla fine della cacciata, vengo a scoprire con grande soddisfazione, che una bella scrofa si è fatta fermare da Gigi con un tiro di stoccata a pochi metri dalla sua posta, che per motivi legati al sorteggio, era capitata ben lontano dalla mia.
La domenica siamo nell’AFV Capalbiaccio. Questo territorio è caratterizzato da una vegetazione fittissima, dove la tipica macchia mediterranea è particolarmente “forte” e il saracchio (detto volgarmente “sarracchio” sigilla alla vista tutto il sottobosco, e dove gli animali si trasformano in fruscii e vibrazioni. Questa volta il sorteggio delle poste ci vede affiancati. Le poste sono disposte in maniera molto ravvicinata proprio perché l’angolo di tiro si limita a pochi gradi. Ci disponiamo lungo una cessa in discesa dal lato della macchia, in modo da massimizzare, per quanto possibile, la visuale. La battuta si mostra fin dalle prime azioni molto partecipata e ricca di emozioni e di animali.
Quando, in questo territorio, un cinghiale si avvicina alle poste non lo si vede praticamente mai. In gergo locale si dice che “scortella” le poste, sgusciando sotto il saracchio parallelamente ad esse senza uscire allo scoperto, e la sua presenza si intuisce da come le canne delle carabine imbracciate si alzano in sequenza e con lo stesso ordine si abbassano, come una successione di onde di adrenalina che si propaga all’eco degli abbai delle mute di maremmani.
Il secondo dei cinghiali che arriva al cospetto delle poste della scarpata innesca la medesima sequenza. L’ultima carabina ad alzare la sua canna letale sarà ancora una volta quella di Gigi, corredata della sua ottica che in terra maremmana sta vivendo una seconda vita fatta di tiri a breve distanza come fin ora non era mai successo.
La braccata entra sempre più nel vivo, con numerose canizze che si susseguono a ritmi incalzanti. Si sente tutto il trambusto nella macchia dove, lontano dagli occhi dell’uomo, cani e cinghiali si sfidano e si affrontano in una lotta atavica. Talvolta qualche animale salta la fila delle poste, e i cacciatori più pronti mirano sui trottoi alle loro spalle, dal lato opposto della cessa. Ma questi tiri sono spesso poco meditati e con scarsi risultati, e così per radio qualcuno beffeggia i compagni per le padelle che, numerose e spesso invitabili, colorano la giornata e spezzano la tensione.
Arriva ancora vicinissimo un altro animale in prossimità delle nostre poste. Le orecchie fanno sforzi sovraumani per cercare di localizzare una presenza che non ha un corrispettivo visivo. Gigi è concentratissimo. Il cinghiale salta sulla cessa, con un balzo la attraversa. Con l’ultimo balzo prima di sparire nella macchia alle nostre spalle va incontro alla palla sputata dalla carabina di Gigi che, con questo tiro magistrale, si regala il suo terzo cinghiale maremmano.
Resto ammirato ma soprattutto soddisfatto. Invitare qualcuno comporta sempre un pizzico di ansia e le battute inconcludenti sono fonte di grande amarezza e quasi di imbarazzo per chi invita. Oggi per me è una grande gioia, e questi 3 cinghiali, bottino di un weekend maremmano, renderanno certamente soddisfatto Gigi ma mai quanto lo sono io, proprio perché, nonostante l’organizzazione e le premure, questi sono i tipici doni che non possono essere decisi né garantiti. E quando la sorte ce li concede è tutta un’altra storia.