Grazie alla sua grande adattabilità e alle condizioni ecologiche più varie, negli ultimi anni, il cinghiale, in Italia come all’estero, ha notevolmente ampliato il proprio areale. Considerando l’elevata fertilità, la grande mobilità, il comportamento gregario e l’interesse per le colture cerealicole, il cinghiale rappresenta una specie ad alto impatto.
Partendo da queste premesse è chiaro come sia necessaria un’attenta gestione della specie che preveda un controllo numerico che punti al livello minimo socialmente accettabile, prevedendo anche la sensibilizzazione del mondo agricolo che dovrebbe comunque considerare il cinghiale come un elemento fisso degli agro-ecosistemi.
Se la gestione della specie risulta particolarmente problematica nel territorio in genere, le difficoltà di gestione si amplificano nel contesto di aree protette e parchi.
Nelle aree protette, in cui si concentrano elevate popolazioni di cinghiali, il controllo dovrebbe essere svolto soprattutto durante l’attività venatoria che si realizza all’esterno dei loro confini, in modo da realizzare un’attiva azione di disturbo in tutte quelle porzioni di territorio che fungono da ricovero durante lo svolgimento della caccia e da serbatoio per l’irradiamento all’esterno una volta terminata la stagione venatoria.
La forma di caccia sicuramente più praticata e conosciuta è la classica braccata con i cani da seguita. Nell’ambito del controllo abbiamo invece diverse forme di prelievo: l’aspetto, la cattura, la cerca e la girata.
Tutte le tecniche di controllo hanno caratteristiche specifiche ma hanno in comune prerogative come la possibilità di selezione, il cercar di ridurre a minimo lo stress psicofisico dell’animale da abbattere oltre che il disturbo alle altre specie e infine il rispetto assoluto delle condizioni di sicurezza per gli operatori coinvolti e per i possibili frequentatori dell’area protetta.
Soffermiamoci sulla girata. Quest’ultima è una tecnica di abbattimento ancora poco diffusa in Italia, anche se le esperienze degli ultimi anni ne hanno dimostrato l’utilità in diversi territori del centro-nord. Questa forma di prelievo ha delle norme comportamentali ben precise ma esistono alcune variabili legate ai diversi territori in cui è attuata, alla tipologia di cane che si utilizza oltre che alle differenti norme che la disciplinano nei diversi angoli del nostro paese.
La girata prevede un numero limitato di poste e un conduttore di cane limiere, un cane specialista nel lavoro da singolo e capace di seguire tracce anche parecchio fredde. Come limiere è possibile utilizzare cani appartenenti a diverse razze; la cosa fondamentale è che il cane sia non solo dotato di ottime qualità̀ naturali, ma che risulti estremamente ben addestrato e collegato al conduttore. Al fine di assicurare la correttezza tecnica e la sicurezza delle operazioni, i cani con funzione di limiere devono essere abilitati per prove di lavoro specifiche da un giudice ENCI.
La girata consta di quattro fasi diverse: la tracciatura, la disposizione delle poste, lo scovo e l’abbattimento. La tracciatura si esegue con il cane alla lunga lungo tutto il perimetro di un’area di entrata dei cinghiali. Se il cane segnala un’entrata recente di animali nella zona di rimessa, il conduttore dispone le poste in corrispondenza delle uscite dei trottoi più frequentati cercando di collocarle ad una certa distanza dal bordo del bosco. Collocate le poste, hanno inizio la terza e la quarta fase della girata: il conduttore entra nel bosco con il cane alla lunga, o, se l’ambiente non lo permette come avviene nei boschi molto fitti, sciogliendo il cane sulla traccia degli animali. L’utilizzo di un solo cane che non forza eccessivamente gli animali fa si che i cinghiali si presentino alle poste generalmente al passo o al piccolo trotto, permettendo anche la selezione dell’animale da abbattere, qualora fosse richiesta dal regolamento.
Girata al cinghiale – Il territorio ideale per questa tecnica di prelievo è quello caratterizzato dall’alternanza di bosco e radure.
Macchie fitte ed estese poco si addicono al lavoro di un solo cane; inoltre le zone di stacco sono fondamentali per eseguire un’attenta tracciatura e per collocare le poche poste a disposizione. L’impiego di un solo ausiliario perfettamente addestrato a seguire soltanto l’usta del cinghiale senza farsi distrarre dall’odorosa presenza di altri ungulati, rende la girata particolarmente adatta al contenimento dei cinghiali in parchi, Zone di Ripopolamento e Cattura (Z.R.C.), e in tutte quelle aree in cui è auspicabile il minor disturbo al resto della fauna presente. Tra le razze più utilizzate si ricorda il Bassotto tedesco, il Dachsbracke, lo Jagd-Terrier e lo Slovensky Kopov.
Oggi giorno, in specifici contesti, la girata può essere considerata una valida opzione per il controllo della specie cinghiale.
La unica forma di caccia sportiva e selettiva e`quella praticata coi “cani da presa”, tipo molossi come cane corso, dogo argentino, bull dog americano pittbull, alano tedesco e spagnolo, cimarron, boxer e molte altre razze e incroci.Ausiliati da levrieri che fermino l`animale, permettendo ai cani da presa di far presa. Quando il cacciatore sopraggiunge, puo`decidere se sacrificare l`animale col coltello o picca, o liberarlo, previa disinfezione delle ferite alle orecchie e al muso. Queste ferite sono generalmente superficiali e in punti di scarsa sensibilita`, dove il cuoio e`piu`spesso. Normalmente le femmine gravide vengono rilasciate, dopo averle irrorate con uno spray disinfettante e cicatrizzante.E`questa la forma di caccia piu`naturale e sportiva, essendo quella tradizionalmente praticata prima dell`avvento delle armi da fuoco. E`il tipo di caccia e predazione effettuata naturalmente dal lupo, che chiaramente e`antenato del cane cacciatore.Ma in Italia e`proibita per palese ignoranza, sembra…In bocca al lupo dal Matogrosso e dall`Uruguay.