L’Italia ha aperto la stagione della caccia al cinghiale fra ritardi e slittamenti: tutto in favore della maggiore sicurezza sia del cacciatore sia degli appassionati che periodicamente vivono la montagna.
Fra slittamenti e posticipi, la caccia al cinghiale anche quest’anno è partita in tutta Italia. Le date di apertura, esattamente come quelle di chiusura si differenziano leggermente da regione a regione, ma in linea di massima la stagione venatoria è stata inaugurata senza difficoltà durante i primi giorni di ottobre e si chiuderà non prima della settimana di inizio gennaio 2011.
Sono state le norme di sicurezza da rivedere e l’organizzazione tecnica del territorio a motivare molteplici slittamenti nelle date di apertura in più di una provincia italiana.
Ovviamente il problema della pubblica sicurezza interessa in maniera particolare le pubbliche amministrazioni ed le provincie: si è cercato anche quest’anno di incrementarla a favore dei partecipanti all’attività venatoria e soprattutto a vantaggio dei frequentatori occasionali e periodici dei boschi, primi fra tutti i raccoglitori di funghi e castagne che esattamente durate le prime settimane di ottobre si trovano a frequentare le aree montane insieme a numerosi turisti impegnati in escursioni naturalistiche.
Fra gli altri motivi che hanno reso necessari i posticipi nell’apertura della caccia al cinghiale c’è da non dimenticare quelli igienico sanitari. Il calore della stagione estiva autunnale garantisce la presenza di mosche e mosconi che potrebbero contaminare le carni abbattute, procurando seri problemi a chi inconsapevolmente le consuma.
Infine il clima tiepido e le condizioni meteo di fine settembre si dimostrano particolarmente favorevoli per gli ungulati che facilmente trovano riparo all’interno di parchi e zone protette, sottraendosi dal pericolo della caccia e arrecando danni seri alle coltivazioni limitrofe. Un’apertura prematura della caccia sarebbe andata dunque a svantaggio dei cacciatori e degli agricoltori.
Infine lo slittamento dell’apertura della caccia al cinghiale è voluto andare incontro anche all’etica venatoria. Un’apertura precoce avrebbe visto i cani da caccia obbligati a lavorare in un periodo caldo e asciutto e a star fermi durante i mesi più freschi.
Ritardare “l’inizio lavori” ha avuto dunque lo scopo principale d’ovviare a questi ed altri problemi che gravitano intorno all’antica caccia al cinghiale, particolarmente sentita ed amata in tutto il territorio italiano.
L’invito mosso dalle provincie ai cacciatori è sempre lo stesso: prendere le dovute precauzioni per salvaguardare la propria incolumità, e far controllare i capi che durante la caccia sono stati abbattuti. Tutto questo allo scopo di salvaguardare la salute dei consumatori finali. Sono numerose le regioni e le province che hanno attivato una convenzione con il Servizio Sanitario Veterinario; in tal maniera il controllo sarà duplice e semplificato: si potrà infatti controllare la qualità delle carni che si consumeranno, e sarà possibile monitorare il numero di cinghiali abbattuti.
Naturalmente l’apertura della stagione venatoria era particolarmente attesa non solo dai cacciatori, per i quali questa rappresenta un importante evento sportivo e soprattutto sociale, ma anche dagli agricoltori. In molte province italiane infatti il numero di cinghiali e di animali selvatici continua ad aumentare drasticamente con l’unico risultato di mettere a repentaglio le coltivazioni e gli appezzamenti agricoli.
Seppure apertasi di recente, durante lo svolgimento delle prime caccie al cinghiale si sono già verificati diversi incidenti, alcuni dei quali mortali. I consigli per la sicurezza rimangono sempre gli stessi, purtroppo però non tutti i cacciatori si decidono a seguirli per la troppa sicurezza acquisita sul campo.
Pendenza, scarsa presenza di luce, condizioni meteo, alta vegetazione rendono spesso ridotta al visibilità, questo è un fatto risaputo. Ovviamente seguire le poche e ferree regole che ogni anno vengono ripetute potrebbe salvare la vita.
Fra le principali attenzioni da seguire, non ci stancheremo di ricordare la tabellazione della zona di battuta e l’utilizzo di gilet ad alta visibilità.
Nel primo caso la squadra dovrà segnalare la zona di territorio interessata dalla battuta. Come? Tramite l’uso di piccole bandierine rosse che il gruppo dovrà posizionare ad inizio battuta e togliere al termine della caccia. Avvertiranno i non addetti ai lavori della presenza di un gruppo di cacciatori entro quei confini.
Il gilet è oramai obbligatorio in molte province e ha salvato la pelle a più di un cacciatore. Il colore arancione brillante renderà lo sportivo maggiormente visibile e comunque non lo limiterà nella caccia al cinghiale dato che l’animale non ne distinguerà il colore e il suo mimetismo sarà garantito.
Infine seguire i consigli del capogruppo, e mantenere la posta renderanno la caccia al cinghiale un’avventura divertente e soprattutto sicura!