Ha deciso di giocare d’anticipo il Comprensorio alpino di caccia delle Prealpi Comasche, che ieri ha di fatto portato a termine la prima settimana di caccia al cinghiale per l’anno in corso. Anticipo dovuto anche all’urgenza di fronteggiare un allarme che ha assunto sul territorio proporzioni sempre più rilevanti, con danni alle coltivazioni, ai pascoli, ai giardini e non da ultimo con l’allerta sempre alta legata a possibili impatti con auto o veicoli, senza dimenticare l’emergenza legata alla peste suina. «Siamo l’unico comprensorio lariano e tra i pochi in Lombardia ad aver riaperto la caccia di selezione al cinghiale e in tre giornate di caccia sono stati abbattuti 37 esemplari tra cui 5 femmine gravide, che avrebbero messo alla luce altri 28 esemplari.
Di fatto è come se fossero stati abbattuti 65 cinghiali» dice Livio De Angeli, presidente del Comprensorio alpino di Caccia delle Prealpi Comasche, che copre un territorio di 18 mila ettari. «La nostra vuole essere una risposta concreta ad un’emergenza reale e quanto mai attuale. L’anticipo della caccia al cinghiale è contemplato dalla legge regionale. Peraltro in questa primissima fase abbiamo deciso di concentrare gli abbattimenti nelle zone in cui ci sono stati segnalati i problemi più rilevanti – aggiunge De Angeli – Sono circa 115 i cacciatori abilitati che potranno procedere agli abbattimenti sino al 23 aprile.
Successivamente la caccia di selezione riprenderà dal 7 al 21 maggio e dal 2 giugno sino al 31 gennaio 2023. Il nostro vuole essere un tentativo per capire se partendo prima con la caccia di selezione si possa incidere in maniera importante sui prelievi, ricordando che giugno e luglio sono i mesi clou per gli abbattimenti». «Se questo esperimento dovesse funzionare, è nostra intenzione confermare anche per il prossimo anno questo anticipo di stagione venatoria ed eventualmente ampliarlo» afferma il numero uno del comprensorio di caccia. Il piano approvato da Ispra prevede per il comprensorio delle Prealpi Comasche l’abbattimento di 800 capi, con la possibilità di aumentare i prelievi.
Cosa avvenuta lo scorso anno quando di cinghiali ne sono stati abbattuti 650 contro i 500 inizialmente richiesti. E questo dà la dimensione di quanto concreta sia – da tempo – l’emergenza in atto. «Abbiamo deciso di essere operativi con quasi due mesi d’anticipo rispetto al calendario. Vedremo come andrà. Per essere ancor più efficaci – per avendo ottenuto il via libera alla caccia anche nelle due ore successive al tramonto – chiediamo però a Regione Lombardia ed all’assessore alla Caccia Fabio Rolfi che si faccia al più presto chiarezza sull’utilizzo del faro e dei visori notturni. Così come scritto nella legge regionale, questo importante passaggio è poco comprensibile» (La Provincia).