Mauro Febbo, consigliere regionale e presidente della Commissione Vigilanza dell’Abruzzo, è tornato a parlare di caccia, lanciando accuse ben precise all’assessore all’Agricoltura, Dino Pepe. In particolare, l’attenzione è stata questa volta focalizzata sulle modalità di caccia al cinghiale e sulla chiusura della caccia alla beccaccia nei Siti di Interesse Comunitario e nelle Zone di Protezione Speciale. Secondo Febbo, Pepe starebbe prendendo in giro i sindaci abruzzesi, soprattutto quelli del Sangro.
Nei SIC e nelle ZPS i cinghiali potranno essere catturati con i cosiddetti chiusini oppure abbattuti da appostamento fisso, mentre la braccata è stata esclusa. Questo divieto rappresenta l’esatto contrario di quanto era stato richiesto e promesso proprio ai primi cittadini, senza dimenticare che i cani saranno sfruttati esclusivamente per la girata.
Febbo non ha gradito neanche la limitazione del controllo degli ungulati nei terreni agricoli individuati sulla carta dell’uso del suolo. I cacciatori saranno infatti costretti a girare con una cartina in mano per capire se i terreno sono destinati all’agricoltura o meno. Il presidente della Commissione Vigilanza ha ricordato le dichiarazioni di Pepe in merito a una legge regionale per recepire le istanze dei sindaci, una proposta che non corrispondeva alla realtà.