Finalmente l’inverno è arrivato in questo primo sabato di dicembre, dove un sole cristallino fa capolino dopo settimane di pioggia ininterrotta. La stagione della caccia al cinghiale è iniziata da un po’ ma nelle poche battute cui ho avuto modo di partecipare, la sorte non mi ha sorriso nemmeno una volta, concedendomi braccate poco riuscite e nessun incontro per me. Oggi sono invitato a una braccata ai “Monti di Castro” una bella realtà molto nota nell’ambiente cinghialaio. Si tratta di una magnifica AFV nel comune di Ischia di Castro, dove la maremma laziale si congiunge alla toscana. Lo spirito con cui mi preparo a questa braccata è un misto di amaro disamore verso la braccata per le delusioni che mi ha causato e un gran desiderio di rivalsa per tutte le emozioni che inevitabilmente mi aspetto da questa caccia.
“La zona che batteremo oggi si chiama Albatreta – mi spiega il capocaccia dei Monti di Castro, Riccardo Batassa – è una zona molto suggestiva, l’habitat da manuale del cinghiale” aggiunge entusiasta. Il nome deriva dal termine albatro, sinonimo di corbezzolo, arbusto sempre verde che praticamente ricopre tutto il territorio in cui andremo a cacciare. In effetti quando ci dirigiamo lungo il fosso in cui si spiega la linea lunga delle poste, gli alti arbusti e il sottobosco piuttosto rado mi trasmettono immediatamente un grande entusiasmo per l’ottima visibilità in questo territorio, a fronte del fitto forteto della bassa maremma dove gli animali scorrono a pochi metri dal cacciatore talvolta senza essere visti.
Man mano che scendiamo verso il fosso, Riccardo assegna le poste ai cacciatori, e non ce n’è una che non mi sembri ottimale e promettente. Riccardo mi chiede di coprire due poste dalla postazione in cui mi lascia, e l’idea di poter vedere un animale da decine di metri mi provoca un’emozione che non provavo da tempo. Appena annunciata la sciolta dei cani la reazione del bosco è quella di una battuta giusta che parte sotto i migliori auspici. Canizze si levano una dentro l’altra, i colpi nella parte alta rimbombano fino al fosso dove sono io. Gli animali ci sono eccome! Per radio una posta commenta concitato che gli è passato davanti un branco di una trentina di animali.
Nel frattempo i colpi si fanno più vicini, stanno sparando le poste sopra di me. “Quattro animali stanno scendendo nel fosso” una voce annuncia che anche per me si sta scatenando l’adrenalina. Poco dopo due scrofe e due rossi scorrono in alto davanti a me seguiti da un solo cane. Mentre mi preparo a sentire i colpi che li raggiungeranno più in basso dove saranno a tiro, un grosso animale, evidentemente in anticipo davanti ai quattro, si dirige spedito verso la mia posta procedendo in discesa e di punta. Lo ingaggio nel punto rosso e lo seguo nella rapida discesa finché, a 15 metri da me, lascio partire il colpo.
A peso morto continua la sua discesa, prontamente raggiunto dal mordace ausiliare. Non passa molto che, mentre ancora mi sto godendo la soddisfazione per l’abbattimento di questa bella scrofa, un altro animale si dirige verso la mia posta. Con due colpi ravvicinati anche questo cinghiale cade e viene immediatamente raggiunto dai tre cani che lo braccavano a breve distanza. Nel frattempo, alla radio apprendo che un verro dalle difese notevoli è stato abbattuto alla posta appena sopra la mia.
La giornata prosegue concitata e brillante. 23 animali vanno a costituire il carniere odierno. Quasi tutte le poste hanno avuto occasione di sparare e l’entusiasmo si avverte. La gioia maggiore è dei canai, capeggiati dal grande Peppino, che oltre alla soddisfazione di aver lavorato bene, hanno recuperato tutti i cani senza ferimenti di rilievo.
La più grande soddisfazione è per il capocaccia Riccardo, insieme a Anton Giuseppe Bernabei, proprietario e concessionario dell’AFV, lieti di aver organizzato una braccata ben condotta e ben riuscita, degna della migliore tradizione venatoria maremmana.