Il parere è stato presentato tramite il rappresentante dell’associazione agricola nel Comitato di Gestione dell’Ambito Territoriale di Caccia, Gaetano Zambrini, e messo agli atti dello stesso ATC Grosseto. Secondo il direttore della Coldiretti locale, Andrea Renna, non è stato rispettato quanto previsto dalla legge includendo nelle aree non vocate all’ungulato tutte le zone di ripopolamento e cattura, le aree coltivate soggette a danni documentati negli ultimi cinque anni, le aree coltivate potenzialmente danneggiabili, i terreni potenzialmente coltivabili da rimettere a coltura (tra cui le frazioni boscate e cespugliate).
Inoltre, la legge prevede che i confini delle zone siano riportati lungo linee fisiche facilmente individuabili e questo non sempre avviene. Per i coltivatori grossetani gli interventi di contenimento sono stati insufficienti e hanno fatto aumentare a dismisura i danni relativi alle aree coltivate, senza dimenticare i rischi per i cittadini. Nella provincia toscana i cinghiali sono responsabili di ben due terzi dei danni totali alle colture. La nota dell’associazione si conclude con una presa di posizione netta: “L’equazione più cinghiali meno agricoltura continua a produrre risultati devastanti per il settore che, con l’avanzata della fauna selvatica, vede aumentare la moria di imprese e la scomparsa di realtà importanti per l’economia e il presidio del nostro territorio”.