La zona è stata studiata e approfondita e la stessa Provincia abruzzese ha riconosciuto i pericoli lamentati e la non idoneità al prelievo venatorio: inoltre, un dirigente si è rivolto a Giacomo Di Domenico, numero uno dell’Ambito Territoriale di Caccia avezzanese, affinché cercasse una zona alternativa e adatta a un gruppo composto da 22 persone. La soluzione non è mai stata proposta e nemmeno trovata e si è arrivati al processo. Oltre al 36enne, gli altri 21 cacciatori della squadra “I Limieri” hanno pagato in modo regolare le tasse per garantire la loro iscrizione all’Ambito, ma non hanno avuto la possibilità di abbattere i cinghiali nel corso della stagione venatoria 2013-2014.
A questo punto, come ricordato anche da Il Centro, si attendono ricorsi al giudice simili a quello di cui si sta parlando, visto che ormai si tratta di un precedente importante. Il processo del cacciatore potrebbe “ispirare” il resto della squadra con il medesimo iter giudiziario. Oltre ai mille euro di risarcimento di cui si è parlato in precedenza, l’Ambito sarà costretto a pagare le spese legali che ammontano in questo caso a 1700 euro.
La denuncia alla Corte dei Conti da parte dei cacciatori “Limieri” è una possibilità concreta, tenendo conto del fatto che esposti del genere non rappresentano una novità assoluto per quel che concerne l’Abruzzo. Il Consiglio Regionale ha approvato in via definitiva il regolamento per la caccia al cinghiale in questo territorio circa due anni fa (nel maggio del 2014 per la precisione): agli Ambiti Territoriali di Caccia viene richiesto di consegnare a ogni squadra un registro di battuta (con i verbali) in cui riportare i dati identificativi, il numero dei cacciatori e l’elenco. Solitamente le squadre sono composte da un gruppo di persone compreso tra 5 e 15 unità, tra cui un caposquadra e almeno due vice-caposquadra.