Dopo la Legge Regionale 19 del 2017 con cui furono introdotti i principi per la gestione venatoria e il controllo del cinghiale in Lombardia, e dopo l’adozione della zonizzazione in aree idonee e non idonee alla presenza del suide, ecco finalmente il regolamento che disciplina in concreto i censimenti, la predisposizione dei piani di prelievo e di controllo, le forme di caccia e le forme di controllo.
Ricordiamo che secondo quanto deciso da Regione Lombardia (non senza polemiche da parte di tutte le associazioni venatorie) dove è ritenuta tollerabile la presenza del cinghiale lo stesso potrà essere cacciato in braccata, girata e selezione; dove invece il cinghiale deve essere eradicato sarà ammessa solo la caccia di selezione e il controllo extravenatorio (esclusivamente attuabile nelle forme del prelievo selettivo e della girata, oppure con sistemi di cattura). Già quando fu presentata la zonizzazione si fece presente che in molte zone ritenute “non idonee” l’eradicazione del cinghiale senza l’ausilio dei cani segugi e della braccata, anche solo in forme limitate, renderà il compito arduo.
Del pari quando due settimane or sono fu presentata la bozza del regolamento Federcaccia propose dieci modifiche per migliorare l’organizzazione delle braccate (nel testo originale si prevedeva la redazione dei registri di battuta/braccata alemeno 12 ore prima e non si consentiva l’ospitalità di cacciatori non iscritti alla squadra per quanto abilitati), chiarire i compiti del caposquadra (nel testo originale era onere del caposquadra apporre ogni fascetta prima di ogni movimentazione dell’animale abbattuto), consentire il prelievo della volpe durante la caccia al cinghiale, e soprattutto favorire il contenimento del cinghiale. Purtroppo dei dieci suggerimenti proposti due ritenuti fondamentali per il contenimento del cinghiale non sono stati accolti. Si era chiesto che tra le forme di controllo extravenatorio fosse prevista la possibilità di ricorrere a braccate ridotte (con l’uso di tre/cinque cani) onde consentire di stanare il cinghiale anche nelle zone più impervie in montagna e che, nel caso della girata non fosse obbligatorio l’uso di cane limiere con abilitazione ENCI (anche per il semplice fatto che in Lombardia di limieri abilitati ENCI non sappiamo nemmeno se ne esistano).
Come più volte rimarcato da Federcaccia temiamo che le linee dettate, di fatto suggerite da ISPRA, non aiuteranno molto nel contenimento del cinghiale: a ben vedere l’esplosione demografica del cinghiale in Italia è cominciata nei primi anni 2000, stranamente in concomitanza con l’applicazione delle prime linee guida ISPRA (2003). E è noto che l’ISPRA voglia ridurre ai minimi termini la forma della braccata, benchè sia quella che ad oggi dà i maggiori risultati in termini di contenimento. Sulla questione sinceramente ci sfugge il silenzio delle Associazioni Agricole: ci sarebbe quasi da credere che l’obiettivo fosse non tanto la diminuzione dei danni, ma l’aumento dei risarcimenti. Risarcimenti che rischiano di aumentare considerevolmente, e per i quali dall’anno scorso la quota posta in capo ai cacciatori (tramite ATC e CAC) è del 30%: sinceramente pare però paradossale che si sia deciso da una parte di impedire ai cacciatori di usare la forma più efficace di prelievo e contenimento (la braccata) proprio laddove il cinghiale va eradicato (ovvero eliminato) ridotto ai minimi termini e dall’altro si sia aumentata di aumentare la quota di danni di loro competenza dal 10% al 30%. Come dire “cari cacciatori, a cinghiali ci potete andare con la fionda, ma attenti: se non uccidete abbastanza cinghiali i danni li pagate voi”.
Voglio precisare che in Lombardia esistono cani limieri abilitati dall’Enci, nel CAC penisola lariana ci sono 4 squadre di cacciatori dediti alla girata, di cui 2 di queste sono iscritti alla mia associazione venatoria, che guarda caso la passata stagione venatoria, una squadra con 15 cacciatori iscritti ed un solo cane limiere(abilitato Enci), hanno abbbattuto 49 cinghiali.(DOCUMENTATI) se ben applicata la girata rende negli abbattimenti, con uno sforzo molto inferiore di numeri; sia di uomini che di cani.