La caccia al beccaccino è una di quelle passioni che non tramontano, che richiedono sangue freddo, polso fermo e ottimo cane da ferma.
Ci sono tecniche di caccia che affascinano per qualche periodo e poi tramontando, vengono dimenticate, archiviate. Non è certo il caso del beccaccino, la cui caccia stimolava i nostri nonni, i nostri bisnonni, e stimolerà probabilmente i nostri figli e nipoti.
E’ sicuramente la sua sagacia, e la sua intelligenza a renderlo volatile migratore a cinque stelle. Per aver un’idea di quanto sia amato e ricercato basterà dare uno sguardo ai numerosi nomi che gli sono stati affibbiati; scientificamente è capella gallinago, ma a livello popolare lo si chiama anche saetta alata, re della marcita, inquilino della risaia, scuola del cacciatore, piatto da cavaliere.
I nomi locali di questo volatile ci dicono non solo che è veloce, ma che ama vivere nei pressi delle risaie, che la sua carne è tenerissima e che dargli la caccia è un’ottima scuola per qualsiasi giovane che voglia avvicinarsi all’arte venatoria.
Quando un cacciatore è chiamato a descrivere il beccaccino lo fa con ammirazione: d’altronde è un eccellente migratore, si mimetizza con semplicità, è ottimo corridore, nuotatore e quando vola lo fa con eleganza e contro vento, ma pure si dimostra timido, diffidente e in alcuni casi pauroso.
La sua fama è da imputare anche al fatto che lo si ritrova praticamente ovunque nel mondo, ad eccezione dell’Oceania, dove pare non abbia mai posato le sue zampette.
Anche l’Italia ha la sua bella dose di beccaccini che raramente nidificano sul territorio. In verità per vedere gruppi di beccaccini si dovrà attendere agosto, quando il loro migrare li porta sulla penisola. Il comportamento del volatile a questo punto è prevedibile: i beccaccini si cibano la notte, e prediligono vivere presso le zone pianeggianti, meglio se umide. Adorano le risaie, gli stagni e naturalmente le zone paludose. E’ in questi luoghi che con una certa semplicità il beccaccino si può procurare insetti e vermi, ma anche crostacei e invertebrati che riesce a catturare grazie al becco affilato e lungo di cui la natura lo ha fornito.
Non di rado vive nei pressi o addirittura nel luogo di pastura e si sposta solo quando il clima cambia drasticamente ed il terreno ghiaccia. Chi gli da la caccia in Italia conosce bene le sue abitudini e sa che per avere qualche possibilità contro il beccaccino deve essere accompagnato da un buon cane da ferma: non è un caso che ancora oggi la caccia vagante al beccaccino sia considerata una delle più raffinate e difficili.
Il compito del cane è quello di scovare i beccaccini, ma di non farli mai alzare in volo prima che siano a tiro, mentre il cacciatore deve muoversi con circospezione, in silenzio, con polso fermo e mira a cinque stelle.
Nel caso della caccia al beccaccino le lunghe attese sono sconsigliate: si deve sparare subito, perché dopo qualche zig zag il beccaccino si allontana, dopo aver emesso il classico bacio.
Non di rado confuso dai non addetti ai lavori con il croccolone, ma anche con il frullino, per dar la caccia al beccaccino è bene disporre non solo di un buon cane da ferma, ma anche di un semiautomatico dotato di media strozzatura e di cartucce veloci, con 34 grammi di piombo 8.