Dal 28 ottobre del 1982, il mio primo giorno di caccia in assoluto, questo “baracco” qui mi ha visto tornare. Ogni anno, fedele, io a lui e lui a me. È la mia cattedrale della caccia, è la mia casa!.” Mirco mi accoglie col buio ai piedi della scaletta di legno che porta al suo capanno, arroccato su un rigoglioso poggio della bassa maremma Toscana. Fa luce con la lampadina per illuminare i dettagli e le rifiniture di una struttura che negli anni si è mantenuta benissimo. “Baracco” è il termine che è solito usare per definire l’appostamento fisso, ma questa scultura di legno e fronde è molto di più. “Già molto tempo prima che questo posto diventasse appostamento fisso con i miei amici venivamo qui. Era più di 30 anni fa… dapprima per occupare il posto prendemmo una tenda, ci si stava anche in 10! Si mangiava tutti insieme come in un campo militare, al mattino ci reggevamo gli specchi a turno per raderci- sorride intenerito.
Poi comprammo due roulotte usate, ci eravamo evoluti! Ho sempre cacciato qui. Conosco ogni fronda, ogni albero. Oramai posso indovinare la direzione del vento, l’angolo da cui sbucheranno i tordi, le loro traiettorie in funzione delle correnti d’aria. Il parasole fatto di foglie per coprire l’abbaglio del sole da est, potrei orientarlo bendato a seconda dell’ora. Ogni ramo che cresce o viene tagliato lo fa in funzione del suo ruolo qui: estate e inverno, in ogni mese dell’anno, vengo su al “mi baracco” a controllare e a correggere la vegetazione. Tutto è funzionale a questi pochi, magici, giorni di passo”.
Mirco alza lo sguardo sopra la sua testa, le canne del piccolo 28 seguono gli occhi. Due veloci colpi anticipano il tonfo sordo del primo tordo dell’anno. Come cotillons centinaia di frammenti di piombo ricadono a terra con rumore di pioggia. Lo spettacolo comincia….
Vedi la Fotogallery: Caccia ai tordi di passo in Maremma.