Caccia ai nocivi. In data 8 aprile 2016 la Delegazione provinciale ANUU di Piacenza, a firma del suo Presidente Franco Mazza, ha scritto una lettera agli Uffici preposti delle Regione Emilia Romagna e di ISPRA in merito al Piano di controllo dei Corvidi per la tutela della fauna selvatica, delle colture e della zootecnia.
In tale lettera si evidenzia che “lo stato delle popolazioni naturali di lagomorfi e fasianidi sul territorio piacentino – di pianura soprattutto – è oggettivamente in costante deterioramento da alcuni anni. Le cause, tuttora in corso di accertamento, non sono comunque ed in alcun modo attribuibili all’attività venatoria, anche perché il calo è generalizzato e documentato in zone nelle quali l’esercizio venatorio non è consentito.
I cacciatori, tuttavia, a fronte di un costo degli ATC rimasto inalterato, hanno accettato una diminuzione quantitativa e temporale del carniere lepre, continuando nel contempo a fornire un essenziale contributo al ristoro dei danni ambientali e agricoli. Questi sacrifici non hanno sinora dato i risultati auspicati e, al fine di tutelare e se possibile incrementare il patrimonio faunistico autoctono della lepre, della starna e della pernice rossa, come nelle pubbliche intenzioni rese note proprio in questi giorni da tutti gli ATC piacentini, questa Associazione ritiene necessario richiedere a codesto S.T.A.C.P. l’attuazione di un piano di controllo pluriennale della Cornacchia grigia e della Gazza, sia con gabbie tipo “Larsen” che con abbattimento con fucile.
A sostegno di tale richiesta rappresenta che 1) il piano di controllo, attuato con successo alcuni anni fa, ha dimostrato efficacia nel limitare i danni alle colture e alla fauna selvatica, il piano, inoltre, attualmente in corso in molte province dell’Emilia Romagna e limitrofe della Lombardia, consente di mitigare l’effetto dei predatori sui nuovi nati di lepre, fagiani, starne e pernici rosse (e non solo specie di interesse venatorio);
2) non si comprende come possa dichiararsi, da parte delle Istituzioni locali, una seria e credibile volontà alla tutela, al miglioramento e all’incremento del patrimonio faunistico autoctono, senza considerare l’importanza della corretta e continua gestione dei c.d. “predatori”; ed ancora come si possano chiedere ai cacciatori risorse economiche per il ristoro dei danni e per i miglioramenti ambientali ed imporre agli stessi limitazioni di giornate di caccia e prelievo di capi quando poi si lasciano liberi di moltiplicarsi e depredare migliaia di uova e nuovi nati da stormi di cornacchie grigie e numerose gazze;
3) effettuando il piano di controllo si riuscirebbe nel contempo anche a monitorare la presenza di soggetti di tali specie portatori del “West Nile Virus” e di “Trichinella”, mediante il conferimento e la successiva analisi di un campione o della totalità dei capi abbattuti presso il centro zoo profilattico sperimentale “Tadini” di Gariga di Podenzano (PC).
È ormai noto e scientificamente accertato che tali specie: a) esercitino un significativo impatto sulle colture agricole di mais, anguria, pomodoro, sui frutti in neoformazione e su quelli pre-raccolta, con danni economici rilevanti;
b) determinano un danno economico anche nelle aziende faunistico venatorie per i sopra esposti motivi;
c) hanno dimostrato un crescente e forte senso di adattamento ed una spiccata intelligenza, essendo in grado di vincere e superare già dopo pochi giorni le iniziali paure nei confronti dei metodi ecologici pur preventivamente esperiti (dissuasori acustici c.d. cannoncini, palloni “predator”, nastri colorati, stampi di rapaci, dissuasori chimici, ecc.);
d) l’ISPRA si è già espressa favorevolmente per l’attuazione di analoghi piani, in questa provincia e in molte province confinanti dell’Emilia Romagna e della Lombardia (ma non solo);
e) la sola attuazione, pur preventivamente esperita, dei metodi ecologici e delle gabbie trappole tipo “Larsen”, non ha consentito un efficace e sufficiente controllo dei danni, soprattutto in prossimità di territori con peculiari problematiche (presenza di discariche, punti di raccolta rifiuti non controllabili, aree di ripopolamento e cattura, forti densità di Cornacchia grigia ecc. nonché spiccata diffidenza delle specie bersaglio nei confronti delle gabbie trappola”.
I cacciatori hanno così concluso la loro lettera, confidando in una favorevole e tempestiva valutazione e condivisione della richiesta espressa e in considerazione dei positivi riscontri rendicontati negli analoghi piani adottati negli anni precedenti, rinnovando la loro massima disponibilità per una concreta collaborazione. Restiamo in attesa della risposta!
( 28 aprile 2016 )
ANUU