Il colombaccio è un selvatico che offre la possibilità al cacciatore di misurarsi in una tipologia di caccia che prevede l’uso di altane. Alcuni esperti affermano che il cacciatore è come se si dovesse mettersi sullo stesso piano di questo uccello, salendo in quota tra le fronde degli alberi. Di seguito verranno spiegati la morfologia, le tecniche, le armi e le munizioni adatte a questo tipo di caccia.
La caccia al colombaccio offre sensazioni uniche e straordinarie, considerati gli strumenti che si adottano per insediare questo uccello. Le altane sono un esempio di quanto sia affascinante insediare il colombaccio, poiché utilizzando quest’ultime è come se ci mettesse sul suo stesso livello, rimanendo in attesa a qualche metro di altezza dal suolo.
Conoscere questo uccello dal punto di vista morfologico, le sue abitudine alimentari e gli spostamenti che effettua per le migrazioni, può essere un’arma in più per il cacciatore che decide di dedicarsi a questo tipo di caccia. Il colombaccio è una specie di uccello appartenente alla famiglia dei Colombi. È la più grande e più diffusa specie di colombi nel continente europeo.
Il colombaccio è lungo dai 40 ai 42 cm. La sua apertura alare è compresa tra i 75 e gli 80 cm, arrivando a pesare 460/570 grammi. Il petto è rosa-grigio un po’ più chiaro, mentre il collo presenta le caratteristiche macchie bianche su un manto verdastro. Con le ali aperte si possono riconoscere le fasce trasversali bianche, le quali sono il principale segno di riconoscimento e di distinzione dalle specie simili, come il piccione comune e colombella.
Il colombaccio è diffuso non solo in Europa, ma anche in Medio oriente , nel nord della Scandinavia e in Islanda, nella zona del Mar Nero per trovarlo nelle regioni settentrionali della Tunisia,dell’Algeria e del Marocco.
Sebbene la corporatura sia un po’ rotonda, il volo del colombaccio è veloce, diretto e soprattutto consente a quest’ultimo di cambiare rotta e di fuggire in caso di necessità. Nel momento in cui spiccano il volo, i colombacci producono un rumore sonoro molto particolare. Infatti, la sua “voce” è costituita da 5 sillabe, di cui le ultime 2 leggermente separate dalle prime tre: si potrebbe scrivere come “du-dùùùù-du… du-du”.
Il colombaccio si sposta in stormi molto numerosi alla ricerca di cibo. Si nutre in particolare di semi, bacche, pomi, radici e talvolta piccoli invertebrati. Durante l’autunno e in inverno mangiano soprattutto i frutti dei faggi e le ghiande delle querce.
Il colombaccio lascia le regioni più settentrionali d’autunno per poi farvi ritorno in primavera, mentre nell’Europa centrale e meridionale è stanziale. In questi ultimi anni, delle significative popolazioni si sono stanzializzate anche in Italia, con un progressivo aumento della popolazione nel nostro territorio.
In Italia il Colombaccio nidifica ampiamente, dal comparto alpino e lungo tutta la penisola e nelle isole maggiori, ma con una distribuzione frammentata in quest’ultimo caso. Il colombaccio migra regolarmente attraverso l’Italia anche per trascorrere l’inverno nelle aree più miti, quindi verso il sud. Il periodo di riproduzione in Italia si è riscontrato dalla prima decade di aprile all’ultima decade di ottobre.
La migrazione post-riproduttiva comincia a settembre per poi terminare nel mese di novembre, con un picco nel mese di ottobre; la migrazione pre-nuziale accresce tra febbraio e l’inizio di maggio, con massimo sviluppo in marzo ed inizio di aprile. Il colombaccio, essendo un uccello di discrete dimensioni, è dotato di un volo molto veloce e sospettoso, il cui piumaggio particolarmente fitto sul petto fa in modo che questo uccello risulti, in una certa misura, discretamente resistente al colpo di fucile. La caccia al colombaccio presume alcune tipologie specialistiche, come la caccia con gli zimbelli e la caccia ai valichi, e situazioni generiche come quando passa sopra nel momento in cui si caccia il fagiano o la beccaccia.
La caccia con gli zimbelli è un caccia molto tradizionale che conserva un certo fascino per l’organizzazione necessariamente perfetta e per il gioco che i volatili ammaestrati effettuano per attirare ed invitare i colombacci in volo a posarsi su alberi appositamente potati. Il cacciatore, nascosto tra le fronde dell’albero, esce allo scoperto solo nel momento in cui decide di puntare e sparare al a colombaccio: in questo caso occorre una buona mira ed una serie di due o tre colpi per abbattere il volatile.
In questo caso si devono calcolare, in maniera approssimativa, distanza, velocità e traiettoria del colombaccio per abbatterlo, quindi molta esperienza. I fucili non devono avere caratteristiche particolari, ma solo canne di media lunghezza con strozzatori medi. Il discorso cambia quando si parla della caccia ai valichi, dove le distanze di tiro diventano più lunghe e gli uccelli volano più velocemente. In questo contesto, oltre ad un appropriato munizionamento, servono fucili magnum con canne piuttosto lunghe da 71/75 cm e con strozzature molto “alte”. Un fucile semiautomatico è considerata l’arma d’eccellenza sia per la possibilità di sparare il terzo colpo, che spesso diventa necessario per gli uccelli molto resistenti, sia per il minore effetto di rinculo rispetto alla doppietta ed al sovrapposto.
Il colombaccio, considerato un uccello robusto e grande incassatore, richiede munizioni del calibro 12 pesanti o magnum, mentre il piombo tipico potrebbe essere il 6, anche se alcuni esperti affermano che sia il 7 che il 5 possano andare bene.
Infine, il cane è lo specialista nel recupero dei colombacci che vengono abbattuti: deve trovare la traccia del selvatico abbattuto e riportarlo indietro dal proprio padrone. Il cane diventa essenziale in questo tipo di caccia.
In bocca al lupo!