Di seguito riportiamo la lettera dell’ACMA (Associazione Cacciatori Migratori Acquatici): “Ormai è iniziata anche quest’anno la stagione dei calendari venatori. Si può dire che negli ultimi anni per i cacciatori italiani esistono due stagioni distinte in cui devo dare il meglio di loro, quella venatoria e quella dei calendari venatori. ACMA per le specie acquatiche e FIDC in generale lavorano costantemente 365 giorni l’anno per permettere a tutti noi di cacciare nel miglior modo possibile. Non è spesso facile, perché ci troviamo ad interloquire con persone a volte poco preparare se non addirittura in malafede nei confronti della caccia.
La burocrazia e le problematiche diventano anno dopo anno più numerose e complesse, ma i successi e le possibilità di continuare a cacciare dignitosamente non mancano. Spetta a noi tutti, dal singolo cacciatore alle associazioni venatorie, dare il massimo per creare una situazione più favorevole in futuro. Ci teniamo a chiarire che per noi di ACMA non esistono specie di uccelli acquatici di serie A o di serie B, noi lotteremo sui calendari venatori affinché tutte le specie cacciabili vengano inserite. Anche se un solo cacciatore in una Regione è interessato a cacciare una specie e può farlo, per noi va assistito e difeso.
Questo non per mera goliardia venatoria, ma perché i cacciatori di acquatici fanno degli sforzi enormi economici e non solo per mantenere zone umide che aiutano però anche tutte le specie non cacciabili e che godono di questi ambienti. Porre dei limiti forti alla caccia agli acquatici significa rischiare di perdere migliaia di ettari di zone umide create e gestite dai cacciatori e quindi mettere in crisi un sistema già fortemente alterato e limitato dall’agricoltura industriale come quello appunto delle zone umide. Nello specifico in merito alla prossima stagione venatoria 2022/2023 stiamo assistendo da parte di alcune Regione ad un atteggiamento rischioso per il mondo venatorio e per l’ambiente naturale.
Il procedimento per l’attuazione di un calendario venatorio prevede che ogni Regione debba preparare una bozza, dopo essersi confrontata con tutte le associazioni interessate, inviarla all’ISPRA, aspettare il parere di risposta (40/50 giorni) e poi pubblicare il calendario ufficiale con eventuali motivazioni tecnico/scientifiche aggiuntive nel caso in cui si discostasse dal parere di ISPRA (tutto ciò possibilmente entro il 15 giugno). Sappiamo bene quanto negli ultimi anni siano diventati ingiustificatamente restrittivi questi pareri. Perciò la strategia migliore da seguire deve essere quella di inserire tutte le specie cacciabili nella bozza del calendario ed attendere il parere di ISPRA, altrimenti se noi inviamo già una bozza senza alcune specie come sta accadendo in alcune Regioni per la moretta, il combattente, il moriglione e la pavoncella, ci esponiamo ad una serie di problematiche inutili ed evitabili.
Ricordiamo come la stessa ISPRA abbia ritenuto importanti le attività di mantenimento di zone umide da parte dei cacciatori per queste specie. Per la moretta ed il combattente, per esempio, se queste specie vengono inserite successivamente in calendario e non si ha un parere di ISPRA ci si espone a facili ricorsi. Quindi perché autoeliminarsi due specie invece di inserirle nella bozza ed aspettare il parere? Non capiamo questa posizione autolesionista, considerando il fatto che non esiste assolutamente alcun rischio di infrazione come insinua erroneamente qualche associazione animalista per intimorire le Regioni. Sono specie certamente con qualche problema e che quindi vanno inserite in calendario con i giusti limiti di carniere, ma nei quali confronti nessuno, neanche la Commissione Europea, ha chiesto di chiudere la caccia.
Per il moriglione e la pavoncella il discorso è diverso ed è ormai risaputo da tutti che per essere cacciati necessitano di un Piano di gestione Nazionale che deve essere scritto da ISPRA in accordo con le Regioni, ma che dopo tre anni non è stato ancora pubblicato. Spetta quindi alle Regioni stesse farsi carico di sollecitare il MISE e ISPRA per l’immediata applicazione di questi Piani, al fine di tutelare una categoria che mantiene delle zone umide meravigliose a sue spese e che senza l’interesse venatorio andrebbero perse. Inoltre le Regioni si eviterebbero numerosi problemi di pressioni e ricorsi.
I cacciatori Emiliano-Romagnoli portano avanti una tradizione di caccia in queste zone umide secolari. Hanno ripristinato cave di estrazione e terreni agricoli al fine di tutelare l’avifauna acquatica e non solo. Stanno partecipando a progetti di ricerca importanti sugli abbattimenti, sui censimenti ed anche sulla raccolta delle ali. Abbiamo salvato con le nostre mani decine di uccelli nella Valle della canna. Insomma i cacciatori stanno facendo la loro parte, ora spetta alla Regione aiutarci a mantenere questi luoghi naturali. Nello specifico proponiamo che la Regione Emilia-Romagna:
• Solleciti il MITE ed ISPRA al fine di pubblicare ed applicare, in accordo con le Regioni tutte, i Piani di gestione nazionale per le specie Moriglione e Pavoncella entro l’inizio della stagione venatoria 2022/2023.
• Chieda ad ISPRA un nuovo parere per la caccia alle specie Combattente e Moretta comune per la stagione 2022/2023 al fine di inserirle nel prossimo calendario venatorio.
• Nello specifico per la specie Moretta di aprire la caccia per un periodo limitato dal 1° novembre 2022 al 31 Gennaio 2023. Di limitare il carniere come 3 capi giornalieri e 10 stagionali. Di consentire la caccia a questa specie solo da appostamento fisso e temporaneo o in alternativa in qualsiasi forma di caccia, ma solamente a cacciatori formati per la caccia specifica a questa specie.