Caccia in Abruzzo: l’assessore Febbo dice basta a speculazioni e polemiche riguardanti la questione del modificato Calendario Venatorio regionale, “Bambi lasciamolo alle favole”.
L’assessore regionale alla Caccia della Regione Abruzzo, Mauro Febbo, ha voluto smorzare le discussioni generate intorno alla questione del nuovo Calendario Venatorio per la stagione 2012-2013 dai soliti ambientalisti e da alcuni esponenti politici. Si legge nella nota di Febbo, “Negli ultimi giorni si è assistito ad una campagna denigratoria nei confronti del sottoscritto e del presidente della Regione Gianni Chiodi mistificando la realtà e, ancora più grave, strumentalizzando “personaggi” come Bambi, che nell’immaginario collettivo richiamano esclusivamente al mondo delle favole molto caro ai bambini.
All’indomani dell’approvazione del nuovo calendario venatorio, una parte minoritaria di ambientalisti e animalisti hanno cercato insistentemente di rovesciare e screditare il lavoro e il contenuto del Calendario realizzato dai tecnici degli Uffici regionali seguendo le linee guida delle normative nazionali ed europee nonché i dati scientifici forniti dall’ISPRA. Lavoro svolto anche dopo due conferenze di servizi alla presenza delle Associazioni Venatorie e ambientaliste, organizzazioni agricole e mondo sanitario per accogliere parte delle richieste e delle modifiche apportate. Il lavoro svolto dal sottoscritto unitamente alla Direzione Caccia serve per dare risposte certe per una corretta gestione delle popolazioni di ungulati (Cervo, Capriolo e Cinghiale), così che le Province eventualmente possano predisporre propri regolamenti.
Sia chiaro che né l’assessore alla Caccia né il presidente della Regione né la giunta né l’intero Consiglio Regionale intendono praticare abbattimenti più o meno indiscriminati sugli ungulati, benché meno su cervi e caprioli, attualmente non cacciabili in Abruzzo, ma compito della Regione è attuare una corretta gestione delle popolazioni selvatiche ai fini di un equilibrato rapporto fra esse e le realtà agrosilvopastorali oltre che con le altre specie selvatiche.
Oggi vi è l’urgenza di un censimento e di uno studio appropriato delle popolazioni di questi animali che notoriamente provocano danni incalcolabili alle coltivazioni, nei boschi, ai coltivatori e, in alcuni casi, come viene segnalato da autorità forestali e sanitarie, sono anche portatori di malattie che devono essere individuate e aggredite.
L’Abruzzo non ha inserito nessun prelievo e/o abbattimento di Cervi e Caprioli nel proprio calendario venatorio come si è cercato e si cerca di far passare.
Mentre mi risulta e denuncio come in altre Regioni governate da una certa parte politica (Rifondazione Comunista più ambientalisti) come la Toscana, Marche, Emilia Romagna, Umbria e Puglia dove, a differenza dell’Abruzzo, hanno inserito e regolamentato il prelevamento dei Cervi e Caprioli. Come mai gli animalisti, il Wwf e i consiglieri Acerbo e Caporale non gridano allo scandalo nei confronti di queste Regioni dove governano? Come mai non richiamano e protestano contro le politiche del presidente Vendola e del presidente Errani? Loro sì che “sparano a Bambi!
Quindi è del tutto evidente che si è cercato solo di strumentalizzare un argomento per travisare la realtà e montando un enorme falsità fino a scomodare il mondo delle favole. D’altronde, a riprova del buon lavoro svolto, finanche i gruppi consiliari di opposizione in Regione (Pd, Idv e Udc) non hanno cavalcato la strumentalizzazione politica di una parte politica (animalista e ambientalista) ancora arroccata su posizioni di retroguardia e anacronistiche. Spero vivamente che quando appena dichiarato faccia definitivamente chiarezza ristabilendo la verità dei fatti e documenti alla mano dimostri la volontà il lavoro svolto dalla Regione Abruzzo.
In ultimo mi auguro che venga ritirato il sondaggio avanzato da un prestigioso e autorevole quotidiano regionale che, né sono convinto, è stato informato in maniera erronea e non documentata. Pertanto invito tutti a ripristinare la realtà dei fatti ed a un sereno confronto e non utilizzare più certe notizie evitando al tempo stesso di alimentare un triste sensazionalismo”.
17 ottobre 2012