Caccia: Abruzzo, prosegue polemica su Calendario Venatorio; Mauro Febbo contro l’assessore regionale Pepe, “La caccia è divenuta merce di scambio con il mondo ambientalista”.
“La vicenda del Calendario Venatorio 2015 rischia di diventare, per la Regione Abruzzo, il tipico esempio di fallimento politico e tecnico, addebitabile, senza tema di smentita, a scelte sbagliate, anche nei tempi che hanno determinato, e quello sarebbe il minimo, non solo enormi e irritanti ritardi nella sua compilazione ed uscita, prevista dalla normativa per il 15 giugno ed arrivata con 2 mesi di ritardo. Ma soprattutto hanno generato problematiche tali da meritare una meschina figuraccia, riassunta tutta nel parere Ispra appena arrivato e nella repentina marcia indietro di chi aveva redatto la proposta. È la sconfitta totale, l’ennesima, dell’amministrazione regionale”. Questa la dichiarazione perentoria del presidente della Commissione di Vigilanza Mauro Febbo, il quale chiede all’assessore regionale Dino Pepe “come ci si sente ad aver proposto un calendario venatorio completamente massacrato da un parere Ispra sfavorevole sul 70% del contenuto e che bacchetta in maniera inconfutabile la regione su passaggi che definire semiprofessionistici sarebbe un eufemismo”.
“La cosa più eclatante” spiega il presidente “riguarda la Zpe con l’allargamento dei vincoli della “zona di presenza stabile dell’orso”, la cosiddetta zona C1, non solo a tutto il territorio definito di “presenza occasionale – C2”, ma anche ad altre aree oggetto di tutela per il plantigrado includendo ampi territori come l’altopiano dell’alto Sangro e territori ricadenti nei comuni di Anversa, Bugnara, Introdacqua Rocca Pia e Pettorano che prima non erano ricompresi della Zona di protezione esterna del Parco D’Abruzzo”.
“Nel merito nella proposta di calendario presentata all’Ispra – prosegue – la Regione ha fatto credere ad alcuni che si poteva esercitare la braccata aumentando il numero di cani per la caccia alla lepre e alla volpe. Niente di tutto questo. Dopo il parere è tornata indietro inserendo molte delle prescrizioni presenti nei precedenti calendari venatori ma è stato inserito, appunto, l’aumento dell’area oggetto di tutela per l’orso. Oggi, in questi territori, la caccia al cinghiale è possibile solo con la tecnica della girata e con un cane abilitato Enci”. “Dove troveranno questi cani» si chiede Febbo «le squadre di cinghialai che dall’oggi al domani si sono visti calare questa nuova prescrizione? Per l’abilitazione di un cane sono necessari almeno 2 anni. Ma soprattutto vogliamo sapere dall’assessore Pepe una cosa: sulla base di quali dati scientifici e di quale relazione tecnica è stata riperimetrata la nuova zona di caccia per la tutela dell’orso da parte della regione Abruzzo?”.
“Come sarà possibile – aggiunge – contrastare l’aumento del cinghiale in queste aree? Specie che non crea problemi solo alle colture agricole ma è anche un forte competitore alimentare dell’orso. A noi piace parlare con il supporto delle carte e dato che la relazione tecnica allegata è priva di qualsiasi riferimento al lavoro del tavolo ministeriale sul Patom, siamo più che convinti che quello che asserivamo tempo fa oggi trova conferma: l’abbandono del tavolo tecnico ristretto per la caccia in Zpe è stato volontariamente deciso per consegnare agli ambientalisti tutte le decisioni provenienti dal Ministero”.
“Queste manovrine da dilettanti – chiarisce Febbo – rese possibili dalla assoluta immobilità di qualche venditore di fumo che nel frattempo ha illuso tutti i capisquadra della zona che si sarebbe tornati indietro, ed attuate dai rappresentanti della Regione inviati a Roma con tanto di verbale pubblicato sul sito, i quali richiedevano fantomatiche riperimetrazioni dell’area Patom già nel mese di maggio di quest’anno, saranno svelate al momento in cui leggeremo le relazioni, dato che ci pare assurdo che in poco più di due mesi un assessorato regionale, senza nemmeno la legittimità, cancelli un lavoro durato anni al Ministero e che aveva portato illustri scienziati ad elaborare un modello riconosciuto anche dall’Ispra”.
“Consegnando agli ambientalisti tutto il futuro del Patom – asserisce poi – Pepe e la giunta hanno decretato, in interi territori dell’aquilano, la fine delle tradizionali forme di caccia abruzzesi, hanno bloccato la possibilità di praticare forme meno impattanti di prelievo come la mini braccata e hanno consegnato al mondo animalista fondamentalista la sorte della gestione. Ma non basta, hanno aggiunto la beffa della traslazione dei periodi dell’attività venatoria a gennaio: “doppia fregatura” sia per l’orso, che per i cacciatori, la maggior parte di quelle zone, infatti, sono innevate a gennaio, altro mese rubato alla caccia senza nessun motivo”.
“A leggere la proposta di calendario – va avanti – sembra quasi che si sia svenduto il cinghiale per la lepre, ma a leggere il calendario finale invece si ha la certezza che chi è rimasto fregato è solo il cacciatore cinghialaio e che ci si sia svenduti pure le mutande. Qualcuno ora dovrà spiegarlo ai capisquadra di Sulmona e dell’alto Sangro”.
Ma sono anche altri i quesiti del consigliere di Forza Italia che infatti chiede: “Come è possibile che l’Ufficio Conservazione della Natura della regione Abruzzo, che si occupa dell’istruttoria delle Valutazioni di incidenza ambientale sui calendari venatori e che da sempre ha censurato le proposte dei calendari varati dalla giunta Chiodi facendo riferimento al parere Ispra, oggi abbia potuto addirittura aggiungere allo strafalcione della riperimetrazione dell’area Patom, anche la chicca del reinserimento della braccata con due cani nel mese di gennaio in tutta la zona di protezione esterna del Parco d’Abruzzo, l’area più delicata per l’orso? La proposta è pubblicata anche sul sito della Regione ed è stata pesantemente censurata dall’Ispra”.
“Dilaniante appare inoltre – continua – la sfilettata dell’Ispra quando ricorda che cosa si intende per caccia di selezione. Ci pare sia rivolta a qualcuno di Teramo che senza avvertire Pepe delle conseguenze, si sia inventato nella prima versione del calendario un parere sui piani di abbattimento selettivo al cinghiale, previsti fuori dai periodi di calendario e destinato alla riduzione dei danni alle colture agricole, non previsto dalla legge, salvo poi destinare alle province, che tra poco scompariranno come competenza in materia, la scelta delle forme di selezione. Così non solo si stavano massacrando le altre Province che non hanno seguito l’iter di Teramo ma ci si stava accollando poteri illegittimi. Pura follia per interessi particolaristici, poi rientrata, visto che era ridicola”.
“Cosa faranno le associazioni ambientaliste e animaliste – conclude Febbo – vista anche la pesante provocazione fatta loro dalla Regione con il calendario venatorio, reinserendo la canapiglia e il codone come specie cacciabili che non sono di nessun interesse venatorio? È un quesito lecito perché se dovesse accadere che nessuno lo impugna nonostante gli strafalcioni certificati dall’Istituto di protezione del Ministero con tutti i punti in cui si rimane inadempienti rispetto al parere, avremmo la conferma della certezza maturata l’anno scorso: che la caccia è divenuta merce di scambio con il mondo ambientalista, e che quindi si può tranquillamente eliminare la braccata nell’alto Sangro, si possono inventare i corridoi faunistici senza confronto, così come si può anche arrivare a perimetrale un parco della costa teatina con cartine di 100 anni fa”.
( 26 agosto 2015 )
Fonte: AvezzanoInforma