Caccia: Abruzzo, Febbo, “Regione incompetente e ignara dei problemi su caccia, pesca e agricoltura”; la lettera al Ministero palesa gravi lacune, vietata la braccata senza dati e giustificazione tecnica.
Il presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo contesta i contenuti della lettera che l’assessore alle Politiche agricole Dino Pepe ha inviato alle Istituzioni nazionali. Lettera che, secondo Febbo, contiene strafalcioni colossali e li evidenzia in una serie di punti. “Innanzitutto – spiega Febbo – non esistono Leggi con cui la Regione ha contenuto i danni; i regolamenti votati nella scorsa legislatura sono stati osteggiati proprio dalla sua parte politica e, nell’attuarli, sono state omesse le forme di controllo verso le province visto che alcune avevano completamente ignorato l’obbligo della redazione dei piani quinquennali.
L’inefficacia non è affatto dovuta alla Legge 157 e alla Legge 394, le quali non precludono nessuna delle azioni stabilite ai fini dello svolgimento della caccia di selezione e del controllo, il cui successo deriva dall’azione delle Province e dai controlli degli enti superiori come le Regioni.
L’equilibrio sostenibile non si ottiene con accordi Regione – Ministero ma mettendo in pratica gli strumenti forniti dalle fonti legislative, più che corretti e completi, usati da tutte le Regioni; le Regioni hanno già in dote dalla Legge l’autonomia gestionale sulla caccia, se non con la limitazione, stabilita dall’articolo 117 della Costituzione e confermata dalle sentenze della Corte Costituzionale 2014 e 2010 per Piemonte e Liguria, dei livelli minimi di tutela, concetto questo che si incrocia con la tutela generale dell’ambiente e che si è espresso laddove alcune regioni hanno tentato di variare l’art. 32 della 394”.
“Ampliare da parte delle Regioni i periodi di caccia – sottolinea Febbo – attiene alle variazioni dei periodi della 157 e cioè alla revisione dei requisiti minimi di tutela, i quali non possono essere variati attraverso l’OFR (Osservatorio Faunistico Regionale): sarebbe anticostituzionale; le norme già distinguono l’attività venatoria da quella di controllo e sono chiarissime; il controllo è già possibile nelle aree chiuse interdette all’attività venatoria ma decide l’ente gestore.
Nella lettera si richiede la possibilità di avvalersi dell’OFR: finalmente si riconosce, con questa richiesta, che ad oggi tale riconoscimento non esiste viste le 3 sentenze di Corte Costituzionale già evidenziate dall’ISPRA (fino ad oggi il centrosinistra detto il contrario). Si richiede l’avvio dell’attività venatoria nelle aree contigue modulando la pressione venatoria: inforno Pepe che le aree contigue oggi in Abruzzo non esistono.
Si confonde la ZPE con le aree contigue, stabilite dall’art. 32 della 394, che sono tutt’altra cosa. Tali aree vanno individuate dalla Regione sentiti i Parchi. Basterebbe non farle finché non viene modificata la Legge 394, inserendo la “residenza venatoria”.
Si chiede l’affidamento alle Regioni delle aree contigue: ribadendo che non esistono ricordo all’assessore che il Consiglio di Stato è stato chiarissimo, come materie concorrenti nell’incrocio con le tutele minime affidate allo Stato, in ragione della mission delle aree contigue occorrerebbe una revisione dell’articolo 117 della Costituzione, per cui il Ministro può fare ben poco. Nessun regolamento supera tale problematica. Anche in caso si facessero appositi regolamenti, se impugnati come accaduto nel contenzioso acceso dall’Atc Sulmona con il Consiglio di Stato si sarebbe eternamente soccombenti”.
“Infine – conclude il Presidente della Commissione di vigilanza – si chiede maggiore coordinamento a livello istituzionale. Ma questa, vorrei dire a Pepe, è una richiesta che sa di presa in giro per il mondo venatorio e il mondo agricolo in quanto la Giunta Chiodi aveva limitato le prescrizioni alla caccia e alla braccata esclusivamente nei territori dove è presente l’orso nei periodi di attività venatoria, avvalendosi degli studi dell’Università La Sapienza e del Ministero, proprio attraverso il Tavolo tecnico ristretto (TTR) del punto B1 sulla caccia dell’accordo Patom.
La Regione, con il suo tecnico nominato al tavolo del Patom, sta annientando i divieti di braccata in maniera indiscriminata decretando la salvezza dei cinghiali e la fine dell’agricoltura ignorando tutti i lavori del Tavolo tecnico ristretto B1, vietando la braccata senza nuovi dati con una cartina che l’assessore stesso ha pubblicato sul sito della Regione. Se ne è reso conto?”.
( 4 settembre 2015 )
Mauro Febbo