Wilderness Italia critica la decisione del TAR Abruzzo di sospendere la caccia ad alcune specie di avifauna per tutelare l’Orso marsicano; “ancora una sconfitta per l’Orso marsicano!”.
L’Orso marsicano non sarà felice della recente ordinanza del TAR dell’Abruzzo che conferma il Decreto cautelare monocratico che sospendeva la caccia ad alcune specie di animali in tutta la Regione, quali Allodola, Quaglia, Tortora, Beccaccia, Marzaiola, Beccaccino, Moriglione e Pavoncella, nonché la caccia tout court nei siti di Natura 2000 (SIC e ZPS) e nelle aree di presenza dell’Orso individuate dal PATOM.
Non si entra nel merito della chiusura delle succitate specie faunistiche, anche se non si capisce per quali ragioni esse, cacciate in tutta Europa, non si possano più cacciare in Abruzzo. Schizofrenia europea, dove ogni Nazione interpreta a modo proprio le Direttive? Di questo saranno le organizzazioni venatorie ad occuparsi, se vorranno (e finalmente!) mettendo in campo i loro uffici legali, mentre a noi interessa più la questione dell’Orso bruno marsicano per difendere il quale il giudice ha ritenuto di applicare nei SIC un divieto che nelle Direttive europee non è richiesto, di fatto “legiferando” come probabilmente prevedono le norme in materia di cui non si è a conoscenza e per le quali anche non si entra nel merito.
Per assurdo, mentre per impedire gare di Enduro e progetti fotovoltaici non si è ritenuto di fare appello ai dettami delle Direttive europee sui SIC e ZPS (e la competenza è, ed era, indiscutibile!), ciò lo si sta facendo in tutta Italia per la pratica venatoria! Ma tant’è. Questo è l’ambientalismo di maniera esistente nel nostro Paese, dove l’animalismo è ormai imperante e della conservazione degli spazi naturali ci si occupa sempre meno. Un’assurda interpretazione tutta e solo italiana, che sembra voler ricalcare quella sulle zone umide RAMSAR (in Italia esistono le uniche paludi al mondo inserite in questa categoria di “aree protette” che per rispetto a detta convenzione internazionale sono chiuse all’attività venatoria (in Alaska si caccia persino in aree RAMSAR di Rifugi Faunistici!).
Intanto il problema fondamentale resta; ovvero, per difendere l’orso si è impedito che la presenza del Cinghiale, almeno nella zona esterna al Parco, sia ridotta come meriterebbe (benché interventi coordinati andrebbero anche effettuati nell’interno del Parco Nazionale, se veramente si volesse salvare l’Orso marsicano dall’estinzione). Non crediamo proprio che l’Orso, se mai fosse in grado di pronunciarsi, si dichiarerebbe soddisfatto di questa “vittoria” degli ambientalisti anticaccia!
Certo, l’orso quest’anno non sarà quindi disturbato dai cacciatori (che peraltro con le loro braccate lo avrebbero caso mai spinto a rientrare nei limiti del Parco, dal quale si sta sempre più allontanando e non certo per colpa dei cacciatori) quando andrà alla ricerca di mele selvatiche ed altra frutta, mele selvatiche ed altra frutta, faggiola, ghiande, tuberi ed ogni risorsa alimentare che non troverà più per la presenza del competitivo Cinghiale (specie peraltro ibrida e meritevole di essere del tutto eradicata) che a causa del numero eccessivo di capi sta spazzando via tutte le risorse alimentari, col risultato che anche a primavera l’orso resterà a bocca asciutta e proprio in uno dei periodi dell’anno più critici per la sua esistenza, quando le risorse naturali scarseggiano.
Il giudice è stato chiamato in causa dagli ambientalisti anticaccia che, per battere i cacciatori, hanno sfruttato l’Orso marsicano; ed ha ovviamente emesso un suo giudizio; giudizio che non può che essere rispettato dalle autorità, almeno fino a prova contraria di eventuali appelli e ricorsi a nuovi giudici, sperando che siano quelli di “Berlino” che i cacciatori aspettano da tempo (forse invano, con l’aria che tira).
Intanto, alla conclusione dei fatti resta che dei veri problemi dell’Orso bruno marsicano nessuno si interessa; nessuno che si chieda perché questi benedetti orsi sono sempre più presenti nelle aree non protette all’esterno del Parco e sempre meno presenti nella grande area protetta del Parco, come un tempo. Le ragioni le abbiamo già sviscerate in altri comunicati ed è inutile qui rimarcarle. Una cosa è certa: la caccia non c’entra nulla.
Ci hanno detto che quest’anno sono nati una decina di cuccioli; una buona notizia. Il problema ora non è tanto impedire ciò che non è mai successo, ovvero che siano erroneamente uccisi durante le battute regolari e legittime di caccia, quanto il predisporre l’ambiente a che quelli che giungeranno alla primavera possano poi sopravvivere. L’ordinanza di questi giorni del giudice monocratico non va certo verso questa direzione.
Anzi, temiamo che quel bracconaggio di cui ogni tanto si ventila e che in Abruzzo non c’è storicamente mai stato (altrimenti gli orsi si sarebbero estinti cento anni fa!), così come avvenne per il brigantaggio dell’epoca postunitaria, si ingrossi di cacciatori (ma anche di agricoltori, allevatori e semplici proprietari di orti e pollai) delusi ed irritati da un provvedimento che nella sua legittimità essi non potranno che considerate punitivo e vessatorio verso di loro per una colpa che è di altri e, per certi versi, che risale ormai a molti anni addietro ed a personaggi oggi quasi dimenticati.
Al termine di questa stagione venatoria 2012-13 si canterà forse vittoria, sostenendo che nessun orso sarà stato “conteggiato” tra gli uccisi; in tal caso ignorando che di uccisioni durante il periodo e la legittima attività di caccia negli ultimi 70 anni non ne sono mai state registrate! Ancora e per l’ennesima volta, è proprio il caso di dire, che Dio salvi l’Orso da chi dice di amarlo…
Associazione Italiana Wilderness
15 ottobre 2012