Fino a qualche anno fa, quando la vita di giovane universitario mi permetteva di allenarmi al tiro a volo e sparare in un anno migliaia di cartucce, i tordi allo spollo, quando finalmente andavo a caccia, mi sembrava fossero quasi…fermi! Il colpo d’occhio, la gestualità, il tiro di stoccata erano per me il pane quotidiano di un hobby che a caccia mi restituiva in soddisfazione e divertimento tutto l’impegno con cui mi dedicavo al piattello. Negli ultimi anni il tempo libero si è striminzito sempre più, la caccia in tutte le sue fasi ha assorbito ogni energia e per il tiro a volo non c’è più spazio. A fronte di poca nostalgia ho riscontrato però un certo decremento delle mie performance di tiratore. Ho quindi sperimentato su di me un’ovvia scoperta: per sparare bene serve un (certo) allenamento!
E se questo è valido per le munizioni spezzate a maggior ragione lo è per il tiro a palla, dove il rapporto preda-piombo è 1:1 e le possibilità di sbagliare sono infinitamente superiori. La ricerca del tiro efficace è un passaggio immediatamente consequenziale al precedente concetto. Non solo il proiettile dovrà intercettare la preda in qualche punto (come la rosata ci ha educato a pensare) ma, se non in un punto, in una specifica regione del corpo dell’animale, affinché il colpo, certamente e rapidamente mortale, possa definirsi anche pulito.
Un ulteriore aspetto che suffraga la necessità di allenamento è la confidenza con l’arma. Questo passa in prima battuta attraverso la maneggevolezza con cui la si adopera, la si carica, scarica, trasporta, punta. Non di rado mi sono imbattuto a caccia in persone che mostravano un certo impaccio nel maneggio della loro nuova (o meno!) carabina, notando con disappunto e talvolta con un po’ di spavento la poca sicurezza o la troppa disinvoltura con cui la canna, ad esempio, veniva rivolta verso cani o persone, o nel macchinoso processo di inserimento o rimozione delle cartucce! Confidenza con l’arma è anche imparare a conoscere le sue prestazioni e il comportamento delle palle a varie distanze. Allenare l’occhio all’uso di sistemi di puntamento come punti rossi e ottiche, controllandone, anche più volte l’anno, la taratura. Sparare su carta, al poligono, non è certamente emozionante o avvincente come la caccia vera, ma è un passaggio utile per gestire con maggiore consapevolezza le proprie performance sul terreno di caccia. Per chi pratica la caccia in braccata, l’incontro col setolone non è scontato ad ogni battuta.
Non a pochi è capitato di non aver avuto occasione di sparare al cinghiale in corsa per mesi e mesi e poi, nel fatidico momento atteso da tempo, faccia a grifo con il desiderato animale, l’emozione, l’imprevisto e, diciamolo pure, la mancanza di allenamento, hanno trasformato un possibile sogno in un vero incubo: la famigerata padella. Allenarsi a sparare sulla sagoma di cinghiale corrente è a mio parere molto utile: rende quasi automatico quel complesso intrico di riflessi e movimenti che tanto servono in battuta. Non è possibile per la maggior parte di noi imparare a sparare direttamente sull’animale. Gli incontri sono decisamente troppo pochi e sporadici e l’approccio, oltre che poco etico, sarebbe fallimentare.
Tali riflessioni, da tempo nella mia mente, si sono rafforzate dopo un divertente e istruttivo pomeriggio trascorso nel poligono personale dell’amico Raniero Testa. Il pretesto della mia incursione è stato la taratura dell’Aimpoint Micro-H2 montato sulla nuova Browning Bar Tracker HC. Un’accoppiata che si è rivelata una bellissima esperienza e che mi ha dato soddisfazioni ma, soprattutto sui primi tiri, anche qualche bastonata sulle orecchie! I primi tiri non perdonavano l’imperizia ma, dopo una decina di colpi, la maneggevolezza dell’arma e la precisione del red-dot mi hanno fatto divertire non poco!
La performance dell’amico recordman ovviamente mi ha messo penosamente in ombra, ma come sempre non sono mancati i suoi consigli e suggerimenti. Come i veri campioni, Raniero non è geloso del suo sapere, sa che condividerlo non lo impoverisce ma aumenta la stima nei suoi confronti. Qualche ora di allenamento in buona compagnia mi ha fatto acquisire una maggiore sicurezza e disinvoltura, e una maggiore fiducia nelle mie doti di tiratore. Sebbene nel mio tempo libero preferisca di gran lunga sbinocolare o gironzolare nei boschi in cerca di selvatici in carne e ossa, spero nel frattempo di trovare ancora occasione di allenarmi sulla sagoma di cinghiale corrente. Così, quando tra qualche mese incontrerò la bestia nera, impugnando la mia Bar e mirando con il mio punto rosso, di certo mi sentirò più pronto e sicuro, e il colpo, con un po’ di fortuna, finirà nel punto giusto!