Browning Maral in .30-06 Spr: Nuove esigenze venatorie fondate su un certo spirito sportivo hanno spinto la Casa di Herstal a rivedere un progetto aggiungendo un particolare tecnico inedito chiamato ripetizione assistita.
di Emanuele Tabasso
La Casa di Herstal nella sua duplice veste di produttrice di armi sportive con questo marchio e di quelle militari con la notissima sigla FN (la Fabrique Nationale d’Armes de Guerre) aveva iniziato nel 1966 la produzione di un semiautomatico canna rigata tuttora ai vertici della categoria per l’estrema bilanciatura delle sue componenti, dalla funzionalità alla proposta di molti calibri anche robustissimi, dalla maneggevolezza al costo. Il BAR come tutti i suoi concorrenti provvisti dello stesso sistema operativo si sono trovati ultimamente la strada preclusa in alcune zone, specie in Germania, dove si cacciano gli ungulati dalle poste, ma è richiesto l’impiego di fucili a ripetizione semplice e non semiautomatici.
Lasciando da parte per motivi che non stiamo a qui a esaminare le meccaniche a leva o a pompa, l’alternativa al classico otturatore girevole scorrevole è il movimento in linea dove il percorso rettilineo dell’insieme attua lo svincolo della testina dalle mortise di chiusura. Il sistema era appannaggio di fucili militari come Steyr e Schmidt Rubin, oggi lo è di armi da caccia molto in auge come Blaser R93, Merkel Helix, Strasser RS05, mentre sono spariti di scena il Mauser Mod. 96 e l’Acera proprio di Browning: da questo modello prende spunto la nuova realizzazione denominata Maral.
Compiamo ancora un passo indietro precisando che la base rimaneva sempre quella del BAR a cui s’era tolta la presa di gas inserendo un manubrio dimensionato per far compiere con la mano il movimento di va e vieni all’otturatore: forse nel periodo non era ancora così sentita questa recente necessità e oggi s’è approfittato dell’eccellente meccanica per un’innovazione particolare. Svitando le brugole che tengono le due parti della calciatura collegata al castello, un estruso in Ergal fresato, si arriva immediatamente a comprendere le peculiarità e il funzionamento del meccanismo. Diamo intanto un cenno alla canna alleggerita da funzionali scanalature per i due terzi circa della lunghezza, inserita nell’anello e mantenuta flottante: ottima come sempre la rigatura realizzata con il peculiare sistema della fresa di testa, inventato in FN e oggi quasi generalizzato presso altri produttori di vaglia. Sotto alla canna viene mantenuto un blocchetto simile a quello usato per la presa di gas e parimenti troviamo le due aste longitudinali di collegamento al carrello porta otturatore: la sostanziale differenza sta nella loro base di aggancio anteriore che non è più il pistone di trasmissione mosso dai gas, ma un contenitore prismatico entro cui sono piazzati in tandem due rocchetti su cui si avvolgono altrettante molle a spirale, bindelle larghe 15 mm e lunghe 170 e 145 mm, fissate l’una dietro all’altra al blocchetto posto sotto alla canna.
Un’altra variante obbligatoria riguarda l’operatività dell’otturatore: i movimenti sono quelli del semiauto BAR solo che in quest’ultimo si attivano sulla spinta dei gas che insistono sul pistone e di qui sulle aste, mentre nel Maral il tutto funziona con la trazione di un lungo manubrio inserito nel fianco del carrello. In tal modo la prima parte di corsa fa ruotare la testina a sette alette svincolandola dalle sedi, poi continuando la trazione si arriva a fondo corsa compiendo l’espulsione dell’eventuale bossolo spento: intanto il contenitore dei due rocchetti ha compiuto anche lui la stessa corsa distendendo le due molle. A tal punto in un normale movimento in linea si riapplica la forza al manubrio rimandandolo l’otturatore in chiusura prelevando l’eventuale cartuccia presente nel caricatore: qui invece basta abbandonare il manubrio e le due molle si riavvolgono nella loro forma a spirale richiudendo l’otturatore. Interessante notare alcune cose. Non si può tacere sulla poca eleganza formale del manubrio, ma la nocca è posizionata appena sopra guardia e grilletto così che la mano ha minimi spostamenti da compiere; il castello chiuso evita qualsiasi contatto fra viso e otturatore, non distoglie la vista dalle mire e dal bersaglio oltre a conferire una sicurezza maggiore in ogni evenienza; la scorrevolezza delle parti in movimento è della solita classe made in Herstal quindi eccellente; il ritorno del complesso avviene con velocità costante creando meno squilibri.
Alla prova di tiro si apprezzano appieno tutti questi fattori insieme alla funzionalità degli altri particolari come lo scatto diretto tarato a 1350 g circa, costante e di buon effetto pur con un saltino d’ingaggio che si percepisce senza troppo fastidio solo nel tiro mirato. L’armamento svincolato dal movimento del carrello avviene tramite tasto esterno, posto sulla codetta superiore, dotato di bottone di svincolo: piuttosto duro da azionare, ma di ottima sicurezza richiede un po’ di attenzione per renderlo silenzioso poggiando un dito sopra al bottone smorzando il click sonoro. Un occhio al caricatore in lamiera sagomata con suola elevatrice in sintetico: risulta facile da riempire a da infilare nella propria sede; ci permettiamo di criticare solo il tasto di svincolo, buon appiglio per rami o azionabile col rinculo se si appoggia l’arma senza troppo curare come. La ripetizione è davvero molto veloce, non ci si squilibra e non si hanno deviazioni dalla punteria. Un colpo d’occhio all’insieme mostra la nota e apprezzata linea con il gradevole apporto dei legni di noce grado 3 belli e lavorati con molta cura.
Dopo alcuni colpi a braccio sciolto sui 50 m per verificare la velocità di riarmo, il ritorno in punteria e lo scatto, non abbiamo potuto esimerci dal provare l’arma anche su distanze solitamente poco consone al tiro di movimento, quello per cui è finalizzata, ma un selvatico fermo in un’ampia radura può sempre capitare e una canna FN deve dire la sua con autorevolezza: la mezza bindella da battuta consente il montaggio di ottiche con lente frontale da 40 mm e una Miroku 3-9×40 ha fatto al caso nostro mostrandosi ampiamente bastante a far risaltare le doti del fucile. Usando munizioni commerciali di livello come le Federal Power Shok con palla Soft Point da 150 grs, in un calibro non certo da tiro come il .30-06 Sprg., si possono avere delle magnifiche conferme come 3 colpi a 100 m in 15 mm e 3 a 200 in 34×13 mm. Le prove hanno quindi mostrato la piena rispondenza di questo connubio nato dalla meccanica del BAR, che vanta oltre un milione di pezzi venduti, e da un indovinato progetto per adeguare la ripetizione alla formula oggi gradita.