Il sovrapposto Browning B 25 cui misero mano con sagacia e scienza Val Browning e il gruppo di tecnici dell’atélier di Herstal, allora con la firma della Fabrique Nationale d’Armes de Guerre, familiarmente detta FN, rimane uno degli esempi più interessanti nel panorama dei sovrapposti realizzati nella prima metà del Novecento. Qui da noi ha goduto dei favori di un vasto pubblico in campo venatorio e, più ancora, in quello tiravolistico dove per anni si è battuto con Perazzi e con Beretta disputando pedane da piattello con una apprezzabile determinazione. Si sa che la competizione e i suoi attori vivono di grande sostanza circondata da una serie di fattori che agli occhi degli esterni paiono minimi, ma che evidentemente rivestono una fondatezza se, facendo tendenza, fanno anche i punteggi. Rammentiamo come in quegli Anni 60 amici del settore indicassero nelle batterie a molle elicoidali la zoppia funzionale del sistema: il ritardo nei confronti di quelle con molle a V fucinate era divenuto inaccettabile. Almeno così si sosteneva. In giro per il mondo comunque l’erede odierno del B 25 continua a macinare cartucce con soddisfazione dei proprietari.
Per il resto canne e bascula, con il grandioso impianto di tenute e chiusure, non prestava il fianco a critiche, anzi poneva tutto se stesso agli apprezzamenti e alle considerazioni di chi ne capiva un po’ di tecnica armiera. Il disegno fenomenale di tutto il complesso aveva bisogno di una realizzazione altrettanto di classe e gli specialisti di Herstal garantivano una lavorazione di alta scuola. Qualche anno fa, ospiti dell’azienda per alcuni giorni di cui conserviamo una memoria stupenda, vedemmo sempre all’opera queste mani sante controllare ancora a nero fumo il basculaggio e la radenza tra le pareti laterali della culatta e i fianchi di bascula insieme alla rispondenza dei tenoni nelle mortise. Non ci dilunghiamo, ma affermiamo che la poesia armiera ancora esiste e alla sede belga della Browning la interpretano a meraviglia.
Ovvio che le condizioni attuali del mercato hanno ridotto i pezzi prodotti su tale classe di raffinatezza e di costo proponendo modelli che, sullo stesso impianto di base, vengono realizzati con qualche risparmio: così quando viene a mano un esemplare di particolare pregio non manchiamo di scattare un certo numero di immagini, giusto per documentare le cose belle o pregevoli nel loro intrinseco valore.
Browning B25 – L’incisione D5
Questo fucile ci è stato sottoposto dal Dr. Paolo Silvano dell’armeria Berrone di Alessandria, cultore e conoscitore di belle armi che riesce a scovare nei luoghi più impensati. La breve storia del sovrapposto in esame verte in particolare sulla sua incisione realizzata dal Capo incisore aziendale dell’epoca, il Maestro André Watrin la cui firma si legge nel minimo cartiglio posto sul bordo inferiore sinistro della bascula. L’allestimento segue le richieste specifiche dell’augusto committente, il re Hassan II del Marocco, con temi non molto consoni al nostro gusto, ma eseguiti con una tecnica e una precisione degni di chi allora dirigeva una delle scuole specifiche più accreditate al mondo. Curioso il motivo dell’esistenza di questo pezzo: dopo aver terminato il primo, quello già prenotato dal monarca, il Maestro decide di proseguire il lavoro realizzando un secondo esemplare uguale al primo.
Il fucile prende così la sua veste e viene regolarmente messo in commercio: venduto probabilmente a uno di quei collezionisti che amano vedere in rastrelliera i diversi gradi e stili di incisione del B 25 approda, dopo parecchi decenni all’armeria Berrone dove il Dr. Paolo Silvano ci illustra con acume e attenzione le particolarità esecutive: dopo aver apprezzato la perfetta dissimulazione delle linee fra parti mobili e parti fisse del dorso di bascula ci si sofferma un momento in più sul mascherone centrale scoprendo come l’occhio destro dello stesso (a sx di chi osserva) sia posto in parte sul prolungamento del piano oscillante di armamento, in parte sul fondo esterno del tenone corrispondente. Tale peculiarità appare solo basculando le canne e quindi muovendo le due parti che, differentemente risultano un tutt’uno. Non sono molte le immagini, ma crediamo siano sufficienti a documentare un’opera tanto inusuale quanto di altissimo livello.