Browning Automatic Rifle – L’anno 2016 si sta avviando al termine e ci è parso bene sottolineare come la data rappresenti il mezzo secolo di vita di un fucile che ha creato una storia: non è stato il primo semiautomatico rigato, la stessa Casa aveva prodotto negli anni fra le due guerre il suo Mod. 35, ma di sicuro è stato il capostipite del nuovo modo di concepire un simile progetto dove vanno di pari passo le caratteristiche che decretano un successo: funzionalità, possibilità di un’ampia gamma di calibri compresi quelli di notevole sostanza, accuratezza progettuale ed esecutiva, eleganza e, da ultimo solo per l’elenco, una quotazione sempre assai favorevole. Il marchio statunitense unito a quello che agli inizi compariva su tali fucili, le due lettere FN sono sempre state affascinanti per gli appassionati delle armi in genere, ha garantito alla clientela l’insieme delle caratteristiche vincenti. Se riandiamo con la memoria ai primi Anni 60 riscopriremo come da noi la canna rigata avesse un ambito assai ristretto con le regioni del nord quale bacino di utenza, e di limitata diffusione, magari un poco di più fra Trentino Alto Adige, la zona montana del Veneto, Friuli e Venezia Giulia. In questi spazi angusti le rigate con movimento classico girevole scorrevole erano del tutto bastanti a svolgere i compiti cui erano chiamate, ma oltre l’orizzonte delle nostre Alpi esisteva da tempo un fermento ben diverso con dovizia di selvaggina e con modi di caccia per noi inusuali: il Nord Europa e soprattutto USA e Canada ponevano a disposizione dei cacciatori panorami del tutto particolari dove affrontare certi tipi di selvatici poteva richiedere un armamento più sostanzioso del solito, pur conservando calibri analoghi, ma disponendo di una celerità di sparo ben superiore: in questi frangenti solo un semiautomatismo, montato in un fucile a canna rigata, assolveva la funzione. L’apertura poi delle zone dell’Europa orientale e dell’Asia, fino alla lontana penisola della Kamciatka, hanno motivato in tante situazioni l’impiego di una simile arma. La BAR si è posta da subito come elemento di spicco nello specifico settore per le sue qualità tecniche unite a una varietà di calibri che inizialmente partivano dal .243 Win. per arrivare al poderoso .338 Win. Mag. per soddisfare ogni esigenza anche su selvatici di grande mole e di robustezza marcata.
La meccanica
E’ noto come la FN ovvero la Fabrique Nationale d’Armes de Guerre sia uno dei due epigoni europei per la fabbricazione di armi militari, con ambito specifico fra quelle leggere dove l’automatismo si pone alla base del funzionamento. La fama di cui godono queste prodotti si fonda sulla scelta delle materie prime, su lavorazioni di estrema accuratezza e quindi un’affidabilità a tutta prova. Se ne può dedurre che da tali studi sia naturalmente derivato il semiauto da caccia con le prerogative di regolarità di riarmo e, insieme, di una fruibilità e di una facilità di gestione allo sparo encomiabili e ben conosciute dagli utilizzatori. Per molti anni il castello prismatico chiuso veniva fresato da un massello di acciaio, successivamente si è seguita la richiesta del mercato optando per un estruso in ergal così da ridurre sensibilmente il peso: il passaggio è stato possibile grazie al sistema di chiusura che vincola l’otturatore a sette alette direttamente nella culatta della canna così da assorbire la maggiore entità del rinculo fra i due elementi in metallo ad alta resistenza scaricandone una parte minima sul castello. Il cinematismo parte da un ugello praticato nella canna a circa 35 cm dall’inizio della rigatura, da cui il gas prelevato sfoga in un cilindro dove muove un pistone collegato, tramite due robuste aste, all’otturatore, un blocco cilindrico composto dal carrello con guide longitudinali inferiori di scorrimento, e dalla testina rotante, uniti fra loro da un piolo che interagisce con una camma inclinata.
All’inizio del ciclo, quindi allo sparo, testa e canna sono uniti e arretra solo il carrello: alcuni mm di corsa e il piolo mosso dalla pista inclinata ruota di circa 60° svincolando le alette di bloccaggio e consentendo a tutto il blocco otturatore di completare la corsa, espellere il bossolo, caricare la molla posta fra le aste, sotto alla canna, e riportare tutto in batteria prelevando la cartuccia nel caricatore. I particolari: l’espulsore è l’usuale nottolino a molla posto nella faccia ribassata della testa, a fianco del foro del percussore, mentre l’estrattore, elemento basilare per il regolare funzionamento dei semiauto, è composto dall’unghia di notevole ampiezza incassata in una delle alette anteriori e registrata da un’indistruttibile molla a filo così posizionata: un giro attorno alla base cilindrica della testina, angolo retto e passaggio entro un foro ricavato sotto a una coppia di alette, inserimento nell’unghia che lavora, per maggior sicurezza, entro un sede a T e con moto ortogonale. Non arriviamo ad affermare che le anomalie siano pari alle possibilità che domani il sole sorga da ponente, ma ci si va molto vicini. In buona sostanza il cinematismo si fonda su questi elementi: punto di presa di gas avanzato per lucrare maggior pulizia e minor temperatura (la combustione è pressoché terminata), minor colpo d’ariete (il diagramma pressorio è già in fase di discesa), masse di una certa entità e con una corsa lunga che assorbono e distribuiscono meglio l’energia con riduzione della sensazione di rinculo e dell’impennamento. Fattori questi esiziali per poter ripetere il colpo mantenendo con una certa facilità il fucile sul bersaglio. La calciatura può essere realizzata in legno e alcune proposte su esemplari di pregio sono straordinarie, così come si passa disinvoltamente al sintetico per sgomberare la mente del cacciatore da ogni remora di maltrattamento nelle condizioni più avverse che si possano presentare: allo zigrino fine si sostituiscono pannelli in gomma ad alta aderenza, il parallelo armiero alle gomme da neve nelle auto, così da afferrare saldamente il fucile con mani sporche di fango, bagnate o con i guanti zeppi di neve. Lo scatto è racchiuso in un pacchetto facilmente separabile per la pulizia e nell’ultima versione dell’arma denominata Mk3 viene adottato il tipo Superfeather Trigger, con eccellenti caratteristiche di leggerezza, prontezza e dominabilità: nei modelli dove prevista la sicura funziona con un pulsante a traversino posto nel rebbio posteriore della guardia, ma in omaggio alla moda attuale, si può avere l’armamento della batteria con il tasto a slitta posto sulla codetta di culatta, quindi il marchingegno funge anche da ottima sicura. Ricordandosi di disattivarlo se non si spara o dopo aver sparato. Sul fianco destro sporge appena la levetta per svincolare l’otturatore dalla posizione arretrata, dove si ferma quando sono esaurite le cartucce nel caricatore: questo può essere fisso o del tipo a pacchetto, molto robusto, e si sgancia tramite un tasto arcuato posto fra la guardia e il fondello. Ancora due novità di questo recente modello sono rappresentate dai calcioli intercambiabili Inflex e dal mirino completamente regolabile, abbinato alla tacca di mira: in entrambi si trovano riferimenti in fibra ottica colorata per una celere acquisizione su ogni sfondo o condizione di luce.
Le linee sono mutate parecchio da quelle originali che hanno tenuto banco per alcuni decenni e che tuttora, agli occhi degli appassionati non giovanissimi, mantengono una classe degna dello stile di J.M. Browning; quelle adottate già da diverso tempo nelle versioni Long Trac e Short Trac, per le due classi di cartucce .30-06 Sprg. e .308 Win., sono figlie della modernità che, giustamente, reclama la sua ribalta. La cura dell’estetica è una componente non trascurabile ed essere riusciti a imporre a una pietra miliare come il BAR questa nuova veste torna a onore dei progettisti di Herstal. Dal castello, sempre del tipo chiuso, alla calciatura, dalle linee accessorie alla canna cilindro conica o scanalata l’insieme è un compendio di grinta e funzionalità. Quanto alle camerature l’offerta sul nostro mercato si è ristretta a quanto effettivamente richiede la massa della clientela: il .30-06 Sprg. è sempre in testa alle preferenze con l’insidia del ritrovato 9,3×62, cartuccia dotata di un fenomenale potere di arresto insieme a un rinculo non fastidioso; insieme vediamo il .300 Win. Mag., il .308 Win., il 7×64, il .270 WSM; fra le tante versioni oggi proposte ci sono quelle macine che soddisfano un numero non trascurabile di cacciatori.
Per concludere
Al giro di boa del mezzo secolo la BAR ha ampiamente superato il milione di pezzi venduti e questo la dice lunga sulla propaganda che il fucile s’è autonomamente gestita: il cliente soddisfatto rimane sempre il miglior veicolo pubblicitario per ogni ritrovato.