Bracconaggio e dintorni: in aumento i casi di caccia di frodo in tutta Italia, il triste primato per il bracconaggio nella provincia di Brescia.
Secondo i dati raccolti dagli animalisti l’81% dei colpevoli di reati contro la fauna selvatica sono cacciatori in possesso di licenza di caccia, mentre solo il 15,5% vanno imputati a bracconieri puri, senza licenza; inoltre circa il 70% del bracconaggio riguarda gli uccelli mentre solo il 30% riguarda i mammiferi tra cui, nella stagione 2013-2014, sono stati uccisi due orsi e almeno 21 lupi sia a colpi di fucile che con altri metodi come trappole e boccone avvelenati. Non da meno sono gli uccelli rapaci che secondo le statistiche sono vittime comuni del bracconaggio, con 121 esemplari di varie specie di rapaci abbattuti a colpi di fucile.
Nella statistica animalista ovviamente non ci sono esclusivamente casi di bracconaggio puro ma anche i reati venatori più semplici come l’uso dei richiami sonori elettromagnetici, per circa il 22%, ormai ubiquitari, seguiti dall’abbattimento di specie superprotette per il 20% ed infine il 12% dei reati riguarda la caccia in zone di divieto come i parchi naturali.
La maggior parte degli episodi di bracconaggio si concentrano nelle province di Brescia (da sempre maglia nera dell’illegalità venatoria) con l’8% dei casi, seguita da Salerno con il 7%, e a pari merito Bergamo, Caserta e Reggio Calabria con il 5%; non è da meno la provincia di Foggia con il 4% mentre le province di Cosenza, Cagliari, Lecce e Napoli si contendono il 3%. Su base regionale invece il primato si sposta al sud con la Campania che detiene il 17% degli episodi di bracconaggio nazionale seguito a poche lunghezze dalla Lombardia con il 15%, la Puglia con l’11% e la Calabria con il 10%. La regione che vanta una sola notizia di bracconaggio accertato in flagranza è la Val d’Aosta.
27 febbraio 2014
Fonte: BergamoNews