Grazie all’amico Carlo Bonardo dell’omonima armeria sita in Bra (CN) abbiamo potuto esaminare e fotografare un fucile Blaser R8 dotato di un’ottica con il marchio della stessa Casa. Non siamo arrivati al punto da completare la terna con la cameratura per una delle cartucce della medesima azienda, ma qui da noi la diffusione degli eccellenti calibri proprietari non ha la diffusione adeguata e quindi, come si dice, non è cosa. Intanto iniziamo a riosservare il Modello R8, una pietra miliare della carabina a ripetizione dove si è riusciti con qualche innovazione a realizzare il magazzino cartucce staccabile, peculiarità decisamente gradita alla maggioranza dei cacciatori che possono così avere il fucile scarico in un attimo, riponendo il pacchetto nella tasca della cacciatora, pronti alla bisogna a riproporsi in assetto di tiro nel volgere di pochi secondi.
Per la verità la soluzione, stante la meccanica ben nota, ha richiesto il coinvolgimento di parte del gruppo di scatto: come si osserva dalle immagini, e come moltissimi avranno ben presente, si ha una lastrina in cui vengono inserite le cartucce, questa si pone nel contenitore prismatico dotato nel fondo di una molla di spinta a balestra e comprensivo di guardia, grilletto, ponticello e congegno di sgancio. L’insieme viene inserito nel fusto di cui segue perfettamente la linea arrotondata. Curiosa la trasmissione del moto di sgancio: il grilletto muove a bilanciere una punta conica sul retro del pacchetto e questa agisce sul cilindretto posto nel castello azionando lo scatto. Prontezza e costanza sono encomiabili e si ha la possibilità di scegliere su tre valori di peso, dai 450 ai 900 g se ben ricordiamo, agendo su un nottolino posto nel rebbio posteriore della guardia.
Castello e otturatore
Si fa presto a dire castello… qui esiste un supporto scatolato con due guide longitudinali e inclinate per favore la centratura dei due lunghi rebbi del supporto otturatore che vi trovano alloggiamento. A tali guide è collegato, tramite un sfilza di viti Torx, il complesso di chiusura ricoperto da una carenatura in lega leggera sagomata. La genialità della meccanica riposa su pezzi a incastro e posizioni sottosquadro del manubrio dotato di movimento a pendolo di pochi gradi, che fa avanzare un cono entro il fascio di dodici lamelle elastiche dentate: queste in espansione si agganciano entro un anello ricavato all’interno della culatta della canna.
Davanti sporge la testina dell’otturatore, un cilindro con faccia ribassata, foro del percussore, nottolino elastico di espulsione ed estrattore a blocchetto dotato di moto ortogonale in incastro a T e molla di registro a filo: funzionalità eccellente e robustezza a tutta prova. La canna reca sotto alla camera di cartuccia due pioli, internamente filettati, da inserire in altrettante sedi del fusto, fissando il tutto con due viti Torx: questa da noi visionata camera il .300 Weath. Mag. presentando una sezione tonda scanalata con tacca di mira registrabile a foglietta, mirino prismatico su zoccolo e flangia a vite in volata per il montaggio del freno di bocca. La calciatura in sintetico verdone segue le linee tradizionali con impugnatura a pistola, nasello alto, dorso lineare di conveniente spessore; il fusto arrotondato prosegue nell’asta dotata di sgusci longitudinali e un accenno di schnabel. Le zone di presa vedono l’aggiunta di pannelli ad alta aderenza come la superficie del calciolo.
Ottica Blaser
Siamo arrivati al cannocchiale da puntamento anch’esso marcato Blaser. I valori in gioco riportati sul tubo dell’oculare riportano 2,8-20×50 iC: siamo quindi di fronte a un’ottica con ampia escursione di ingrandimenti, tale da permettere il tiro in movimento al cinghiale come quello di estrema accuratezza al camoscio o al cervo, così tanto per esemplificare. L’aspetto è imponente anche se abbiamo preferito fotografare il modello con obiettivo da 50 mm anziché da 56 mm proprio per ridurre un poco gli ingombri: la scina facilita il montaggio con l’apposito attacco a sella della Casa.
Nei particolari esterni notiamo le ghiere mobili con le cuspidi della zigrinatura lisce che richiedono una chiusura delle dita un po’ più decisa. Nelle caratteristiche tecniche torna alla ribalta la filosofia tedesca del reticolo posto sul primo piano focale che garantisce un impatto costante al variare degli ingrandimenti: il reticolo è sovrapposto all’immagine prima che questa transiti nelle parti mobili dello zoom. Il fabbricante garantisce con il reticolo fine una copertura esigua del bersaglio anche con ingrandimento a massima potenza. Si torna poi a riscoprire il vecchio effetto telemetro con il selvatico posto fra le barrette orizzontali del reticolo: misurazione empirica, ma pur sempre valida e costante grazie al posizionamento del reticolo, e disponibile in un attimo se non c’è tempo e modo di impiegare il telemetro. Il montaggio di quest’ottica Mod. “iC” sulla carabina Blaser vede in opera un dispositivo composto da un magnete che, al passaggio dell’otturatore per la chiusura attiva l’illuminazione del puntino rosso del reticolo.
Le torrette di regolazione sono bloccabili e ci si porta al punto zero a piacimento sia facendo base sulla distanza di 100 m oppure su quella della GEE, la distanza ottimale di taratura per non avere una freccia positiva superiore a 4 cm. Sulle proprietà delle lenti non spendiamo parole superflue: si viaggia a livelli di eccellenza. A una prossima occasione magari la possibilità di una prova sul campo che prefiguriamo di ottima riuscita.
L’autore ringrazia il Signor Carlo Bonardo dell’omonima armeria sita in Bra (CN) [email protected] per l’usuale cortesia e la messa a disposizione del materiale trattato