I progetti di Horst Blaser confluiti in quello che è divenuto un marchio a sé stante hanno sicuramente rivoluzionato il modo di costruire fucili: in particolare la carabina a canna rigata è depositaria di un sistema totalmente fuori dall’usuale. Può piacere o non piacere, sollevare critiche, dubbi e distinguo, ma su un punto ci si trova tutti d’accordo: la precisione di tiro. Poi vengono altre belle caratteristiche quali la maneggevolezza, il peso ridotto, la facilità del cambio canna disponendo di un ventaglio encomiabile di calibri e di profili esterni, giusto per citare le più evidenti a cui si aggiunge una scelta di calciature dalle impostazioni più varie. Si conclude con la quotazione di vendita, non certo bassa, ma adeguata a quanto una fetta cospicua di clienti ritiene equo spendere per entrare in possesso di quest’arma diventata una finalità obbligata. In una fortunata occasione e grazie al Signor Remo Orologio, distributore delle ottiche Nikon, ci siamo trovati al poligono di Carrù per esaminare una versione della Blaser R8 con canna selezionata e camerata per il classico .308 Win. che viene impiegata dal proprietario nelle competizioni e in uscite venatorie.
Abbiamo quindi a disposizione questo fucile dotato della calciatura in sintetico verde scuro denominata Success estremamente ergonomica nel tiro mirato e parimenti favorevole in quello su bersaglio in movimento come in una battuta al cinghiale: un poco di allenamento per sistemare rapidamente la mano attraverso la trabeazione ricavata fra calcio e impugnatura, passando dall’arma appoggiata alla spalla e la messa in mira, ed il gioco è fatto. Il motivo di tanta facilità nel puntamento risiede nel profilo superiore del dorso che parte con una leggera curva a salire dall’innesto col fusto proseguendo con linea dritta fino al calciolo: la guancia appoggia così su un piano ben elevato portando l’asse dell’occhio a livello di quello dell’ottica favorendo l’acquisizione immediata della lente, in pratica senza sforzi di accomodamento del bulbo. La pistola presenta una forte arcuatura e un’ampia sezione tonda con modellatura ergonomica su cui la mano si sistema in maniera naturale e senza tensioni: un rilievo aggettante inferiore verso la coccia segnala alla mano di non scendere ulteriormente. Il fusto di foggia prismatica, piuttosto ampio e profilato verso la parte dell’asta sottocanna, è il supporto della parte inferiore della meccanica e della canna: ne diamo una descrizione anche se agli appassionati tutto ciò è ben noto.
Il sistema di ripetizione è del tipo in linea: la manetta di apertura, inserita nel carrello mobile, compie prima un moto angolare sul proprio asse per svincolare l’otturatore dalla sede di tenuta, proseguendo poi con la corsa con cui si compie l’eventuale estrazione/espulsione del bossolo con la successiva cameratura di una cartuccia presente nel caricatore. Nel carrello è inserito l’otturatore composto dalla testina incavata e dotata del nottolino elastico di espulsione e di una robusta unghia prismatica per l’estrazione, con ampio arco di presa e molla a filo di contrasto Arretrando troviamo collegato un cilindro in acciaio, dalla forma a clessidra, composto da un anello di base da cui si dipartono dodici lamelle elastiche, vicinissime e separate l’una dall’altra, con apice a dente che, grazie a un cono scorrevole internamente, si dilatano agganciandosi direttamente nel risalto di una corona circolare fresata all’interno della culatta della canna. Il manubrio sporgente dal carrello ha un contenuto movimento pivotante sul proprio asse: una camma interna fa arretrare il profilo a cono cui segue il ritorno delle lamelle alla posizione originale e la possibilità, tirando indietro il manubrio, di far compiere velocemente il ciclo dell’otturatore mentre la stabilità al momento dello sparo è assicurata da un sistema sottosquadra. La testina è mobile, con un ingegnoso sistema a incastro, per sostituirla in base alla serie di cartucce prescelte (tre misure disponibili) e un meccanismo ad alette, posto al fondo della culatta fissata alla calciatura, si solleva automaticamente in caso di svincolo inopinato della chiusura arrestando tempestivamente il carrello.
Le canne Blaser offrono sezioni diverse e profili lisci o scanalati per soddisfare ogni esigenza, così come le camerature seguono i desideri e le mode del momento: qui abbiamo in opera la cartuccia .308 Win., la più richiesta per il tiro e parimenti molto usata anche a caccia, ma si osservano canne per calibri molto particolari. Remo Orologio ne aveva disponibile una scanalata per la cartuccia 7-47 GS, quella che Giani e Sabatti, due nomi che non abbisognano di presentazioni, hanno derivato dalla 6,5×47 Lapua allargando il colletto per una palla da .277 ottenendo una precisione davvero notevole anche a lunga distanza. Il fissaggio canna calciatura è dato da due pilierini integrali alla culatta e filettati internamente: si inseriscono in appositi recessi del fusto dove una culla metallica a misura accoglie la sezione inferiore della culatta stessa fermando il tutto con due brugole ed è intuibile come il ripristino della posizione sia automatico e perfetto. In mezzo a tanta innovazione si posizione adeguatamente il caricatore staccabile, prerogativa del Mod. R8, inglobato nel gruppo di scatto: il complesso, che non ha mancato di sollevare qualche dubbio alla sua presentazione, inserito nell’apposita feritoia ricavata nel fusto, ha dato soddisfazione a quanti mal sopportavano il caricatore fisso. Bloccato in sede da due alette elastiche poste ai fianchi questo marchingegno realizzato in sintetico vede uno scatolato in cui si inserisce il cuore del caricatore, tra l’altro con suola elevatrice a movimento rotante, ricordo del mitico magazzino di Otto Schönauer nelle carabine Steyr del Novecento: è possibile procurarsi più d’uno di questi particolari così da tenere in tasca, già dotato di cartucce, il rapido ricambio. Nello stampo del complesso vediamo la guardia entro cui sporge il grilletto: lo sgancio diretto è quanto di meglio si possa avere su un tale impianto con stacco nitido e pulito senza vizi di sorta. Un cenno al sistema di percussione pensato per sommare la totale sicurezza e la rapidità di intervento: l’armamento della batteria è svincolato dalla manovra dell’otturatore e viene attuato da un tasto posto nella coda della culatta mobile. Premendo si pone in tensione la molla del percussore e si è pronti allo sparo e anche ai successivi perché il complesso rimane armato: se per contro si rimanda il tiro basta una leggera ulteriore pressione sul tasto per farlo retrocedere distendendo la molla. Va da sé che rimandare il colpo e riprendere la marcia senza disattivare la batteria è una situazione di rischio notevole: l’attenzione personale è sempre richiesta per evitare brutte sorprese.
Grazie all’attacco a sella peculiare della Blaser abbiamo potuto provare con speditezza e puntualità tre ottiche Nikon, importate dalla Nital di Moncalieri (TO): la Monarch 7 – 1-4×24, la Monarch 7 IL – 3-12×56 e la Monarch 3 – 6-24×50 SF: c’è tutto quindi dalla caccia in battuta a quella alla cerca a selvaggina varia su diversi terreni a quella decisamente specifica del varmint, per quanto praticabile da noi, al tiro di poligono. In aggiunta alle qualità intrinseche di questi cannocchiali dall’eccellente impianto ottico con reticolo inciso sulla lente e struttura monopezzo con tubo da 30 mm, c’è da osservare un’integrazione apportata dalla Castor, l’azienda creata da Remo Orologio e dal socio Alessandro Castellanelli, sotto forma di torrette balistiche ideate appositamente per le ottiche della marca nipponica, utili anzi necessarie per conseguire certi risultati che Remo mostra nel suo palmares di tiro agonistico. Nel compatto 1-4×24 spicca la pupilla di uscita di ben 16 mm, la distanza oculare di 96,5-94,0 mm e il campo visivo a 100 m di 39,9 m con 1x, tutti fattori utili a una pronta assunzione dell’immagine e un veloce intervento di tiro. Nel 3-12×56 spiccano il diametro dell’obiettivo finalizzato alla massima luminosità e definizione dell’immagine anche in scarse condizioni di luce, quindi ottimale per la caccia ai selvatici crepuscolari, abbinata alla gamma di ingrandimenti valida per tiro in movimento come per l’aspetto anche a distanze considerevoli: è presente la correzione della parallasse sulla torretta laterale e l’illuminazione del reticolo. Il 6-24×50 si caratterizza per il tubo da 1” (25,4 mm), pupilla di uscita di 2,1 mm che impone un accurato posizionamento dell’occhio, reticolo posto sul secondo piano di immagine così da non mutarne lo spessore apparente variando gli ingrandimenti: il reticolo Duplex (fine crosshair) consente una mira molto accurata così come la taratura degli scatti delle torrette impostati a 1/8 di MOA. Non manca certo la terza torretta per il correttore della parallasse.
Esperienza più che interessante e i bersagli conseguiti esprimono le capacità dei mezzi tecnici filtrate, purtroppo, da quelle di media caratura del tiratore.
L’autore ringrazia il Signor Giorgio Rosso titolare del poligono di tiro di Carrù (CN) e il sempre valido aiutante Kevin Ballauri per l’efficace assistenza