Chi va in giro a guardar fucili sulle pedane del tiro a volo corre seri rischi di contrarre malanni speciali e difficilmente guaribili. Ne sa qualcosa l’amico Fabio che razzolando nei magnifici campi di tiro attorno a Roma s’è buscato una forma acuta di piattellite con l’aggravante della Berettite, morbo di rara virulenza che non concede remissione. Visitato da noti specialisti del settore ha dovuto adeguarsi alle cure che non portano a guarigione, e lui manco la vorrebbe, ma cronicizzano a prezzo di atteggiamenti da assumere di quando in quando per convivere con il tarlo che s’è impadronito della sua mente. Eh sì, perché tutto si riassume in un’onda di pensiero semi fisso e nello svolgere periodiche visite, almeno ebdomadarie, presso i suddetti campi di tiro o a casa di qualche amico cui confidare le proprie ambasce, finendo poi fatalmente in Beretta Gallery a Milano quando la recrudescenza del morbo diventa pervicace e ossessiva. Capitò così che in una di questa peregrinazioni fossimo noi a ricevere i suoi pensieri e, paludati se non da medici quali proprio non siamo, almeno da sciamani gli mettemmo fra le mani un SO 4 dei primi Anni 80, durante una garetta della nostra ristrettissima compagnia di cacciatori. A noi, buoni ultimi, il fucile piace in maniera indescrivibile anche se al piattello siamo molto scadenti e, per soprammercato, l’impostazione del calcio fa a pugni con la nostra taglia: francamente non ce ne importa un granché perché la dominante del tutto è lo spirito collezionistico quindi manco si parla di far toccare la calciatura di una noce bionda come una ragazza finlandese. Dire che all’amico Fabio il fucile sembri tagliato su misura è quasi limitativo e consegnatolo per una prova già in gara abbiamo notato gli occhi vispi come quelli d’un furetto diventare quasi di bragia con una vena distruttiva serpeggiante con la velocità di un mamba. Partono i piattelli e il tiratore sembra in stato di trance: si accomoda il calciolo alza le canne, chiama il piattello e la vena distruttiva si materializza in una fumata arancione, e si ripete, e ancora, e avanti insomma pare che una certa propensione al risparmio sia oramai manifesta considerando che le seconde canne, anch’esse micidiali, si riducono a una minima entità alla pari di quei due o tre piattelli che se ne vanno indenni, così come quei pochi guerrieri risparmiati dai vincitori perché raccontino a casa i disastri patiti nella sconfitta.
Beretta SO 4 Trap – La cura
La visita presso alcune armerie di fiducia è un passo obbligato e Fanfarillo di Alatri (FR) di Beretta serie SO ne sa ben più di qualcosa. Sta di fatto che un SO 4 non troppo usato e a cui non sono state apportate modifiche si presta a soddisfare l’amico: la calciatura va rifatta di pianta, ma da Fanfarillo è una tranquillità così che alcune linee, pur deliziose agli occhi, prendono una strada nuova e ben più redditizia nell’uso. Qui si tratta certo di una passione fortissima per il fucile in sé, ma da vivere a fondo rompendo piattelli nel miglior modo possibile. Esaminiamo quindi il calcio evidenziando il noce impiegato, un ciocco di notevole bellezza con tinta di fondo mielata e accattivanti fiammature brune disposte in linea con l’asse maggiore su cui si scarica l’energia di rinculo. Le forme possono sembrare ridondanti e in effetti l’unica parte apparentata con un calcio classico sono le due bordature di testa in cui avviene l’incassatura della bascula e delle due cartelle laterali: le parti restanti evidenziano una pistola con arcuatura chiusa e sezione a campana per mantenere posizionata adeguatamente la mano forte, quella che poi deve agire anche sullo scatto. Il nasello è decisamente alto, con sezione larga e messo in evidenza dalle due profonde scalfature laterali; le linee del dorso e della parte inferiore presentano una divergenza contenuta e il complesso mostra uno spessore sostanzioso perché, oltre a fornire l’appoggio al viso, questa parte entra marcatamente nell’equilibrio statico e dinamico del fucile e un peso elevato rispetto alla norma gioca il suo ruolo. L’asta sottocanna risponde ad analoghi concetti di volume e dimensione insistendo sulla rotondità di sezione, dove la mano debole afferra il fucile e dirige il colpo. Qui le fiammature brune sono più fitte che nel calcio e la disposizione varia da inclinata a ortogonale, o quasi, e va benissimo così non dovendo contrastare il rinculo. Mancano totalmente le zigrinature cui si è abituati, ma in pedana è la forma che mantiene la presa e questa si determina un momento prima di chiamare il piattello. Da ultimo va notato come l’incassatura rimanga un punto focale per la difficoltà oggettiva legata agli acciarini su piastre lunghe: anche qui è richiesta l’opera di uno specialista che sappia davvero il mestiere, anzi l’arte.
Beretta SO 4 Trap – La tecnica del fucile
Illustrare il Beretta SO 4 può apparire pleonastico, ma a ben vedere sono trascorsi oramai più di quarant’anni dai suoi primi eclatanti successi e ai più giovani può servire riosservare come si faceva, non si fabbricava, questa eccellenza armiera. Per sommi capi diremo che nella bascula a U profonda e quindi di forma particolarmente adeguata a sopportare sforzi, le tenute a semiperni e orecchioni sono posizionate in modo tale da elidere buona parte delle forze che, allo sparo, tendono ad aprire il fucile: gli orecchioni ricavati nel monobloc all’altezza della mezzeria della canna inferiore azzerano il braccio di leva sullo sparo di questa canna mentre le spallature di contrasto ricavate sui fianchi del monobloc e nel bordo superiore della bascula sono in asse con la seconda canna contrastando appieno la spinta in avanti. Dalla culatta delle canne sporgono le due mensole, con sede entro la faccia di bascula, su cui si pone il tassello mobile inserito nel seno sinistro e mosso dalla chiave: le superfici a leggera inclinazione recuperano automaticamente l’eventuale gioco.
La velocità di percussione e la sua energia al momento topico rappresentano un imperativo per tutti i tiratori e le molle a lamina fanno premio su quelle a spirale con la contiguità di una fine e precisa regolazione degli scatti. Gli acciarini a doppia stanghetta di sicurezza montati su piastre si pongono, all’epoca, quale soluzione ottimale comprensiva di quella parte non trascurabile rappresentata dalla raffinatezza estetica. La Beretta applica in questo fucile un suo brevetto peculiare e alcuni modelli sono dotati del sistema di smontaggio manuale: per chi vuole scongiurare il ritiro da una competizione per la remota rottura di una molla può dotarsi di un secondo paio di acciarini sostituibili sul campo e senza attrezzi in meno di un minuto. Le canne sono sempre state un motivo di vanto per tutti i fucili Beretta ed è facile immaginare quanto lo possano essere quelle specifiche per i fucili da pedana, al vertice della tecnologia per l’acciaio impiegato, qui il Böhler Antinit, per il processo di foratura e per l’andamento delle sezioni, delle pendenze dei coni di raccordo e quelle delle strozzature. Da quanto si orecchiava dagli addetti ai lavori sui campi di tiro si è potuto raccogliere il concetto, estremamente sintetizzato, che lo stupendo SO 4 è un fucile capace di prestazioni assolutamente di vertice, ma con un caratterino da assecondare puntualmente, pena cocenti delusioni, quelle evidenziate dal perfido campanello del direttore di gara. Si imputa al sovrapposto una certa facilità a far troppa strada nei traversoni, diciamo così per esemplificare l’idea, e quindi il dominio da parte del tiratore dev’essere sempre puntuale e millimetrico: il DT 11 che ha preso il suo posto ai vertici ha portato come variazione importante l’aumento della sezione maestra di bascula accentrando una maggior massa fra le mani del tiratore.
Beretta SO 4 Trap – Per concludere
La tecnica compie i suoi passi fomentati e diretti dalla ricerca scientifica e quindi il divenire è frutto specifico di tale settore del sapere il cui fine è ben chiaro: vincere. La bellezza è un capitolo a parte e, come affermava Goethe, è una finalità che non contiene alcun fine: quella del sovrapposto SO 4, pur a distanza di parecchi decenni, rimane superba, intatta e inscalfibile.
Scheda tecnica
Costruttore: Fabbrica d’Armi Pietro Beretta S.P.A. – via Pietro Beretta, 18 – 25063 Gardone VT (BS) – Tel. 030 83411 – Fax 030 8341399 – www.beretta.com
Modello: SO 4
Tipo: fucile da trap a due canne lisce sovrapposte
Calibro: 12/70
Funzionamento: canne basculanti
Bascula: in acciaio legato lavorato all’utensile
Acciarini: a doppia stanghetta su piastre lunghe con molle a V
Canne: lunghe 75 cm con foratura a 18,4 mm – acciaio Böhler Antinit – giunzione con monobloc di culatta
Strozzatori: fissi 2 ** e 1 *
Congegno di scatto: diretto con monogrillo inerziale
Estrattori/eiettori: automatici con meccanica inserita nell’asta
Linea di mira: bindella piana da 10 mm ventilata ombreggiata – mirino intermedio in ottone e mirino apicale in sintetico traslucido rosso
Sicura: a tasto sulla codetta superiore di bascula
Calciatura: in due pezzi – legni di noce di classe elevata con finitura a olio – impugnatura a pistola e asta sagomata – calciolo in gomma arancione
Finiture: finitura lucida della bascula con raffinate e contenute incisioni – canne brunite
Peso: 3.600 g circa
Buonasera, mi chiamo Fabio,non so se sia il posto giusto, ma avrei un so4 Trap da vendere. Se qualcuno fosse interessato potrebbe contattarmi.