Il sovrapposto Modello 690 Field I Vittoria è un classico della produzione Beretta situandosi in una fascia di mercato molto accessibile e con una dotazione di tutto rilievo per impianto di base e per gli accessori. A questa tipologia iniziata alcuni decenni addietro con il Mod. 680 e derivati va ascritta la modifica costruttiva a cui la Casa di Gardone è pervenuta con un notevole anticipo rispetto alla concorrenza: l’impianto è sempre quello conosciuto che tra poco verificheremo, ma diverse soluzioni tecniche e quindi esecutive hanno consentito di affrontare una gran parte dei passaggi produttivi sulle nuove macchine a controllo numerico unendo alla contenutezza dei costi anche una minore dipendenza dalla manualità, sempre più cara e sempre più difficile da addestrare in numeri adeguati alle tirature che tali fucili richiedono. Gli amanti delle lavorazioni proprie dell’archibugeria tradizionale, per dirla in termine specifico, non temano: sussiste un gruppo adeguatamente ristretto di specialisti dalle mani sante che dedicano la loro elevatissima opera alle più alte fasce di prodotto dove tali capacità hanno modo di manifestarsi e di farsi apprezzare per quel che valgono dalle persone competenti. Poniamo ora l’attenzione sulla tecnica di tenute e chiusure, la base fondante si un fucile a canne basculanti.
La bascula, ricavata da un massello di acciaio legato, presenta un leggero allargamento rispetto al passato concentrando fra le mani dell’utilizzatore una massa maggiore e meglio padroneggiabile; il disegno mantiene una profonda sezione a U che accoglie il gruppo canne giuntate con l’affidabile sistema del monobloc di culatta da cui vengono ricavate diverse funzioni partendo dagli orecchioni in cui si incavalcano i semiperni avvitati entro la parte anteriore delle pareti: soluzione che ai suoi inizi era stata fortemente innovativa. Per sollevare i due punti di rotazione delle canne dalla proiezione in avanti conseguente allo sparo troviamo la soluzione peculiare della Casa con due incavi praticati al filo superiore delle pareti di bascula dove insistono gli spessori ricavati dal massello del monobloc; il contrasto fra le due superfici inclinate è incrollabile. Resta ancora da impedire la rotazione sotto sparo e a ciò provvede il tassello sdoppiato inserito nella faccia di bascula e comandato dalla chiave: i due apici a cono, con recupero automatico del gioco, si inseriscono negli appositi recessi ricavati proprio negli spessori di tenuta citati poco sopra. Intuitivo come il braccio di leva sia praticamente nullo per la canna inferiore e di minima entità per la superiore: la conseguente durata di questo impianto è raccontata proprio dai vetusti S55 che ancora in piena efficienza, si osservano nelle mani di cacciatori che hanno passato la quarta età. Si possono poi osservare, sempre nel monobloc, gli estrattori a gambo lungo con tondini rilevati a contrasto con le piste inclinate fresate nelle pareti di bascula per l’estrazione primaria, mentre ricevono dal meccanismo posto nell’asta lo sgancio e l’impulso per l’eiezione automatica: l’attivazione è demandata alle due bacchette tonde dissimulate nel dorso e deputate in primis alla monta delle batterie montate sul sottoguardia.
Altre parti del fucile e la prova in pedana
Prima di accingerci a sparare qualche colpo in pedana diamo uno sguardo d’insieme apprezzando le forme garbate dei doppi seni della bascula, gli ispessimenti laterali di irrobustimento, i raccordi con il dorso, la codetta superiore su cui è posta la chiave per l’ apertura di apprezzabile linea italiana, la slitta della sicura con il tasto di selezione di sparo. Si passa alla guardia con ovale di giuste proporzioni, forse con la codetta un po’ tozza, ottimo il grilletto robusto e ben lisciato, ampiamente soddisfacenti le incisioni che troviamo più che gradite per il livello di prezzo dell’arma. Apprezzabile il noce impiegato per il calcio mentre quello dell’asta risulta un poco scuro per l’esteso campo zigrinato a cui, per altro, va il merito di una presa molto salda e un posizionamento della mano ben differenziato in lunghezza. Gli strozzatori intercambiabili consentono di adeguare le rosate ai fattori bersaglio e distanza e la bindella ventilata con mirino tondo in ottone porta l’occhio con giustezza sul bersaglio. Impiegando cartucce decise quali le 37 g con il caratteristico bossolo da 70 mm marcato “Superfiocchi” si godono sensazioni decise e imponenti fumate dei piattelli: il calciolo in gomma assorbe adeguatamente il rinculo così che il fucile può venir mantenuto in un peso di 2.800 g, vantaggioso per la caccia vagante.
Un classico questo 690 Field I Vittoria il cui appellativo richiama il marchio appunto con la statua della Dea, la Nike dell’antica Grecia (e per favore non la si pronunci Naik) che dagli inizi aveva connotato i primi Monobloc Vittoria dei fucili Beretta.
Scheda tecnica:
Costruttore: Fabbrica d’Armi Pietro Beretta S.P.A. – via Pietro Beretta, 18 – 25063 Gardone VT (BS) – Tel. 030 83411 – Fax 030 8341399 – www.beretta.com
Modello: 690 Field I Vittoria
Tipo: fucile da caccia a due canne lisce sovrapposte
Calibro: 12/76
Funzionamento: canne basculanti
Bascula: in acciaio legato lavorato all’utensile
Batterie: corte
Canne: lunghe 71 cm (in alternativa 66 o 76 cm) Steelium OptimaBore HP – giunzione con monobloc di culatta
Strozzatori: intercambiabili
Congegno di scatto: scatti diretti con monogrillo
Estrattori/eiettori: automatici con possibilità di disinserimento ???
Linea di mira: bindella piana ventilata ombreggiata – mirino sferico in ottone
Sicura: a tasto sulla codetta superiore di bascula con selettore di sparo
Calciatura: in due pezzi – legni di noce di classe media con finitura a olio – impugnatura a pistola e asta sagomata – calciolo in gomma nera –
Finiture: finitura satinata alla bascula con parti lucidate e incise – canne brunite
Peso: 3.350 g con canne da 71 cm