Dopo otto anni dalla prima presentazione il semiautomatico Beretta A 400 ha praticamente raggiunto ogni obiettivo che ci si poteva ragionevolmente prefiggere: i diversi allestimenti, gli accessori pratici e qualificanti, la declinazione nei tre calibri su cui si appunta la quasi totalità delle scelte dei cacciatori fanno di questa famiglia di fucili un insieme completo ed esaustivo. La scelta del sistema di ripetizione a presa di gas nato con il Mod. 60 e ben presto migrato in quell’A 300, vera pietra miliare del genere e della marca, ha chiarito per bene agli utilizzatori la somma algebrica con i più e i meno connessi a tutti i sistemi e a tutte le scelte: qui, a fianco di una maggior cura nella pulizia, si gode di un movimento di riarmo più dilatato in quei tempuscoli che a molti paiono esiziali per mantenere l’arma in punteria senza difficoltà, percependo poco il rinculo.
Altri trovano più confacente al loro spirito l’assenza di imbrattamento data dai fumi e apprezzano compiutamente la rapidità del riarmo con quella leggera nota di secchezza nel rinculo: sospensioni da berlina classica o da auto sportiva, questo potrebbe essere un paragone traslato nel campo automobilistico, tanto la scelta avviene sempre nello stesso Gruppo Industriale.
La tecnica
Il castello proporzionato al calibro 20/76 viene ricavato per fresatura da un estruso di ergal, la lega di alluminio aeronautico, rivisitandolo nella struttura con l’alleggerimento di alcuni punti e l’irrobustimento di altri così da lucrare minor peso con identica resistenza. Sono presenti la finestra di espulsione sul fianco destro e la lunga feritoia inferiore in cui si posiziona il gruppo di scatto e, davanti a questo, la cucchiaia elevatrice con il vano per l’inserimento delle cartucce nel serbatoio tubolare. Sulla calotta sono praticate quattro unghiature per il facile aggancio di uno dei vari sistemi optoelettronici, utili in particolare nella caccia a palla. Sul fianco sinistro del castello è incassata la levetta di arresto dell’alimentazione: si rivela pratica per la sostituzione della cartuccia camerata con un’altra prelevata dalla cartuccera, così come per mantenere la totale dotazione del serbatoio nei momenti in cui la ripetizione del colpo possa avvenire in comoda tranquillità.
Il movimento di riarmo parte dal blocchetto presa gas, saldato sotto alla canna a circa un terzo della lunghezza, al cui interno scorre un pistone autopulente: manca la valvola di sovrappressione, non necessaria con il calibro adottato e su cui si risparmiamo almeno 40 g. Tramite due aste la spinta del pistone imprime il movimento al carrello otturatore ricavato da una barra di acciaio al NiCr, in cui è innestata la testina a due alette: con l’interazione di un piolo in una pista inclinata il movimento lineare viene qui trasformato in rotazione realizzando la chiusura delle alette nelle mortise praticate nel prolungamento di culatta della canna o il loro svincolo. Nella faccia piana dell’otturatore si notano ancora il foro del percussore, l’unghia di estrazione registrata da una molla interna e la fresatura di passaggio del dente di espulsione fissato al prolungamento della canna. Blink è il nome dato dall’azienda a tale sistema. L’equilibrio statico dinamico è un’eccellenza del fucile: il posizionamento anteriore della molla di recupero, coassiale con il tubo serbatoio posto sotto alla canna, favorisce la stabilità al tiro con facile mantenimento della linea di mira.
La canna del tipo Steelium viene ricavata dall’acciaio trilegato peculiare della Casa com’è speciale la sequenza di foratura profonda, martellatura a freddo seguita dalla distensione sotto vuoto per dare al metallo le caratteristiche che lo rendono ai vertici per la resa balistica in grado di imprimere allo sciame di pallini: si aggiungono all’opera gli strozzatori intercambiabili Optimabore HP da abbinare alle tre misure di canna, 66, 72 e 76 cm per la massima funzionalità a caccia o in pedana.
La calciatura in polimero è studiata per assicurare rigidità sotto sparo, robustezza e peso ridotto: si notano le forme innovative ed ergonomiche inaugurate proprio con la prima presentazione dell’A400 a cui si aggiungono due particolari. Il primo è il Gun Pod2, apparecchio elettronico inserito nella coccia: collegato allo smartphone registra le percorrenze del cacciatore, i colpi sparati e ogni altra notizia relativa all’attività venatoria o di tiro, da condividere poi con gli amici. Il secondo è il sistema Kick-Off-Plus unito al calciolo Micro-Core costituito da un tecnopolimero espanso a cella aperta con la capacità di aumentare istantaneamente la superficie di contatto con la spalla: sono presenti diversi spessori che consentono di perfezionare la lunghezza sulla propria conformazione fisica. Dopo tale soluzione della chimica si passa alla meccanica con un apparato unico nel suo genere, in grado di assorbire il 70% dell’energia espressa dallo sparo grazie a due ammortizzatori oleodinamici, analoghi a quelli delle auto, posizionati fra la pistola e la porzione posteriore del calcio, in modo da togliere dalla guancia la sensazione di movimento riducendo insieme l’impennamento.
Una prova e le conclusioni
Diversi colpi sparati in pedana al Tav di Bettolino hanno confermato appieno la funzionalità dell’insieme e di ogni apparecchio che concorre a formare il fucile A400 Lite: il peso di 2.750 g con canna da 66 cm, camerata per il calibro 20/76, pone l’arma fra le preferenze attuali così come la quotazione, leggera anch’essa, viene sempre più apprezzata da chi controlla oculatamente il rapporto fra la spesa e il prodotto: qui si abbinano felicemente il costo contenuto e la dotazione che mai va a scapito della completezza necessaria a mantenere questo Beretta nel segmento Premium. La facilità di maneggio, le sensazioni sempre all’altezza delle aspettative, i risultati sovente strabilianti come rotture del piattello di seconda, a distanze davvero inusuali fanno del Lite un’opportunità da tenere in bell’evidenza.