Nella seconda metà del 2009 la Beretta presentava nella splendida cornice di Villa Fenaroli, presso Rezzato (BS) la summa tecnologica, per usare una locuzione degna del prodotto, del suo semiautomatico: la funzionalità perfetta in ogni situazione di caccia era il tema su cui i progettisti si erano dati da fare e i paragoni con il settore automobilistico erano davvero azzeccati. Si esaminavano le utilitarie da città, le berline da viaggio e poi le sportive: le diverse prerogative appannaggio di ogni tipologia venivano accomunate nel SUV e, a ben vedere, il mercato dopo questi sette anni continua a premiare in maniera consistente tale genere di vetture su cui ci si reca a una festa in smoking oppure ci si inerpica per sentieri montani con zaino e carabina per avvicinarsi un po’ di più ai territori dei camosci. La Beretta ha voluto creare con questo progetto A 400 un fucile non buono un po’ per tutto, la filosofia della Casa non contempla queste acquiescenze al ribasso, ma eccellente per tutto primeggiando in tecnologia, in metallurgia e trattamenti relativi, in balistica e in funzionalità nello stretto rapporto intessuto fra l’arma e il tiratore. La prima conclusione evidente stava nelle possibilità di impiego di ogni tipologia di cartuccia in calibro 12 con bossoli quindi da 70, 76 e 89 mm con grammature da 24 a 64 g, compresi i pallini di acciaio. Questo naturalmente per quanto attiene al calibro maggiore: oggi però vogliamo parlare di un calibro 20/76 per inaugurare una breve carrellata che vedrà prossimamente in vetrina anche il, anzi i fratelli maggiori proposti nelle due opzioni di destro e mancino.
La Serie Lite si pone come una felice interpretazione del peso contenuto e, di pari passo, anche del prezzo calmierato, strizzando l’occhio a chi ama la leggerezza e si attiene a possibilità di spesa mirate: in tale contesto rimangono le dotazioni praemium con cui era nato il fucile per non lasciar fuori dal gioco appassionati che ne possono far parte con qualche occhio in più all’esborso.
Beretta – La serie A 400 Lite
Proprio nel calibro 20 iniziamo a osservare questa recente proposta caratterizzata dalla ricerca di riduzione della massa a cui tende la grande maggioranza dei cacciatori odierni molto più adusi a picchiettare sui tasti del computer che a menar colpi con mani e braccia muovendo attrezzi di peso notevole; a questo si aggiunge la smania di velocità nei terreni più difficili, in montagna come negli acquitrini. La soluzione parte naturalmente dal castello, sempre ottenuto da un estruso in lega leggera aeronautica (ergal), ma con una ricerca particolare degli spessori e dei punti di resistenza per levare materiale non necessario strutturando in diversa maniera i punti maggiormente a lavoro: operazioni di fresa ottengono l’anello anteriore, sede della canna, i fianchi con la finestra di espulsione raccordati alla calotta dotata delle rigature opache per condurre l’occhio a bindella e mirino, con l’aggiunta di quattro unghiature per fissare comodamente un sistema optoelettronico di mira. Inferiormente si trova la feritoia per l’inserimento delle cartucce nel serbatoio tubolare sottoposto alla canna e la cucchiaia elevatrice che le porge all’otturatore per la cameratura; dietro a questa la sede del gruppo di scatto e sicura comprensivo della guardia. Sul fianco sinistro è inserita la levetta per interrompere l’alimentazione (in inglese è il cut off) comoda per togliere una cartuccia in un passaggio difficile e rimetterla prontamente in camera, sostituire la cartuccia con altra presa dalla cartucciera e più adatta al momento senza intaccare la dotazione del serbatoio. Il disegno generale mantiene e implementa quello stile italiano che riesce a ingentilire e rendere assai gradevole l’aspetto anche di queste macchine da sparo, mai cadendo in quel funzionale che, purtroppo, fa rima con banale.
Il sistema di ripetizione, denominato Blink, vede il carrello otturatore in acciaio al NiCr con massa cilindrica a fondo piano recante le guide di scorrimento, testina a due alette riportata con moto rotante determinato dalla traslazione del carrello e l’interazione di un perno su una pista inclinata: sulla faccia si notano il foro del percussore e l’unghia di estrazione registrata da una molla interna. Il riarmo è determinato dal solito, affidabile e sperimentato sistema a presa di gas: circa al primo terzo della lunghezza viene saldata sotto alla canna la basetta allungata della campana collegata ai fori di spillamento e contenente il pistone autopulente da cui ha origine il moto della base ad anello delle due aste inserite nella parte anteriore del castello e collegate al carrello. L’energia di ritorno viene recuperata da una molla coassiale al serbatoio cartucce: movimento e piazzamento determinano un bilanciamento statico e dinamico favorevole al maneggio e, soprattutto, al mantenimento in mira del fucile. Segnaliamo qui come tutta la struttura dell’arma sia proporzionata al calibro inferiore e, ponendo vicini un calibro 12 e un 20 se ne apprezza subito l’entità: anche la meccanica risente di tale ricerca e nel 20 non è presente la valvola compensatrice, non necessaria, così altri 40 g vengono risparmiati, pur restando possibile l’impiego di ogni cartuccia da 70 o 76 mm con l’estesa gamma di cariche, comprese quelle con pallini in acciaio.
La calciatura realizzata in polimero con innovativo disegno dei particolari incorpora altre due peculiarità: nella coccia è inserito il Gun Pod2, dispositivo elettronico che non è un GPS, ma in collegamento con lo smartphone del cacciatore, registra le percorrenze, i colpi sparati e quanto forma il diario personale dell’attività venatoria, condivisibile poi con gli amici. La seconda è l’impianto Kick-Off Plus abbinato al calciolo Micro-Core, un tecnopolimero espanso a cella aperta dotato di grande scorrevolezza e della particolarità di aumentare all’istante la superficie di contatto con la spalla: dalla chimica passiamo alla meccanica con l’impianto di assorbimento del rinculo (-70%), unico al mondo nel suo genere, basato su due ammortizzatori oleodinamici, analoghi a quelli delle auto, piazzati fra la pistola e la parte posteriore del calcio per togliere la sensazione di movimento alla guancia riducendo insieme l’impennamento.
La canna Steelium realizzata con la peculiare tecnologia aziendale in acciaio trilegato Beretta vede la foratura profonda, la martellatura a freddo e la speciale distensione sotto vuoto per conferire al metallo le caratteristiche ottimali per gestire lo sciame di pallini che passa attraverso gli strozzatori intercambiabili Optimabore HP in grado di soddisfare ogni aspettativa sul terreno di caccia. Tre le misure di canna disponibili con 66, 72 e 76 cm.
Per concludere annotiamo ancora il peso ridotto dell’arma, con canna da 66 cm, pari a 2.750 g certo uno dei più bassi della categoria mentre la dotazione tecnico balistica, così come espressa, pone questo A 400 Lite cal. 20/76 senz’altro ai vertici dell’offerta mondiale.
Beretta, I love You.. Sei la mia preferita e grazie Caccia Passione per aggiornarci quotidianamente e così bene su tutte le novità del mondo Beretta. Siete entrambi i numeri uno dei cacciatori italiani.. Continuate così.. Lupus