Benelli Armi: La riedizione di un modello che dal suo apparire aveva saputo conquistare il mercato è una saggia operazione che dà modo alla clientela di approfittare di una quotazione particolare ponendo in rastrelliera un pezzo di storia armiera.
di Emanuele Tabasso
La Benelli propone nuovamente al mercato lo stile, l’eleganza e la meccanica nate con il Modello SL 80. Gli inizi dell’avventura armiera della Benelli prendono avvio nel 1967 per l’incontro di due intelligenze molto aperte e assai determinate: quella del dr. Paolo Benelli e quella di Bruno Civolani, industriale motociclistico il primo, studioso e ricercatore armiero il secondo. Dopo aver visto la conferma del semiautomatico a canna liscia funzionante a lungo rinculo, qualche raro esemplare a corto rinculo, l’assestarsi del meccanismo a presa di gas, Civolani osserva il Sijögren svedese, in particolare il suo funzionamento detto inerziale. E’ un sistema dove si sfrutta la temporanea staticità di una massa rispetto a un’altra mossa dall’energia di rinculo, inframezzate da una robusta molla che, cessando l’applicazione della forza, restituisce quanto ha immagazzinato per far compiere al complesso di chiusura i movimenti necessari al ciclo di riarmo. L’interesse della famiglia Benelli per diversificare la produzione meccanica spinge proprio nella direzione armiera e, come sovente accade, le innovazioni che più si staccano dalla tradizione vengono accettate sulle prime da chi non è del ramo, ma è dotato di fantasia e capacità di rischio.
Impiantare una nuova azienda del settore armiero dove non c’è nulla del genere è una sfida fuori dal comune e ancora per questo si forma un gruppo saldo e coeso proprio ad Urbino. La meccanica di questo nuovo fucile è di stimolo a far bene: l’inerziale funziona egregiamente solo se tutti i componenti sono realizzati e montati con la massima precisione e tale fattore diviene la dirimente con altre produzioni. I Benelli sono meccanicamente di altissimo livello e insieme viene curato un aspetto estetico che li vesta degnamente: il Pasiòn nuovamente proposto mantiene quello stile caratteristico che si differenzia dalla concorrenza, pur bella, insistendo profondamente sulla fusione fra tecnica e classe. Il lungo manicotto di culatta fissato alla canna ed entro cui scorre la massa dell’otturatore imprime slancio all’insieme e viene supportato dalla culatta a forma di L coricata, dove si fondono elementi curvi e linee tese: la soluzione diviene un elemento caratterizzante del nuovo, differente progetto. C’è evidente un salto di età, un salto di gusto, un elemento nuovo da proporre al mercato che risponde in maniera ottimale: non una fiammata e poi un quieto vivere, ma un gradiente continuo a salire di piacere da parte dei clienti che si contagiano l’un l’altro quasi in gara a dimostrare la propria padronanza del nuovo.
Le prime spiegazioni di molti addetti ai lavori sul funzionamento di questo fucile non saranno sempre all’altezza del dovuto e occorrerà tempo prima che si diffonda e venga compreso questo inusuale concetto di un qualcosa che sta fermo, l’otturatore, mentre attorno tutto il resto del fucile rincula. Il sistema si fonda primariamente su un robusto traversino fisso ricavato nel fondo del castello contro cui insiste nella fase statica di chiusura un puntone inclinato incastrato nell’otturatore: sotto sparo il complesso rimane stabile e la testina chiude la camera di cartuccia poi il movimento sopra descritto fa sollevare il puntone dal proprio riscontro e l’energia immagazzinata dalla corta molla interna, situata fra testina e corpo dell’otturatore, spinge indietro l’intero complesso estraendo il bossolo spento e riarmando il cane: si è intanto compressa una lunga molla posta all’interno del calcio che rimanda in avanti il sistema quando arriva al punto morto posteriore; avanzando viene prelevata una cartuccia prelevata dal tubo serbatoio e il ciclo ricomincia.
Per chi è appassionato di caccia e dei semiautomatici in particolare questo modello SL/80 rappresenta una pietra miliare, un punto di svolta che verrà poi elaborato ulteriormente con i modelli che gli succederanno a cui si apporterà una sola modifica di rilievo: la sostituzione del puntone inclinato con una testina rotante a due alette. Naturalmente tante altre finezze verranno poste in atto con materiali e raffinatezze esecutive diverse, ma la sostanza rimarrà tale e la riedizione attuale molto curata nelle incisioni e nei legni di questo primo fucile, oggi con il nuovo nome Pasiòn, è l’occasione per chi non era presente allora, di trovare a un prezzo concorrenziale un pezzo di storia armiera con cui divertirsi a caccia tenendo nel contempo in rastrelliera un fucile che più lo si osserva e più ci si sente mossi a riverenza verso quel gruppo di impavidi, è il caso proprio di chiamarli così, che quasi cinquant’anni fa hanno giocato in maniera tanto brillante le proprie carte.
Scheda tecnica: | |
Calibro | 12 |
Camera |
76 magnum |
Canna |
Brunita lucida |
Lunghezza canna |
65-70 cm (*/***/****) |
Fodero |
Acciaio, brunito lucido |
Carcassa |
Ergal, nichelata e finemente decorata |
Lunghezza calcio |
360 mm |
Piega al nasello |
38,5 mm |
Piega al tallone |
55, regolabile in 50, 60 |
Capacità serbatoio* |
4 colpi standard, 3 colpi magnum |
Peso** |
3.300 gr. |
* Tutti fucili sono dotati di riduttore a 2 colpi. Ove richiesto per legge viene montato il tubo serbatoio con limitazione a 2 colpi.
** Ad arma scarica con canna da 70 cm.
Il peso può subire variazioni in base alle tolleranze dei componenti.
Steel Shot – Può sparare cartucce con pallini d’acciaio
Prezzo indicativo – 1.240,00 €