La presentazione di questo fucile Benelli inizia con il concetto “Nell’unicità si esprime il potere creativo, la libera intuizione che prende corpo in esemplari irripetibili” e prosegue con “Unicità che è parte del nostro spirito e si rispecchia nella selezione dei materiali, nella cura del dettaglio, nell’elegante estetica delle incisioni”. Ci pare doveroso compiere un passo indietro quando l’appellativo di Endurance aveva per la prima volta qualificato e distinto un modello della carabina semiautomatica a cui erano stati apportati alcuni perfezionamenti tesi a sopperire alla scarsa cura di molti cacciatori. Il vecchio vezzo di dare una ripassata all’arma prima della stagione venatoria e ridarne magari una seconda alla sua conclusione è dura a morire: poi vai pure a spiegare che a un certo punto ogni meccanismo arriva a bloccarsi quando i depositi di sporcizia di vario genere e provenienza sono troppi, ma proprio troppi. “Il fucile s’è inceppato proprio mentre avevo davanti un trenino di cinghiali…” ecco l’usuale affermazione che non bada minimamente alle cause dirette, ma osserva solo l’esito che ogni persona saggia dà già per scontato.
Proprio per sopperire a tali situazioni la Benelli aveva sostituito con l’acciaio inox parti importanti del semiautomatismo, come lo stelo su cui scorre il pistone/impulsore: questo all’origine risultava un insieme monolitico, diviso poi in due pezzi affidando all’acciaio inox la prima parte a contatto con i gas e mantenendo la seconda, molto meno esposta, in lega leggera. Lo smontaggio del complesso è stato ulteriormente facilitato: non ci sono scuse valide per non eseguire quel minimo di manutenzione doveroso per non venire classificati dei “sozzoni armieri”.
In aggiunta erano state applicate diverse altre innovazioni come la finitura Be.S.T. alle superfici esterne in acciaio che le rende insensibili alle ossidazioni e all’usura rendendo la vita operativa assai più lunga e conferendo, allo stesso tempo, un aspetto tecnologico ed elegante. Altri accorgimenti sono stati messi in opera per rendere il sistema di scatto di gradevole funzionalità e insieme perfettamente sicuro secondo le più drastiche norme di sicurezza: il fucile carico viene lasciato cadere sui sei lati da un’altezza di 150 cm e su un battuto di cemento senza che mai si verifichi lo sparo accidentale. Solo pensando a tale procedura ci si accappona la pelle e il nostro animo collezionistico si contorce immaginando il povero fucile così maltrattato: in compenso dopo tali torture avremo la garanzia di un’arma totalmente affidabile.
La tecnica e i calibri
Su un impianto analogo è caduta la scelta della Casa per proporre a una fascia di clientela amante non solo della funzione, ma ugualmente dell’estetica, una serie numerata da 1 a 300 per ciascuno dei cinque calibri previsti che sono 7×64, .308 Win. .30-06 Sprg., .300 Win. Mag. e 9,3×62, tutti con canna da 51 cm (20”) tranne il 9,3 che monta i 56 cm (22”); altre differenze legate ai caricatori vedono il pacchetto estraibile da 4 colpi o solo 3 per il .300 Win. Mag. mentre l’alternativa del pacchetto su suola ribaltabile limita a 2 le cartucce disponibili. Altre variabili legate all’alimentazione riguardano il 7×64 offerto solo con magazzino fisso mentre gli altri calibri possono avere, di serie o come acquisto a parte, caricatori da 2, 5 e 10 cartucce per .308 Win. e .30-06 Sprg. oppure da 2 o 5 colpi per il .300 Win. Mag., da 2 o da 10 colpi per il 9,3×62.
La canna rappresenta un elemento tecnico di primaria importanza: dopo la rigatura e la formazione della camera di cartuccia perfettamente coassiale si procede al trattamento criogenico che ridistende le fibre del metallo dopo le tensioni create dalle lavorazioni, aumentando le doti di precisione, costanza e resistenza all’usura; le superfici esterne della canna e del fodero di culatta su cui è avvitata subiscono il trattamento Be.S.T. che conferisce al metallo un aspetto elegante insieme alla resistenza agli attacchi fisico/ chimici che intervengono usualmente nell’impiego venatorio. Oltre alla predisposizione per il montaggio di slitte Picatinny, Weaver o QR vengono già fornite la mezza bindella da battuta, realizzata in carbonio e con i due punti verdi nella tacca di mira, e il mirino regolabile in fibra ottica rossa: il complesso prende il nome di Easy Aim.
Il sistema di riarmo a presa di gas, montato sotto alla canna, vede il pistone a corsa breve trasmettere il moto ai due impulsori inseriti nel castello e da questi al carrello porta otturatore cui, tramite un piolo e relativa pista a camme, è collegata la testina a tre alette. Il vincolo stabile avviene nel prolungamento di culatta della canna dove sono ricavate le mortise. Nella faccia ribassata si evidenziano il foro del percussore, l’unghia di estrazione con propria molla di registro e il piolo elastico dell’espulsore. I pezzi a contatto dei gas sono realizzati in acciaio inossidabile e, come già detto, risultano facilmente accessibili per la pulizia.
La calciatura
In armonia di aspetto con la meccanica e i decori anche la calciatura mostra qualità eccellenti: calcio e asta sono prelevati da ciocchi scelti di noce Grado 4 rifinito a olio e con zigrino Wood Touch. Linee e volumi, punti di presa e particolari qualificano l’opera come l’impugnatura predisposta per l’applicazione di una coccia d’argento personalizzabile e fornita insieme al fucile. Dal punto di vista tecnico ergonomico troviamo sul nasello l’applicazione di un inserto intercambiabile in poliuretano, atto a smorzare le vibrazioni che lo sparo trasmette allo zigomo e di qui al cervello.
L’impianto ad assorbimento di energia poi è davvero curioso: innanzitutto piace a chi ama il legno perché viene installato senza modificare la linea e con minimo stacco dal materiale naturale; l’ingegnosità sta tutta nel sistema brevettato Progressive Comfort che parte in esterno dal morbido calciolo antirinculo estendendosi nella parte interna collassabile assialmente e con gradualità. Il rinculo viene dissipato grazie all’interazione fra una serie di travi a sbalzo fisse che si flettono con l’azione delle braccia dell’asta prismatica spinta dal movimento del calciolo.
In buona sostanza alla partenza del colpo si ha un primo assorbimento dell’energia da parte del calciolo che, a seguire, si muove verso il calcio attivando la doppia serie di travi, una di minor spessore e l’altra più consistente, per stemperare con progressione l’energia dello sparo. Gli effetti sono distintamente percepibili nel tiro di poligono: la sensazione alla spalla e al volto è davvero minima e, insieme al ridotto impennamento dell’arma, consente di mantenere il bersaglio in mira, restando rapidamente pronti a doppiare il colpo in una situazione venatoria. Davvero un ritrovato ingegnoso che somma la resa tecnico balistica a una gradevole estetica.
L’abbellimento esterno
La Bottega C. Giovanelli ha posto la sua firma sull’opera di arricchimento formale che caratterizza queste serie dell’Endurance Be.S.T. in edizione limitata e numerata, calibro per calibro, da 001/300 a 300/300 , adoperando la tecnica della rullatura con ripresa manuale dei particolari. L’idea di rendere immediatamente apprezzabile il concetto di azione di un’arma rigata, creata precipuamente per le caccie in movimento, viene dato in maniera assai realistica con i selvatici riportati sui fianchi del castello. Molto curata la ricerca della prospettiva e della profondità di campo grazie a cui i soggetti sembrano proprio in movimento. A sinistra osserviamo alcuni cinghiali in piena fuga mentre a destra alcuni cervi dei due sessi appaiono sorpresi e inquieti all’irrompere nella radura del maschio dominante: al centro delle due scene balza agli occhi un esemplare rimesso in materiale dorato che dà ancor più il senso di pienezza della situazione, così come la stessa doratura delle minuscole ghiande delle querce ravviva lo sfondo ideale di tutta l’immagine.
Le prime impressioni
Abbiamo avuto la fortuna di poter provare questo esemplare dell’Endurance prima in poligono dove l’abbinamento a un’ottica Steiner Ranger 4-16×56 ci ha consentito la taratura sul nostro occhio con soli tre colpi: il primo un poco a sinistra, il secondo senza toccar nulla per confermare il primo, il terzo dopo tre scatti a dx in asse 3 cm sopra al centro com’è nostra abitudine.
In seguito ci ha visti all’aspetto in altana nella AFV La Stoppa della Montefeltro (Rivergaro/PC) accompagnati da Carlo Cazzaniga, persona squisita e di rara competenza armiera e venatoria, un po’ pigiati con Roby, il maestro fotografo che, postosi a destra ha svolto il suo ottimo servizio non solo per le immagini quanto per appoggio al nostro braccio destro in occasione di un fortunato tiro al cinghiale palesatosi nella radura antistante. Approfondiremo tali argomenti in una prossima occasione: intanto possiamo dare conto che in Benelli il motto “Più avanti da sempre” mantiene tutta la sua validità con questa recentissima serie di semiauto rigati di ottima funzionalità e di aspetto gradevole ed esclusivo.