Molto opportunamente la Benelli torna in questi periodi a sottoporre alla clientela una realtà tecnica di assoluto valore: il trattamento Be.S.T. (Benelli Surface Treatement) per le canne dei propri fucili. Il processo ha richiesto un impegno di notevole spessore quanto a tempo, ricerca e investimenti, investimenti non solo rivolti a specifici materiali e macchinari, ma ugualmente alla formazione di personale ingegneristico nel settore.
La considerazione primaria verte sulla reazione dell’acciaio di una canna alle aggressioni, soprattutto corrosive di ambienti molto umidi, in particolare alla nebbia salina, probabilmente il peggior nemico della struttura chimica del ferro carbonio, ma ugualmente agli urti e alle abrasioni meccaniche. Oggi si caccia in situazioni limite e un fucile resistente anche a questi ambienti si rivela un insostituibile compagno della propria passione.
La struttura del diamante rappresenta quanto di meglio offra la Natura in fatto di durezza: qui proviamo a dare alcuni cenni che per gli addetti ai lavori saranno illuminanti, per altri saranno forse un poco astrusi, ma rimane la convinzione che stimolare la curiosità inviti alla conoscenza. Ecco dunque il processo che si avvale di una tecnologia ibrida, di assoluta innovazione, di recente messa a punto: serve a indurre un rivestimento della canna con caratteristiche simili al diamante per massima durezza, estetica di alta classe, resistenza agli elementi corrosivi, senza necessità di oliature. Non si è dimenticata l’ecologia e il processo di deposizione dello strato protettivo non produce emissioni reflue: viene condotto nello stabilimento di Urbino, con macchinario ideato su specifiche Benelli e realizzato in Italia. Qui inizia la parte tecnica: il lavoro principia da sorgenti ioniche allo stato solido e di ultima generazione cui segue la deposizione di strati compatti dove sono assenti i difetti puntiformi, probabili inizi di corrosioni, così come si verifica impiegando differenti tecnologie. Si passa a una sorgente di plasma che utilizza la radiofrequenza dissociando i precursori gassosi introdotti nella volumetria a lavoro, dando così inizio alla loro deposizione. Il processo assunto da Benelli funziona con un precursore liquido, coperto da brevetto, che viene vaporizzato prima del suo inserimento in camera. Tale precursore liquido viene denominato come diamantoide e ha le proprietà di depositare uno strato esterno, simile al diamante, contenendo catene di idrocarburi dove il carbonio realizza legami del tipo sp3, caratteristici proprio del diamante.
In tale strato si nota un reticolo carbonio idrogeno in microstruttura amorfa, estremamente dura e inerte sotto un profilo chimico. Per contro la struttura dell’acciaio sottostante risulta microcristallina, chimicamente è reattiva e relativamente tenera: la ridotta affinità fisico chimica rileva una scarsa adesione fra i due elementi. Occorre uno strato intermedio dove le caratteristiche mutino da metalliche a intermetalliche con simili proprietà di durezza, tenacità, resistenza al calore, all’usura e alla corrosione: in poche parole le caratteristiche peculiari del diamante. Abbiamo cercato di esporre in termini asciutti e tecnici i vari passi che occorrono per realizzare il trattamento Be.S.T. a cui dobbiamo aggiungere che altre lavorazioni e trattamenti precedono e seguono la fase peculiare della deposizione. Le complicazioni relative hanno dissuaso altre aziende dal proseguire in tale ricerca. Probabilmente solo la determinazione nell’essere “più avanti da sempre” di Benelli ha consentito il raggiungimento dell’eccellente risultato: lavorazioni computerizzate e personale a livello ingegneristico appositamente formato hanno consentito il successo. Oltre alle caratteristiche sopra esposte merita aggiungere la nota sul livello estetico che, grazie alla finitura ultima, conferisce un aspetto magnifico per profondità e intensità di colore, tale da superare la più classica delle bruniture.
Per la manutenzione ci sarà sempre chi non riuscirà a convincersi dell’inutilità della classica passata di olio: per accettarla occorre far mente locale pensano che al diamante dell’anello di fidanzamento basta e avanza una leggerissima passata con la pelle scamosciata o con un panno sintetico per le lenti ottiche.
So solamente che il semiautomatico benelli, vuoi il raffaello vuoi il modello base montefeltro con strozzature fisse sono fucili che mi hanno dato piu’ soddisfazione di qualsiasi costosissimo soprapposto doppietta e altro. Col benelli cal 12 ci sparo di tutto dalle allodole al cinghiale
molte volte debbo tornare presto a casa… sforo facilmente il carniere consentito dalla legge, coi benelli non ne sbaglio uno soprattutto tordi colombacci e beccacce. Unica mia critica e’ che non serve fabbricarne specifici per ogni tipo di caccia . per esempio parlo sempre del montefeltro a colombacci va benissimissimo con canna 65cm strozzatura 4 stelle fissa. non vedo proprio a che mi serve il modello colombo.a beccacce non ne parliamo difficilissimo ne sbaglio una sempre 4 stelle ,a tordi??? a volte mi meraviglio anche io come cascano da un olivo all’altro d’imbracciata stoccata.
Ma il bello e’ che non si rompono mai e se dovesse saltare qualche perno molla o qualcosa altro la ordini su internet e ti arriva il giorno dopo a due soldi .Io per scrupolo ho cambiato la molla del cane 6 euro e ho la molla nuova dopo 10 anni di uso continuato