Quando alla riunione tenuta presso lo stand Benelli durante l’IWA di marzo 2016 il presentatore ufficiale della produzione, il Direttore Commerciale Dr. Lucio Porreca ha sottolineato come la novità dell’azienda fosse il sovrapposto Benelli 828 U non c’è stato fra gli astanti il minimo sconcerto: è vero che la presentazione ufficiale era stata effettuata nella stessa manifestazione dello scorso anno, ma fra tutti i presenti si era percepito come lo statuario fucile, figlio di una genetica per certi versi assurda, fosse ancora e in continuo “la novità”. L’assurdo della genetica lo verifichiamo subito: immaginiamo la lotta fra i calcolatori di progetto e i personaggi che vi danzano immaginariamente attorno guidati dall’Ing. Vignaroli, personaggi di vaglia tanto discreti nell’apparire quanto straordinariamente reali nelle opere e signorilmente amabili e gentili nel porgere, con una disarmante semplicità, i frutti del loro lavoro.
Immaginiamo le menti fisiche ed elettroniche che congiurano ai danni di quello che per cinquant’anni (ancora un anno per la fausta ricorrenza) è stato l’archetipo prototipo del loro lavoro, il semiautomatico inerziale: non osiamo pensare ai contorsionismi di pensiero per ingabbiare in un nuovo progetto una voglia tanto distante da quella traccia che ha sempre fatto proprio il detto Benelli, più avanti, da sempre. Ora però l’andare avanti comportava strani pensieri e così è balzato dagli schermi prima e dall’officina poi un sovrapposto che ha del semiauto l’aspetto del castello scatolato (carcassa è pure termine tecnico, ma ci è sempre parso un cacofonico dispregiativo), proprio per quell’assurdità genetica cui abbiamo appena accennato. Questa strana forma di partenza viene modellata per assumere linee consone a una bascula accogliendo un paio di canne sovrapposte, una chiave di apertura e fissandosi al calcio e all’asta.
Benelli 828 U – La meccanica interna.
Una simile base di partenza ha visto accompagnarsi alcuni parametri come il peso entro i 3 kg, bilanciatura ottimale per prontezza di intervento in ogni situazione, piacevolezza di impiego, tutto racchiuso in un insieme rivoluzionario per l’aspetto e per diverse funzioni. Si parte dalla chiusura derivata dalla Jäger, ma coperta da un nuovo brevetto, che implementa il lavoro di base del blocchetto a L inserito nella bascula e dei riscontri ricavati nel monoblocco di culatta in cui vengono fissate le canne. I pezzi sono in acciaio con il segmento verticale della L dotato di due corti puntoni laterali e profilo superiore a doppia convessità mentre quello inferiore presenta un arco chiuso fra due incavi. Le funzioni del monobloc sono diverse con la complementarietà di tenuta grazie a due tasche ricavate nei prolungamenti superiori della culatta dove alloggiano le citate convessità; una flangia sporgente dalla canna inferiore si inserisce in apposite mortise del braccio orizzontale del blocchetto dove si posiziona il profilo a semicerchio della canna inferiore.
Da ultimo osserviamo ancora la coppia dei semiperni e orecchioni più due puntoni cilindrici, mossi dalla chiave, inseriti in apposite mortise rotonde praticate nei prolungamenti di culatta. Le forze da contrastare risultano quelle tendenti a separare il vivo di culatta delle canne dal blocchetto, a far ruotare le canne, a proiettarle in avanti: l’insieme blocchetto e canne risulta già un complesso stabile, coadiuvato ancora dai particolari aggiuntivi per una sicurezza e una stabilità compiutamente affidabili. I gambi degli estrattori situati nel monobloc sono caricati a molla e lo sgancio è attuato da pistoncini inseriti trasversalmente nella canna e messi in espansione dalla pressione dei gas di sparo. Ancora una particolarità: nel monobloc si ricavano le camere di cartuccia e solo pochi mm sono necessari per saldarvi le canne.
L’azionamento della chiave di forma arcuata e disassata rispetto alla mezzeria del fucile non solo fa basculare le canne, ma arma i percussori del tipo lanciato, di massa ridotta e dotati di grande velocità con gli intuibili vantaggi nella prontezza di fuoco e nell’assenza dei classici meccanismi di rinvio: Permane il testacroce legato all’asta, quale elemento di registrazione del tiraggio dell’arma e quindi della sua funzionalità.
Un accenno alle canne lunghe 65 o 70 cm e realizzate secondo la tipologia Power Bore con trattamento criogenico così come gli strozzatori Crio Chokes mentre la bindella è in carbonio per leggerezza e dissipazione del calore. La calciatura vede un noce di grado 3 e 3 super dotato del sistema Progressive Comfort con dorso in sintetico, che smorza energia e vibrazioni, e calciolo con sistema interno per lo smaltimento graduale del rinculo. Per concludere la dotazione di piastrine per ottimizzare la postura del calcio in rapporto al tiratore offre un’estensione di gamma davvero inusitata.
Benelli, più avanti da sempre: provate un po’ a dire di no.