C’è da provare a caccia il sovrapposto Benelli 828 U e quindi ci si rivede alla AFV di Arborio, terreno di elezione per sondare quel che si racchiude in questo fucile che ha già fatto scorrere molte parole fra gli addetti ai lavori. La curiosità è tanta, la dedizione mentale verso il lavoro, inteso in senso lato, della Benelli è di pari entità, quel diavoletto critico che si cela in ogni collezionista armiero nei confronti delle novità è tenuto a freno e messo in condizioni di non falsare alcun giudizio sul nuovo che più nuovo… non si può.
I preliminari sono quelli usuali, gratificanti e piacevoli com’è prassi in questa azienda faunistica, accompagnati dal miglior clima autunnale immaginabile: in breve si raggiunge la zona a noi riservata e passa qualche tempo prima di chiudere le canne poiché a tutti interessa osservarne le soluzioni meccaniche, ben visibili a fucile scomposto nelle sue tre componenti. Una parte di classicità si coniuga con l’adozione di impianti reinventati di bel nuovo a cui poi si sommano soluzioni completamente diverse: si incerniera il gruppo canne sulla bascula iniziando a pensare sommessamente come quest’ultima sia figlia di un pensiero che fino ad oggi ha espresso semiautomatici di vertice per soluzioni tecniche, per espressività del disegno architettonico, per eleganza e raffinatezza dell’esecuzione. Ci rallegra tutto questo perché mostra, meglio di ogni indagine, che il gusto del bello non è morto e nemmeno confinato in qualche latebra del pensiero, ma vive in un cospicuo numero di cultori che dimostrano, con le loro scelte negli acquisti, di riconoscere come la bellezza sia un fattore di forte incidenza per le cose di cui amiamo circondarci.
Benelli 828 U – La bascula e il gruppo canne
E’ fuor di dubbio che l’osservazione di una tale novità comporti un parallelo con le fatture classiche e proprio la bascula crea quella immediata dissonanza nella mente dove stazionano quali parametri le linee di Boss, Merkel, Browning, Beretta: quando una diversità ha il fine di stupire si va poco lontano, ma se la diversità possiede un carattere dove siano sommati gli elementi estetici e di funzione la strada percorribile sarà molto lunga. Caliamoci idealmente in questa sostanza dove la tecnologia Benelli ha posto al centro il sistema di vincolo e chiusura delle canne mutuato dallo Jäger, ma con migliorie che ne hanno consentito uno specifico brevetto, dotato quindi del blocchetto a L pivotante che funge con la parte longitudinale da aggancio e con quella verticale da chiusura al vivo di culatta delle canne stesse: un pezzo in acciaio duro, sagomato e incastrato tra fondo e fianchi, lo mantiene stabilmente in posizione. Due cilindretti fuoriescono dalla parete verticale fissa inserendosi in appositi recessi ricavati nel vivo di culatta del monobloc.
La proiezione in avanti delle canne viene quindi contrastata dall’aggancio inferiore a semianello sgravando i semiperni che sono due particolari, ancora in metallo duro, riportati entro le pareti di bascula. Lo scostamento del vivo di culatta dalla piastra di chiusura è impedito dai due archi di cerchio del rilievo superiore posti a incastro nel bordo dell’estensione di culatta del monobloc; i due cilindretti poi contrastano la rotazione. L’idea diversa è stata innanzitutto di racchiudere in un guscio in lega leggera dall’elegante e inedita forma il cuore del sovrapposto insieme a tutti i particolari che nella concezione tradizionale si legano fra loro con le appendici delle due codette di bascula e della parte del calcio ad esse sottesa: vediamo quindi la chiave di apertura dal profilo arcuato che nel suo movimento arma anche le batterie, nascoste internamente con i percussori e il gruppo di scatto, mentre nella zona superiore risalta il tasto della sicura con il selettore di sparo. Nella parte anteriore di questa innovativa entità sono ricavati i semiperni su cui, tramite i relativi orecchioni, si incavalca il gruppo canne giuntate con il monobloc di culatta: in questo sono inseriti i gambi degli estrattori comandati da proprie molle per attivare l’estrazione primaria mentre due aste con lunghe molle coassiali poste lungo le canne danno impulso agli eiettori automatici: lo sgancio avviene tramite due denti pivotanti mossi dalla pressione dei gas prelevati da due minuscoli fori nelle canne.
Nei particolari osserviamo la bindella in fibra di carbonio, leggera e a bassa trasmissività del calore, il gruppo di scatto in sintetico con monogrillo selettivo, ampio e liscio con sganci sufficientemente netti, l’aggancio dell’astina al dente sotto alla canna inferiore dotato di brugola per la regolazione del tiraggio e il meccanismo interno a pompa per lo svincolo dall’astina: occorre premere il legno insieme al pulsante evitando così movimenti fortuiti. Sul dorso del calcio si trova un inserto in sintetico per smorzare le vibrazioni mentre il calciolo Progressive Comfort, brevetto aziendale, coniuga l’estetica, con il suo preciso inserimento nel legno, e la funzione di assorbimento dell’energia di rinculo grazie all’ingegnoso sistema della lamelle a pettine. Di ottima resa le corrugature impresse al legno nei punti di presa: l’effetto a squame di pesce riprende l’analogo aspetto di una parte del castello /bascula.
Benelli 828 U – Così al tiro
Il peso contenuto in 2.955 g con canne da 71 cm pare ancora inferiore grazie a una bilanciatura molto corretta e alle giuste sezioni dei punti di presa. L’arcuatura della chiave favorisce la manovra di apertura delle canne con l’armamento delle batterie, comodi l’inserimento cartucce e la richiusura che richiede un po’ di sforzo dovuto alla giustezza dei giochi a fucile nuovo. Imbracciatura, messa in mira, assetto al tiro anche su coppiola denotano immediatamente come questo sovrapposto sia pensato per la caccia: intanto rigiriamo l’arma fra le mani mentre i cani compiono il loro lavoro e apprezziamo come in Benelli la funzione sia sempre unita alla forma e come si sia riusciti a distinguere il nuovo dal tradizionale mantenendo il gusto e la classe nelle linee e nei particolari che suscitano l’apprezzamento degli appassionati.