Torniamo volentieri a parlare del Benelli 828 U, fucile che ha fortemente mutato il concetto di sovrapposto presso una Casa che ha fatto del semiautomatico a funzionamento inerziale il suo cavallo di battaglia. Il motto “Più avanti da sempre” è stato onorato appieno con questo progetto dove si osservano non solo innovazioni, ma rivoluzioni vere e proprie che hanno consentito di depositare la paternità concettuale di alcune soluzioni. Osservare e poi prender in mano il fucile è un primo passo significativo per capirne le peculiarità, che vanno tuttavia completate da prove a fuoco, le sole che possano conferire completezza alla comprensione di questo progetto.
Nelle prove a fuoco poi quelle di caccia sono le più probanti nel far apprezzare il concetto informatore di questo studio: la bilanciatura che, si badi bene, non è soltanto il riscontrare il punto di equilibrio all’altezza dei semiperni, ma una distribuzione delle masse, diremmo meglio un adunarsi delle masse fra le due mani che sostengono l’arma. E’ un concetto mutuato dai fucili da pedana dove ultimamente si è riscontrato come portare una percentuale più elevata del peso (termine non scientifico, ma di facile comprensione per tutti) nella bascula e tutt’attorno ad essa favorisca il brandeggio e la facilità di puntamento.
L’inusuale architettura del Benelli 828 U è indirizzata su tale via e il rendimento nelle condizioni più impegnative brilla nell’ottimale rispondenza di questo allestimento Beccaccia: prendiamo proprio una Scolopax rusticola che si invola da un cespuglio, poco davanti agli stivali e, mentre la si prevede già in carniere dopo un allungo sfarfallante in quel canale del bosco quasi al pulito per una facile prima canna, lei cerca di gabbare l’incauto con una colonnetta di un metro e mezzo e rigiro di 180° portandosi alle spalle di chi la sta insidiando e dove la ramaglia è più fitta. Non di meno il ritrovarsi in condizione di tiro prima che il funambolo alato sia fuori vista è favorito soprattutto dallo spostare se stessi e il sovrapposto con una facilità incredibile e, subito dopo, aver il fucile in punteria su un volo insidioso. Lo scatto regolato con il giusto peso intorno ai 1.350 g e con una finezza di sgancio encomiabile fa partire il colpo: lo strozzatore di 1^ canna pari a *****, la 2^ è a ****, e il risultato è prontamente ottenuto.
Per un equilibrio di tutto l’insieme il fucile è stato progettato con una massa pari a 2,8 kg con bascula in Ergal, anodizzato semiopaco Nature Brown per evitare i riflessi, con canne da 61 cm. La bascula è in realtà uno scatolato, con appropriate sagomature, in grado di contenere l’impianto di tenuta e chiusura, derivato dal noto progetto Jäger, qui rivisto in tal misura da meritare la conquista di un brevetto per l’implementazione del lavoro cui è deputato il blocchetto a L inserito nella bascula e dei riscontri ottenuti dal monoblocco di culatta in cui sono inserite le canne. Tutti questi particolari sono in acciaio e si nota nel segmento verticale della L il profilo superiore a doppia convessità, mentre in quello inferiore spicca un arco sotteso fra due incavi.
Il monoblocco svolge la funzione di complementarietà di tenuta con due recessi ottenuti dai prolungamenti superiori della culatta, in cui si posizionano le convessità appena citate. Una flangia sporge sotto alla canna inferiore inserendosi nelle apposite sedi del braccio orizzontale del blocco, dove si pone il profilo semicircolare della canna stessa. Osserviamo infine i semiperni, gli orecchioni e i due puntoni cilindrici, azionati dalla chiave, che, inserendosi in appositi fori praticati nei prolungamenti di culatta, incrementano le resistenze che inibiscono l’apertura delle canne sotto sparo. Una particolarità viene ancora dal sistema di giunzione fra canne e monoblocco: da quest’ultimo sono ricavate le camere di cartuccia e la saldatura fra le parti investe solo pochi mm. Altro elemento inusuale è rappresentato dagli eiettori che, nei modelli classici vedono i gambi posti nel monoblocco, caricati a molla e liberati da pistoncini incassati nello spessore delle canne e azionati dalla pressione dei gas emessi dalla cartuccia.
Nel “Beccaccia” si preferisce conservare l’estrazione manuale per fini ecologici, nessun bossolo disperso nel sottobosco, e di silenziosità evitando la sonorità intrinseca dei meccanismi. In sintonia con l’innovazione c’è pure la chiave di apertura, di forma arcuata e in posizione disassata rispetto all’asse del fucile: azionandola non si basculano soltanto le canne, ma si arma la batteria composta da percussori lanciati con molla a spirale: massa ridotta e grande velocità garantiscono rapidità di fuoco. Le canne da 61cm e camerate per il calibro 12/76 vengono lavorate con la tecnologia Power Bore che prevede la foratura a 18,5 mm in anima e il trattamento criogenico che migliora la resa balistica dell’acciaio, al pari degli strozzatori Crio Chokes, mentre la bindella in carbonio garantisce leggerezza e rapida dissipazione del calore.
La calciatura
Viene impiegato per la calciatura dell’828 U un noce di Grado 3 e 3 Super con la dotazione del sistemaProgressive Comfort che ha come caratteristiche il dorso in sintetico per smorzare le vibrazioni e il calciolo con meccanismo interno a lamelle flessibili per lo smaltimento graduale dell’energia di rinculo; da ultimo viene fornita una serie di piastrine a spessori diversificati per adeguare le misure del calcio al tiratore: la dotazione comprende le chiavi per tale intervento meccanico.
Benelli, più avanti da sempre e questo sovrapposto ne è l’ulteriore dimostrazione.