Il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi sta registrando un numero crescente di camosci morti. Da diversi mesi a questa parte, infatti, sono circa una decina gli esemplari deceduti a causa della rogna sarcoptica, acaro che colpisce anche gli stambecchi in maniera letale. La patologia esiste in questa parte del Veneto dagli anni Novanta del secolo scorso, con i primi casi che hanno riguardato i camosci di Auronzo di Cadore.
Inoltre, l’impatto sui selvatici viene definito devastante. Alcuni animali riescono a resistere, ma la diffusione a macchia d’olio non promette nulla di buono. Le ultime carcasse sono state scoperte dai Forestali e per la prima volta l’impatto risulta abbastanza importante. Il censimento dello scorso anno in questo parco ha messo in luce la presenza di oltre 1300 camosci, ma l’ente che gestisce l’area naturale ha deciso di non intervenire, nonostante una collaborazione con l’Università di Ferrara per analizzare il fenomeno dal punto di vista sanitario.
Da dieci anni vengono inviati puntualmente campioni di tessuto muscolare, anche se nessun risultato è giunto dall’ateneo emiliano, ragione per cui dovrebbero essere adottati altri provvedimenti.