La Confederazione Italiana degli Agricoltori (CIA) è tornata a parlare della creazione della filiera del cinghiale in Basilicata, una realtà sempre più vicina dopo la firma del contratto di affidamento da parte della Regione all’Istituto Zooprofilattico Speciale. Gli ungulati si trasformerebbero in una risorsa dopo gli innumerevoli danni provocati anche in questo territorio.
L’associazione ha ricordato a proposta del Comune di Tricarico (provincia di Matera), secondo cui la Regione deve coordinare la filiera delle carni selvatiche: proprio per questo motivo la CIA ha candidato l’ex salumificio della località lucana come centro di macellazione e trasformazione. I numeri parlano più di qualsiasi parola: dallo scorso anno sono stati abbattuti in Basilicata 7300 cinghiali tramite controllo, un dato che rende inevitabile l’approccio gestionale al fenomeno, oltre alla limitazione dei danni subiti dal settore agricolo.
La Confederazione ha ricordato come la carne di cinghiale sia il simbolo di una tradizione culinaria in grado di attirare moltissimi turisti. In Basilicata se ne mangia tanta, ma raramente è del posto, visto che i ristoratori vogliono evitare animali che non soddisfano i requisiti di tracciabilità e le giuste garanzie igienico-sanitarie. La filiera lucana, invece, garantirebbe ogni requisito, valorizzando un prodotto della tradizione di cui i boschi sono ricchi.