L’Associazione Cacciatori Migratori Acquatici (ACMA) ha aggiornato la situazione relativa all’influenza aviaria. Proprio tre giorni fa il Ministero della Salute ha emanato una disposizione sull’argomento che riguarda inevitabilmente i richiami vivi. Il divieto di utilizzo di questi ultimi nelle regioni con rischio più alto è stato nuovamente prorogato, per la precisione fino al 30 aprile 2018. Si tratta di una decisione senza conseguenze, visto che la stagione venatoria è terminata, ma l’associazione non l’ha condivisa.
Secondo l’ACMA, infatti, il Ministero non ha preso in considerazione i rischi effettivi e i focolai che sono emersi finora, mantenendo in vita il divieto anche nelle regioni in cui non si registrano casi di aviaria da anni (come ad esempio in Umbria). Lo stesso discorso vale per le zone che hanno all’attivo un solo caso (Lazio in primis). Nella disposizione si parla persino di una evoluzione favorevole della patologia e dell’assenza di nuovi focolai nel 2018, anche perchè l’ultimo accertato risale allo scorso 11 dicembre.
Ci si chiede allora perchè il divieto non sia stato revocato con questa premessa, non è chiaro nemmeno se ci saranno novità positive alla prossima scadenza. Due mesi di calma piatta non hanno convinto il Ministero, ora l’ACMA ha sollecitato la Federcaccia a chiedere un incontro ufficiale per confrontarsi sulla questione e sulle responsabilità dei richiami vivi in fatto di diffusione del virus (secondo l’associazione sono pari a zero).