Il contagio nel dettaglio
La peste suina africana (PSA) è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce esclusivamente suini e cinghiali. Questa malattia è innocua per l’uomo, non è in nessun modo trasmissibile dall’animale alle persone, ma rappresenta un potenziale pericolo per gli allevamenti. In provincia di Parma, i primi casi di PSA sono stati registrati all’inizio di quest’anno. Ad oggi, il contagio nelle nostre zone interessa soltanto la fauna selvatica, cioè i cinghiali, l’infezione non è entrata negli allevamenti. “I servizi veterinari – spiega Marco Pierantoni, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl di Parma – sono impegnati nel controllo della peste suina africana soprattutto per evitare l’ingresso del virus negli allevamenti di suini, per mantenere sia l’attività di allevamento, che quella di macellazione e di trasformazione degli alimenti a base di carne di maiale. Nella nostra provincia il virus è presente solo nei cinghiali selvatici. Anche su questa specie – continua il direttore – sugli animali trovati morti o abbattuti a caccia, effettuiamo i campionamenti per verificare la presenza del virus”.
I servizi impegnati
Nel lavoro di contenimento della diffusione della PSA, insieme all’Azienda sanitaria locale, è impegnato un gruppo operativo territoriale presieduto da Marco Pierantoni, costituito da veterinari e professionisti della polizia provinciale, dell’ufficio territoriale sicurezza territoriale e protezione civile, del STACP (referenti pesca e acquacoltura) di Parma, dell’ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità dell’Emilia occidentale, della Prefettura di Parma. Il gruppo opera in stretto raccordo con i Sindaci, la Provincia, la Regione e il Commissario straordinario nazionale per la peste suina. “Non solo l’impegno degli addetti ai lavori, anche i cittadini possono fare molto, seguendo alcune semplici indicazioni – riprende Pierantoni – Sugli animali rinvenuti morti è importante la collaborazione di tutti: in caso di ritrovamento di carcasse di cinghiali occorre chiamare il numero unico regionale, che attiva il servizio veterinario per il campionamento. Infine – conclude il direttore – desidero ringraziare tutti coloro che collaborano in questa azione di contenimento del virus, per citarne alcuni: gli ambiti territoriali di caccia, tante associazioni di volontariato locale, il locale club Alpino italiano e l’ente gestore dell’autocamionale della Cisa”.
La collaborazione di tutti: cosa fare
Se camminando per i boschi o per la campagna, ci si imbatte in una carcassa di cinghiale (quindi un cinghiale morto o resti di ossa), è necessario chiamare il numero unico regionale 051.6092124, attivo 24 ore su 24 7 giorni su 7. Occorre anche memorizzare la posizione geografica sul cellulare in modo da poterla comunicare all’operatore e, se possibile, scattare una foto della carcassa. Telefonare, rilevare la propria posizione e scattare una foto: tre azioni utili, perché consentono al servizio veterinario dell’Azienda Usl di Parma di intervenire tempestivamente a ritirare la carcassa e a bonificare l’area. Il virus infatti è molto resistente, persiste per diversi mesi nell’ambiente e nelle carcasse degli animali morti, nella carne non cotta o poco cotta. La peste suina africana può diffondersi tra cinghiali e suini oltre che per contatto diretto e attraverso alimenti contaminati, anche tramite l’uomo, con le calzature, i vestiti, le attrezzature, le ruote dei mezzi di traporto. Per questo, è importante non abbandonare nell’ambiente avanzi o rifiuti alimentari specialmente se contenenti carni di suino o cinghiale che possono essere veicolo di infezione. Infine, al rientro da una passeggiata, gita o escursione, prima di risalire in auto e rientrare a casa, occorre cambiarsi le scarpe e riporle in un sacchetto per poi pulirle con cura. Questi accorgimenti devono essere seguiti con ancora maggiore attenzione da chi per lavoro o altri motivi entra in allevamenti di suini (fonte: AUSL Parma).