Ci si poteva aspettare un intervento simile da parte del mondo ambientalista, quello più oltranzista che continua a chiamare Bambi il capriolo, ma non da una parte, seppur minoritaria, del mondo venatorio. Ecco le parole del comunicato: “Questa associazione ha una minima idea dei danni da capriolo che devono sopportare i nostri viticoltori toscani e in particolare a Siena, provincia a forte vocazione vitivinicola di pregio? Nel 2017 i danni alla nostra viticoltura da capriolo rappresentano il 40% del totale, in euro 350.000, e stiamo parlando solo di rimborsi sulle uve e non il mancato ricavo commerciale. Se le motivazioni che hanno incredibilmente portato URCA e i suoi associati a chiedere la sospensiva sono di tipo conservativo sulla specie, li rassicuro: da una stima (prudenziale) dei nostri tecnici faunistici nel territorio provinciale abbiamo appurato la presenza di non meno di 40mila caprioli: ci sono capi da abbattere in abbondanza.
La specie è assolutamente in salute, non rischia minimamente l’estinzione e ci preme ricordare che in provincia di Siena, per oltre vent’anni, la caccia di selezione si apriva a TUTTO il primo di agosto: non ci sembra che il capriolo ne abbia risentito. Il piano approvato dalla Regione per la stagione in corso prevede l’abbattimento di circa 8500 caprioli e mediamente, purtroppo, in caccia di selezione la nostra provincia riesce a malapena a completare il 50% del piano. Invece di chiedere sospensive URCA stimoli maggiormente i propri aderenti a incrementare gli abbattimenti, ad impegnarsi maggiormente nella selezione al capriolo. Ma l’aspetto più grave è che questa vicenda riapre una diatriba fra mondo venatorio e agricoltori mai sopita e che ora trova nuovo materiale di polemica. Chi paga ora i danni da capriolo alle viti, ormai prossime alla vendemmia, dopo lo stop richiesto dall’URCA?
Per un egoismo e miopia venatoria di pochi, per motivazioni del tutto incomprensibili ancora una volta in inizio vendemmia 2018 avremo danni alle nostre vigne. URCA è consapevole del danno che potrà produrre? In questi giorni ho avuto incontri con importanti aziende nel DOCG Chianti Classico, Vernaccia e Brunello e ho avuto segnalazioni di inizio di danni alle uve da cinghiali ma anche da caprioli e daini; questa sospensiva di abbattimento seppur limitata a femmine e piccoli peggiorerà la situazione. Mi auguro che il mondo venatorio, quello composto da Associazioni responsabili e che ricercano il dialogo con il mondo agricolo, sappia reagire e isolare queste posizioni oltranziste e che continui un confronto serio per limitare i danni alla nostra viticoltura. La mia posizione in qualità di Presidente dell’ATC 3 è quella della tutela economica dell’Ente per quanto riguarda i danni, di difendere i nostri viticoltori fortemente danneggiati e apprezzare la responsabilità e il dialogo della maggioranza del mondo venatorio associazionistico. L’11 settembre il TAR deciderà nel merito, nel frattempo, i caprioli ringraziano URCA dell’abbondanza di cibo di grande pregio che in questo periodo non manca”.