«I dati forniti dagli uffici provinciali evidenziano il grande lavoro svolto dalle squadre nel contenimento della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali – scrivono in una nota Paolo Lanfranco, presidente della Provincia e Davide Massaglia, consigliere provinciale con deleghe alla Caccia –. Ai cacciatori va tutto il nostro ringraziamento e il plauso per i risultati raggiunti». In 15 mesi sono state organizzate più di 1000 battute di caccia specifiche. A complicare il calendario, durante il secondo lockdown, il blocco temporaneo della caccia. «La presenza dei cinghiali, favorita in ampie zone di territorio boscato in condizioni di abbandono, è drammaticamente aumentata a causa del lockdown della scorsa primavera che ha offerto le condizioni ideali ai selvatici per proliferare – aggiungono i vertici provinciali –.
La Provincia è disponibile a discutere qualsiasi iniziativa utile a garantire la sicurezza dei cittadini e le produzioni dei nostri agricoltori». Tra le proposte la possibilità di somministrare mangimi che riducano la fertilità dei cinghiali. Il primo a parlarne nell’Astigiano fu Antonello Murgia, presidente degli Ambiti Territoriali di Caccia. «In USA e in Inghilterra la pratica si sta sviluppando. Esistono farmaci specifici, riproducibili sotto forma di mangime» (La Stampa).